Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
L’attacco di Israele alla basi di Hamas in Qatar è molto positivo Commento di Antonio Donno
Testata: Informazione Corretta Data: 11 settembre 2025 Pagina: 1 Autore: Antonio Donno Titolo: «L’attacco di Israele alla basi di Hamas in Qatar è molto positivo»
L’attacco di Israele alla basi di Hamas in Qatar è molto positivo Analisi di Antonio Donno
Antonio Donno
Il raid israeliano a Doha è un segnale forte. I terroristi non hanno più alcun "santuario", nessun luogo in cui possano sentirsi al sicuro.
L’attacco israeliano alle basi di Hamas a Doha, nel Qatar, è stata un’operazione di grande valore politico e militare. Era da tempo indispensabile violare una volta per tutte la sovranità di un paese come il Qatar, ricchissimo, che ha rappresentato per anni la base logistica ed economica di Hamas. Con il suo denaro, il paese del Golfo Persico (o Golfo Arabico) ha dato la possibilità ad Hamas di operare terroristicamente contro Israele e di ricostituirsi dopo ogni colpo ricevuto da Gerusalemme. Il Qatar ha svolto per decenni un doppio gioco a favore di Hamas, ponendosi, da una parte, come Stato sovrano fuori dai conflitti regionali, ma, nello stesso tempo, sostenendo economicamente i terroristi di Hamas nella loro lotta contro Israele. Tutti, a livello internazionale, sapevano del doppiogiochismo del Qatar, ma nessuno osava proporre un rimedio, soprattutto all’interno delle Nazioni Unite, sempre più squinternate politicamente ed ideologicamente antisemite, per mettere fine a questo lurido gioco a favore di Hamas e contro Israele.
Oggi, dopo la brillante incursione dell’aviazione israeliana sulle basi logistiche di Hamas in Qatar, lo Stato del Golfo Persico è entrato negli obiettivi militari di Israele e lo sarà ancora perché Netanyahu ha più volte ribadito che Israele è in guerra contro Hamas e che la guerra finirà soltanto con la liquidazione totale di Hamas. D’altra parte, il Qatar dovrà prendere decisioni importanti per non restare l’obiettivo delle incursione di Israele contro Hamas. Il Qatar, come detto, è un paese ricchissimo grazie al petrolio del Golfo e non può, alla lunga, essere al centro dei bombardamenti di Israele, perché ciò sarebbe progressivamente la fine dell’emirato qatariano, che gode, per la sua straordinaria economia, di un rispetto internazionale costante. Nello stesso tempo, Doha è divenuta la sede delle trattative internazionali, ma anche la base del gruppo terroristico di Hamas. È una cosa incredibile, unica nel sistema politico internazionale, ma con tutto ciò accettata da tutti. Un vantaggio straordinario per Hamas.
Le Nazioni Unite, l’Unione Europea e lo stesso Trump hanno condannato l’azione di Netanyahu, ma l’incursione di Gerusalemme sulle basi di Hamas in Qatar hanno un significato che trascende il principio di sovranità del Qatar, perché lo Stato del Golfo Persico, accettando la presenza di Hamas sul proprio territorio, insieme alle delegazioni internazionali che discutono sulla pace in Medio Oriente, sfida impunemente la logica stessa degli incontri negoziali, che dovrebbero aver luogo in un contesto estraneo al conflitto in corso. Eppure, il doppiogiochismo sta avendo la meglio ancora una volta, grazie all’inconcludenza di Trump e degli europei. Israele è sempre più isolato a livello globale, ma deve in ogni modo reagire contro tutto ciò che lo mette in pericolo. Ed è giusto così.
Israele è sul fronte di battaglia in una guerra che deve vincere. È sempre stato così, dal 1948 in poi, ma oggi occorre stringere i denti e distruggere il nemico. Dal 2024 Gerusalemme è impegnata in una guerra su molti fronti, con risultati positivi. Nonostante le critiche provenienti dalle più varie posizioni nella politica internazionale, Netanyahu e il suo governo hanno progettato e stanno attuando un’operazione militare su scala molto vasta per consolidare l’esistenza della patria degli ebrei, la patria che per millenni ha dato vita alla cultura, alla religione, alla lingua degli ebrei e che è stata riconquistata il 14 maggio del 1948. In questa grande operazione, Israele non si fermerà – non può fermarsi –, nonostante le critiche che gli si rovesceranno addosso da ogni parte.
Purtroppo, l’antisemitismo sarà sempre in agguato contro gli ebrei di ogni parte del mondo e soprattutto contro lo Stato di Israele. Tutte le critiche politiche che si rivolgono a Israele sono macchiate dal virus dell’antisemitismo, quali che siano le ragioni che si ammantano di valutazioni politiche in senso stretto. Il terrorismo di Hamas e la questione degli ostaggi sembrano, allo stato attuale, problemi secondari per l’opinione pubblica internazionale. Quello che conta è l’assedio di Israele a Gaza, dove i terroristi di Hamas si sono rifugiati per evitare l’estinzione, facendosi scudo degli abitanti della Striscia. Così, anche in questo caso, Israele è sottoposto alle critiche più feroci, mentre Hamas gode dell’appoggio vergognoso della “brava gente”.