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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Newsletter di Giulio Meotti Rassegna Stampa
12.09.2025 Contro il partito della morte e della guerra all’Occidente (molte immagini)
Newsletter di Giulio Meotti

Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 12 settembre 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Contro il partito della morte e della guerra all'Occidente»

Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Contro il partito della morte e della guerra all'Occidente". 


Giulio Meotti

Charlie Kirk, colpito mortalmente mentre parlava agli studenti

E così siamo arrivati all’omicidio in video da una università occidentale.

Mercoledì 10 settembre, in un campus universitario americano, è risuonato un singolo colpo che riecheggerà per anni nella politica americana e occidentale.

L’assassinio in video di Charlie Kirk, trentunenne padre di due figli e importante voce conservatrice, è un’altra scena orribile in un paese profondamente avvelenato dall’odio. Kirk stava partecipando a un evento in un cortile del campus della Utah Valley University quando è stato colpito al collo davanti a migliaia di persone. Kirk era un modello di gentiluomo civile per la sua generazione, che avrebbe persino messo a tacere i suoi sostenitori per lasciare parlare i suoi avversari. Lascia una moglie, una figlia di tre anni e un figlio di un anno.

Ma non sentiremo nessun “Je suis Charlie Kirk”.

Che giorno buio per l’Occidente libero e la libertà di espressione alla vigilia dell’11 settembre.

Un video simile non è mai entrato prima negli annali delle cronache occidentali e temo che possa scatenare reazioni di segno opposto: l’uccisione degli avversari culturali e politici rievoca tempi bui in Europa, dagli anni Venti e Trenta col nazifascismo al periodo del brigatismo.

Il metodo di Kirk era quello di presentarsi nei campus universitari, le centrali della guerra culturale, e accogliere chiunque volesse affrontarlo con domande e punti di vista contrastanti. Non si tirava mai indietro, prove me wrong, il suo motto. Lo ha fatto nel pieno della cancel culture e delle peggiori folle urlanti nei campus che vogliono mettere a tacere gli oratori conservatori e “sradicare tutta la civiltà occidentale”.

Kirk era conservatore, bianco, pro Israele, fedele all’ideale americano contro ogni revisionismo, critico dell’Islam e nemico dichiarato del woke: in pratica un bersaglio umano in questa gigantesca piazzale Loreto che sembra essere diventata la cultura occidentale dove i manifestanti a favore di gruppi terroristici marciano liberamente per le strade e le redazioni dei giornali.

Kirk era impegnato nel dibattito aperto. Sedeva dietro un microfono e conversava con chiunque volesse confrontarsi. Sapeva che il progetto multiculturale era fallito. Era consapevole che la maggior parte degli americani non sopportava il controllo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, delle opinioni da parte dei woke. Ecco perché aveva così tanto seguito. Perché si rivoltava contro quella che il filosofo Herbert Marcuse chiamò “tolleranza repressiva”, ovvero l’idea che la libertà di parola debba essere repressa per realizzare il progresso.

Il suo assassinio mi ha ricordato quello di David Amess, il parlamentare conservatore britannico, cattolico, padre di cinque figli, euroscettico, brexiteer, pro-life e membro dei Conservative Friends for Israel (Amess è stato ucciso da un estremista islamico).

Charlie Kirk a Hebron

Benjamin Netanyahu ha reagito come pochi altri leader occidentali hanno fatto:

“Charlie Kirk è stato assassinato per aver detto la verità e difeso la libertà. Un amico di Israele dal cuore di leone, ha combattuto contro le menzogne ​​e si è battuto per la civiltà giudaico-cristiana. Ho parlato con lui solo due settimane fa e l'ho invitato in Israele. Purtroppo, quella visita non avrà luogo. Abbiamo perso un uomo incredibile. Il suo sconfinato orgoglio per l'America e la sua coraggiosa fede nella libertà di parola lasceranno un segno indelebile. Riposa in pace, Charlie”.

Pochi osano dirlo, ma un pezzo di sinistra è diventato il partito della morte. L’assassinio di Kirk è stato forse il nostro ultimo campanello d'allarme: se si può assassinare un giovane padre e oratore di destra le cui uniche armi erano arguzia, umorismo e una visione ottimistica del futuro, allora di cosa ci resta da parlare con loro?La maggior parte degli americani oggi non vuole una guerra civile, una rivoluzione o un bagno di sangue politico. Vogliono essere liberi e offrire un futuro dignitoso ai propri figli. Ma la realtà negli Stati Uniti appare diversa, cupa.

Charlie Kirk lascia una moglie e due figli

Donald Trump è sopravvissuto a due tentativi di assassinio. Il senatore repubblicano Steve Scalise si è preso due pistolettate da un militante antitrumpiano. Il giudice della Corte Suprema Brett Kavanaugh è scampato alla morte. “L'ho fatto per Gaza”, ha detto il terrorista woke ai poliziotti che lo arrestavano dopo che aveva ucciso due funzionari israeliani a Washington. E Luigi Mangione, che ha ucciso il capo di una compagnia assicurativa a New York, è diventato un eroe moderno per i woke.

Gli autori di questi attacchi variano in base al grado di malattia mentale e delirio, ma la società occidentale ha prima smantellato le barriere civili e culturali che un tempo impedivano a menti turbate di allontanarsi dalle norme sociali e ne ha avvelenato tutti i pozzi.

James Earl Ray, l'assassino di Martin Luther King, era svitato, ma la sua anima disturbata era stata influenzata dagli atteggiamenti profondamente ostili di coloro che si opponevano al movimento per i diritti civili, di cui King era il simbolo più potente.

Oggi è la destra a lasciare il proprio sangue sul terreno della guerra culturale.

Charles Kirk lo aveva previsto e mesi fa aveva scritto:

“La cultura dell'assassinio si sta diffondendo a sinistra. Il 48 per cento dei progressisti afferma che sarebbe almeno in parte giustificato assassinare Elon Musk. Il 55 ha affermato lo stesso di Donald Trump. La sinistra è in preda a una frenesia violenta. Qualsiasi battuta d'arresto, che si tratti di perdere un'elezione o una causa in tribunale, giustifica una risposta estremamente violenta. Questa è la naturale conseguenza della cultura di protesta della sinistra, che tollera violenza e caos da anni. La codardia dei procuratori locali e dei dirigenti scolastici ha trasformato la sinistra in una bomba a orologeria”.

Un imbecille sugli schermi della liberal MSNBC ha detto che Kirk se l’è meritato.

Di 67 milioni di americani della "Generazione Z" (i nati dopo il 1996), il 51 per cento pensa che l'America è “inestricabilmente legata alla supremazia bianca”, il 41 per cento è a favore della censura dell'"incitamento all'odio" e il 66 per cento per mettere a tacere gli oratori che considerano “offensivi”.

Se queste sono le idee di 67 milioni di persone, c’è da tremare.

Black Lives Matter, pazzi ecologisti, svitati transgender, folle pro Hamas, vendicatori sociali: la guerra culturale è diventata guerra civile. Il ripudio ha preso piede in tutta la cultura americana, portando le amministrazioni a demolire le statue, i college a rinominare gli edifici, gli editori a censurare e a riscrivere i libri.

Sfogliare il rapporto della Foundation for Individual Rights and Expression per credere: tra il 2014 e il 2022 in America ci sono stati 877 tentativi di punire accademici per espressioni che erano protette dal Primo Emendamento.

Tutto il potere che la sinistra ha acquisito sul dibattito culturale si basa oggi sulla violenza, intellettuale e fisica, perché in fondo sa che il suo potere non si fonda su argomenti migliori, ma solo sull’intimidazione che può scatenare contro i suoi avversari. E questa violenza va esercitata per mantenere il controllo.

Kathleen Stock

Mentre camminava verso il suo campus britannico, la docente di filosofia, lesbica e critica del gender, Kathleen Stock, si è trovata di fronte a manifesti che ne chiedevano il licenziamento. “Stavano facendo esplodere dei petardi… E poi un uomo con un passamontagna, tutto di nero, che assomigliava a un Antifa. L'immagine era intimidatoria: teneva in mano un striscione con la scritta ‘Stock out’, mentre accendevano razzi rosa e blu perché quelli sono i colori della bandiera transgender. Sono andata di corsa alla stazione, ho preso il treno per tornare a casa, ho provato a tenere lezione su Zoom, ma sono scoppiata in lacrime. Era l'inizio della fine della campagna per cacciarmi”. Stock alla fine si è dimessa.

Andate sul “database degli inviti cancellati” della Fondazione per i diritti individuali, che stila un elenco di 300 incidenti: Janet Napolitano, democratica, è stata cacciata dall’Hastings College di San Francisco perché da ministro degli Interni aveva deportato non pochi immigrati; lo Scripps College in California ha impedito di parlare al giornalista conservatore del Washington Post George Will; l’ex sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, è scappato dalla San Francisco State University al grido di “Intifada Intifada”; Ayaan Hirsi Ali, dissidente e attivista di origine somala, non ha messo potuto ricevere una laurea alla Brandeis University.

In Russia, in Cina, in Arabia Saudita o in Iran non c’è libertà accademica, ma anche in Occidente non scherziamo.

Quando il Middlebury College ha invitato a parlare Charles Murray, studioso autore di saggi importanti contro il welfare state, l’ottantenne studioso finirà quasi linciato. La contestazione è durata venti minuti, fino a quando Murray è stato portato in un’altra stanza, in modo che Allison Stanger, docente di Politica ed Economia, lo potesse intervistare in streaming. Quando Murray e Stanger sono usciti, sono stati attaccati da un gruppo di manifestanti. Lei è stata tirata per i capelli e portata in ospedale, poi manifestanti sono saliti sul tetto dell’auto di Murray, fino a che la polizia non è riuscita a scortarlo via. “Ciò che è accaduto sembrava una scena di ‘Homeland’”, ha detto Stanger, “piuttosto che una serata in un istituto di istruzione superiore”.

Quando alla presidente di Harvard Claudine Gay in un’audizione del Congresso hanno chiesto se gli appelli al genocidio degli ebrei violassero le regole dell’università sul bullismo e le molestie, lei ha risposto: “Dipende dal contesto”. Si può togliere la vita a qualcuno, se lo reputiamo un avversario ideologico.

E ora temo che quello che abbiamo visto con Kirk lo vedremo presto in Europa.

A chi non partecipa alla radicale decostruzione della società da parte dei woke non può più essere garantita l'integrità fisica? In questo caso non ci resta che quello contro cui ha messo in guardia Lily Hajdú-Gimes, celebre psicoanalista ungherese al tempo del comunismo: “Faccio il gioco che offre il regime, ma appena accetti quella regola sei in trappola”.

Gli accademici riuniti per una conferenza all'Università di Parigi-Panthéon-Assas sono stati aggrediti da estremisti di sinistra. Organizzatore del simposio e vittima dell’attacco, Xavier-Laurent Salvador.

La violenza ideologica è già qui.

Il professor Xavier-Laurent Salvador aggredito nella rinomata facoltà di diritto del Quartiere Latino

La tecnologia - dove una piccola minoranza può essere amplificata e tiranneggiare su tutti - ha esacerbato il nostro cupio dissolvi e l’Occidente sembra diventato una stazione di ricarica per smartphone che drenano energia psichica. C'è un nome per questa condizione spirituale: nichilismo.

E il nichilismo è demoniaco nella misura in cui la volontà di nulla è pur sempre una volontà, una forza vitale.

Cade un governo in Francia e Parigi brucia. Ogni scusa è buona per dare fuoco alle cittadelle occidentali.

Una violenza morale prima, simbolica poi e infine fisica, come la storia ha sempre dimostrato quando le utopie si sono incarnate. Le parole sono già armi. La censura, metodo. L’esclusione, norma. Tutto questo in nome del “bene”.

Il fascismo, diceva Pasolini, tornerà sotto le spoglie del progresso. Aveva ragione.

La newsletter di Giulio Meotti è uno spazio vivo curato ogni giorno da un giornalista che, in solitaria, prova a raccontarci cosa sia diventato e dove stia andando il nostro Occidente. Uno spazio unico dove tenere in allenamento lo spirito critico e garantire diritto di cittadinanza a informazioni “vietate” ai lettori italiani (per codardia e paura editoriale).

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