Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Nessuno manifesta per gli ostaggi israeliani nelle mani dei terroristi. La gente scende in piazza solo per solidarizzare con i loro aguzzini di Hamas.
Avanti, la domanda è semplice: quale di queste due cause accenderà le folle e scatenerà un'ondata di solidarietà?
Da una parte, venti sfortunati, forse meno, strappati all'affetto dei loro cari quasi due anni fa in un sanguinoso pogrom, detenuti in condizioni disumane, affamati, torturati, in imminente pericolo di morte – e dall'altra? Gli stessi che infieriscono su di loro spietatamente e che mercanteggiano nel modo più spudorato le spoglie di coloro che hanno assassinato?
Chi ha ricevuto il sostegno dell’opinione pubblica, del Segretario Generale delle Nazioni Unite, dei leader occidentali, le vittime o i carnefici? Non c'è una vera suspense, ma solo un senso di incredulità nella risposta. Perché non è per salvare gli ostaggi che gli studenti si sono mobilitati su entrambe le sponde dell'Atlantico. “Noi siamo tutti Hamas”, gridavano gli studenti di Sciences Po, l'anticamera dell'ENA e dei principali organi dello Stato francese. Un’ossessione che non accenna a placarsi. Da giorni assistiamo allo spettacolo di centinaia di giovani entusiasti provenienti dalla Francia, tra cui quattro parlamentari di La France Insoumise, dalla Turchia, dall’Italia, dalla Spagna, dalla Gran Bretagna e da altri Paesi, che hanno preso posto su una delle quarantacinque imbarcazioni della flottiglia “Global Sumud”, in rotta per “rompere il blocco di Gaza e portare aiuti alla sua popolazione.” Alla popolazione, non agli ostaggi. Sumud significa resistenza, il che non si addice proprio a questo scopo, ma gli europei, come tutti sappiamo, non capiscono l'arabo. Israele si era offerto di farsi carico della consegna di questi aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, ma non l’hanno voluto ascoltare. Quei giovani idealisti, indossando con orgoglio sulle spalle la kefiah, diventata simbolo della causa palestinese, cantavano e suonavano i tamburi per ribadire il loro sostegno ad Hamas. Erano a conoscenza che gli “eroici combattenti” di quel movimento avevano inflitto delle violenze sessuali alle loro prigioniere? Avevano dimenticato che tra quegli uomini di cui si ergevano a paladini, c'erano i mostri che avevano strangolato due bambini a mani nude, forse solo perché il loro pianto li irritava? Che la popolazione di Gaza aveva applaudito alle atrocità del 7 ottobre e che tra i due milioni e mezzo di Gazawi non c’é stato un solo Giusto che abbia compiuto un gesto di umanità nei confronti degli ostaggi?
D'altro canto, se fossero stati pienamente consapevoli che la loro flottiglia era solo una provocazione e che la marina israeliana vi avrebbe posto fine non appena fosse entrata nelle sue acque territoriali, ciò sarebbe stato sufficiente a scatenare nuove proteste contro Israele. Ed è ciò che è effettivamente accaduto. Le 45 navi sono state sequestrate senza l'uso della forza e sono state spedite verso il porto israeliano di Ashdod. Il loro carico sarà trasportato a Gaza. I passeggeri, tutti illesi, saranno rimpatriati nei loro Paesi di origine.
Loro continueranno a sostenere la causa palestinese, ignari del calvario degli ostaggi nell'inferno dei tunnel di Hamas. E le manifestazioni stanno guadagnando slancio.