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La salita di Ruben 13/09/2025 -

La salita di Ruben                  Daniel Sher

Salomone Belforte & C.          euro 19,90

Alla sua terza prova narrativa (La profezia di Einstein, 2012 e Ha-Tikvà, 2020) lo scrittore Daniel Sher, laureato in medicina e residente a Gerusalemme, firma un romanzo coinvolgente che ispirandosi alla storia del padre, Meyer Sher, mescola con sapiente arte narrativa la grande Storia con quella del popolo ebraico. Il risultato è un libro che partendo dalla Lituania passa per la Francia, la Svizzera, la Turchia e arriva in Palestina dove si conclude la rocambolesca fuga del protagonista in quella terra dei padri dove ogni ebreo può costruire il proprio futuro, senza temere di essere cacciato.

Siamo in Lituania che in quel periodo “era uno dei più importanti centri spirituali ebraici, dove convivevano e si scontravano l’ebraismo rabbinico tradizionale, il chassidismo, la Haskalà, il sionismo, finanche il bundismo, il movimento ebraico vicino ai rivoluzionari menscevichi” e precisamente a Kretinga, cittadina vicino al Mar Baltico e luogo di nascita sia del padre dell’autore sia del protagonista del romanzo.

Il romanzo si apre alla vigilia di un pogrom nel 1937 che scoppia a seguito delle solite false accuse: i lituani dopo aver combattuto a fianco degli ebrei per la guerra di indipendenza li abbandonano al loro destino e accusandoli di rubare loro il lavoro, di praticare l’omicidio rituale o di essere troppo benestanti mandano per le strade di Kretinga individui pervasi da odio antisemita ad appiccare il fuoco alle case delle famiglie ebree.

In un clima ostile agli ebrei il giovane Ruben Herskowits, su consiglio del padre David, è costretto a fuggire per rifugiarsi in Francia e studiare matematica alla Sorbona. Qui inizia anche a lavorare con la figlia di Marie Curie nel prestigioso laboratorio dell’Institut du Radium e, ospite di parenti, conosce la giovane e spigliata Danielle, la sua futura moglie che lo seguirà, condividendone i pericoli, in tutti gli spostamenti da un paese all’altro.

L’avvento dei nazisti costringe i giovani a fuggire da Parigi e con non poche difficoltà e una buona dose di fortuna approdano in Svizzera dove già vive Claude, il fratello di Danielle. 

Al Politecnico dove Ruben comincia a studiare non tardano a notare la sua competenza di crittografo capace di decodificare codici complessi e da uno dei professori in contatto con alcuni vertici tedeschi che vogliono fermare Hitler viene coinvolto nella trasmissione di messaggi cifrati ai sovietici. Scoperto dalla Gestapo è costretto a fuggire e con l’aiuto di un agente segreto russo arriva in Turchia. Però anche a Istanbul i nazisti sono sulle tracce dei giovani che devono nascondersi per non rischiare di essere catturati e torturati per scoprire chi fra i vertici tedeschi forniva a Ruben le informazioni riservate trasmesse ai sovietici.

Sono pagine di pura adrenalina con una trama serrata che l’autore dipana con ritmo vertiginoso e dove la suspense crescente si mescola alle magnifiche descrizioni del Bosforo e dei luoghi più suggestivi di Istanbul. 

Lasciamo alla curiosità del lettore il piacere di scoprire come i giovani, dopo aver sfidato la morte e mille pericoli, riescono a raggiungere Erez Israel. 

La Storia ha un ruolo fondamentale in questo libro in cui l’autore racconta, intrecciando in modo magistrale la narrazione con le vicende della famiglia Herskowits, della battaglia di Stalingrado e quella di El Alamein, della deportazione degli ebrei francesi al Velodrome d’Hiver, delle attività dell’Abwehr, della conferenza di Wannsee in cui Heydrich architetta la Soluzione finale, della fine drammatica del piccolo gruppo di resistenza antinazista, la Rosa Bianca, oltre alle storie che vedono protagonisti agenti segreti e spie corrotte. 

“La salita di Ruben” è un viaggio indietro nel tempo che l’autore compie alla ricerca delle sue radici per colmare quel vuoto rimasto nel suo cuore e in quello del padre, unico superstite di quella famiglia lituana che sfuggiva alle domande del figlio Daniel sulla sorte dei familiari scomparsi nella Shoah.

Dieci anni fa – racconta Sher – sono emigrato, ho intrapreso quella che si chiama aliyà, la salita…cioè sono andato a vivere in terra di Israele, un passaggio che mi è sembrato giusto”, un bivio importante che anche Ruben, il protagonista del suo libro, ha deciso di intraprendere.

“La memoria della Shoah ha creato la mia identità – riflette Daniel Sher nel corso di una presentazione – la storia racconta dei fatti, la memoria individua una identità. Quello che leggiamo nella storia è qualcosa che è accaduto ad altri, quello che viviamo nella memoria è qualcosa che è accaduto a noi stessi. 

La mia memoria e la mia storia hanno fatto di me quello che sono oggi, ovvero quell’eredità di cui sono custode e che voglio trasmettere alle generazioni future.

Senza memoria non c’è identità”.

Giorgia Greco

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Il cinema israeliano contemporaneo
a cura di Maurizio G. De Bonis, Ariel Schweitzer, Giovanni Spagnoletti
Marsilio

Ormai da circa dieci anni, il cinema israeliano è ospite fisso delle maggiori manifestazioni cinematografiche internazionali e riscuote sempre maggiore interesse anche in ambito critico.
Questo studio approfondito su una cinematografia “nuova ed emergente”, è il primo volume pubblicato sull’argomento nel nostro paese e analizza il fenomeno di una cinematografia che, pur avendo a disposizione modeste risorse economiche, è stata in grado in poco tempo di dar vita a un significativo cinema d’autore dalle caratteristiche critico-innovative. Il tutto evidenziando le tematiche che attraversano la società israeliana: dal problema del conflitto con il mondo arabo-palestinese alla condizione della donna, dai rapporti tra religione e laicità dello Stato ai temi della violenza e della guerra. Si tratta, dunque, di un testo importante per gli studiosi ma anche per quel pubblico curioso che non vuol fermarsi alle apparenze e alle notizie superficiali ma che intende invece affrontare tematiche altrimenti sconosciute.

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