Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
I consolati generali a Gerusalemme: soluzione ad una situazione senza precedenti Commento di Michelle Mazel
Testata: Informazione Corretta Data: 07 settembre 2025 Pagina: 1 Autore: Michelle Mazel Titolo: «I consolati generali a Gerusalemme: soluzione ad una situazione senza precedenti»
A parte gli Usa che riconoscono Gerusalemme capitale di Israele e vi hanno trasferito l'ambasciata, gli altri paesi, fra cui l'Italia e tutti gli europei, continuano a mantenere l'ambasciata a Tel Aviv e il consolato generale a Gerusalemme. Anche se gli ambasciatori devono accreditarsi presso il presidente israeliano: che è a Gerusalemme. Fino a quando continuerà questa finzione diplomatica?
Innanzitutto, un po' di storia: prima della Seconda Guerra Mondiale a Gerusalemme c'erano già circa venti consolati. Alcuni, come il consolato francese, furono istituiti secoli fa grazie alla grande importanza della città per il mondo cristiano e all'afflusso di viaggiatori e pellegrini. La loro funzione era quella di fornire servizi ai loro connazionali e di garantire la loro protezione ai conventi, ai monasteri e agli ospizi delle diverse comunità religiose, aiutando gli uni e le altre in caso di diatribe con le autorità ottomane. C'era persino una missione russa, chiusa quando la Russia entrò in guerra a fianco degli Alleati durante la Prima Guerra Mondiale, e un consolato d’Etiopia. Il Piano di Partizione della Palestina, adottato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 29 novembre 1947, che prevedeva la creazione di uno Stato ebraico e di uno Stato arabo, mirava a riconoscere la città di Gerusalemme come entità separata – “corpus separatum” – sotto controllo internazionale. Una situazione che avrebbe consentito il mantenimento o l'istituzione a Gerusalemme di rappresentanze diplomatiche autonome, indipendenti dall'autorità delle ambasciate a Tel Aviv. Sappiamo come andò a finire. Israele accettò il piano, gli arabi lo respinsero e all’indomani della dichiarazione di indipendenza, gli eserciti del Libano, della Siria, dell'Emirato di Transgiordania, dell'Egitto e perfino dell'Iraq lanciarono un attacco concertato contro il giovane Stato ebraico con l'intenzione di annientarlo. Alla fine, l'emiro della Transgiordania occupò la Giudea e la Samaria, dove doveva nascere lo Stato arabo, e incorporò questi due territori nel suo “Regno di Giordania.” L'Egitto prese il controllo della Striscia di Gaza (evitando accuratamente di annetterla) e l'esercito israeliano cacciò le truppe arabe da Gerusalemme. Ciononostantela comunità internazionale si rifiutasse di riconoscere la sovranità di Israele sulla città o il provvedimento che ne avrebbe fatto la capitale dello Stato ebraico nel 1949. I consolati esistenti avevano quindi continuato a funzionare, svolgendo ora le tradizionali funzioni consolari di registrazione civile e rilascio dei visti. Durante la Guerra dei Sei Giorni, i giordani tentarono di impadronirsi di tutta Gerusalemme e la bombardarono, ma Tsahal riuscì a cacciarli e a respingerli oltre il fiume Giordano.
In attesa di trovare una soluzione per quel che concerne da un lato quelli che Israele chiama “territori contesi” e dall’altro la “questione palestinese”, ad eccezione degli Stati Uniti, che hanno riconosciuto la sovranità di Israele nella sua capitale e vi hanno trasferito la propria ambasciata, tutti i Paesi con un consolato generale a Gerusalemme, tra cui Belgio, Grecia, Italia, Spagna, Francia, Gran Bretagna e Turchia, fanno rientrare i contatti con l'Autorità Nazionale Palestinese nelle loro competenze, anche se questi Paesi hanno ambasciate a Tel Aviv.
Da notare che in Medio Oriente, come altrove, gli ambasciatori vengono a presentare le proprie credenziali al Presidente dello Stato di Israele presso la sua residenza a Gerusalemme.