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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
26.08.2025 Netanyahu pronto ad aiutare Beirut contro Hezbollah
Cronaca di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 26 agosto 2025
Pagina: 5
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «Netanyahu pronto ad aiutare Beirut contro Hezbollah»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 26/08/2025, pag. 5, con il titolo "Netanyahu pronto ad aiutare Beirut contro Hezbollah", la cronaca di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

E' ora di disarmare Hezbollah. Il Libano ora può farlo, perché Hezbollah è stato decimato nella guerra contro Israele e perché il Libano non ha più, come vicino, in Siria, un regime filo-iraniano che incombe. E il nuovo padrone della Siria, al Sharaa, ha intavolato trattative sulla sicurezza con Israele. Netanyahu è pronto a dare una mano per disarmare le milizie del "partito di Dio" e promette un ritiro graduale dal Libano meridionale.

La chiave del successo di Netanyahu contro i nemici di Israele arriva dal nord dove sta inaspettatamente consolidando relazioni politiche e sicurezza. Sul Libano il premier israeliano si è detto pronto a una “graduale” riduzione della presenza militare se Beirut darà seguito al suo piano di disarmo Hezbollah, mentre sulla Siria è stato lo stesso presidente Ahmed al-Sharaa (Al Jolani) a confermare ai giornalisti arabi che il suo governo è in trattative “avanzate” con Israele per un accordo sulla sicurezza. Il presidente siriano, noto anche come Al Jolani, ha aggiunto che qualsiasi accordo si baserebbe sulle linee di disimpegno del 1974 concordate da Gerusalemme e Damasco dopo la guerra dello Yom Kippur un anno prima e che «non esiterà ad accettare» qualsiasi accordo che possa avvantaggiare la Siria e la regione.
Questo non toglie che Israele abbia rinunciato all’uso delle armi.
L’Idf infatti ha confermato un’operazione in Siria nella zona di Beit, a sud di Damasco, con 11 veicoli militari e 60 soldati. Nella stessa zona, a giugno scorso, le Forze di difesa israeliane avevano catturato diversi militanti di Hamas e confiscato un ingente quantitativo di armi. Anche in Libano Israele non ha certo rinunciato all’uso della forza. l’Idf ha annunciato ieri di aver «neutralizzato» un militante di Hezbollah in un attacco con drone nella città di Tebnine, nel sud del Paese. Secondo l’esercito, l’uomo era coinvolto nel ripristino dell’infrastruttura militare di Hezbollah, attività che costituisce una violazione del cessate il fuoco tra Israele e Libano. Secondo la stessa logica Israele ha colpito anche un deposito di armi nella zona di Dier Kifa, sempre nel sud del Libano.
«La presenza del deposito di armi costituisce una violazione degli accordi tra Israele e Libano», si legge nella nota rilasciata, «l’Idf continuerà a operare per eliminare qualsiasi minaccia nei confronti dello Stato di Israele».
Netanyahu confida comunque nella volontà di Beirut di rispettare i termini dell’accordo della tregua. «Israele è pronto a sostenere il Libano nei suoi sforzi per disarmare Hezbollah e a collaborare per un futuro più sicuro e stabile», ha dichiarato il premier israeliano, sottolineando poi che lo stato ebraico «riconosce l’importante passo compiuto dal governo libanese». Se quest’ultimo completasse il suo piano per disarmare il movimento armato sciita, Israele è pronto ad «adottare misure reciproche, tra cui una graduale riduzione della presenza militare israeliana in coordinamento con il meccanismo di sicurezza guidato dagli Stati Uniti», ha aggiunto.
Sulla questione della sicurezza del Libano pende tuttavia anche il voto dell’Onu che deve esprimersi sul futuro della missione Unifil nel sud del Paese che Israele ha sempre osteggiato. Il testo di compromesso formulato dalla Francia prevede che l’Unifil resti schierata per un altro anno, fino al 31 agosto 2026, mentre si prepara al ritiro. L’intento del Palazzo di Vetro, si legge nella bozza di risoluzione, è di «lavorare al ritiro dell’Unifil con l’obiettivo di rendere il governo libanese l’unico garante della sicurezza nel Libano meridionale». Israele, come detto, si oppone e non è chiaro se gli Stati Uniti, che hanno potere di veto, accetteranno tale compromesso. Anche al-Sharaa interverrà per la prima volta all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il mese prossimo e di fatto sarà il primo presidente siriano a parlare all’Assemblea dal 1967.

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