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Fabricating Israeli History 26/05/2014 -

Efraim Karsh
Fabricating Israeli History
London F. Cass

Efraim Karsh, professor of Political Studies at Bar Ilan University (where he is also a senior research associate at the Begin-Sadat Center for Strategic Studies) and a principal research fellow of the Middle East Forum, a Philadelphia based think tank,  wrote an interesting book.

Israeli historiography is under assault by "new historians" exposing "Zionist narrative". This text takes issue with these "revisionists", arguing that they have ignored or misinterpreted much documentation in developing their analysis of Israel's history.

Karsh (a professor of Mediterranean Studies at the University of London) presents the first full-length and detailed rebuttal to those Israeli scholars who call themselves the "new historians." This group, whose ranks include  Ilan Pappé, and Avi Shlaim, seeks to expose Zionism as a rapacious movement and Israel as the actor that bears nearly full responsibility for the Arab-Israeli conflict and the Palestinian plight. Noting that others have critiqued the new historians' ignoring important source materials, Karsh concentrates on proving that "the very documentation used by these self-styled champions of `truth and morality' reveals a completely different picture from that which they have painted."
Elaborating on the argument first made in his June 1996 article in the Middle East Quarterly, Karsh focuses on three main issues: David Ben-Gurion's alleged endorsement of "transferring" Arabs out of the territory to become Israel, "collusion" between the Zionist movement and King `Abdallah of Jordan to snuff out a Palestinian state, and secret British support for this joint effort. To establish his case, Karsh digs deeply into the documentary record, even going so far as to interpret crossed-out sections in Ben-Gurion's handwritten letters. That's all vital to making his case, but Karsh's key strength is the application of unprejudiced common sense to clarify issues clouded by the pseudo-scholarship of propagandists
”.
(Daniel Pipes, Middles East Forum Philadelphia)

La mia testimonianza dinanzi al mondo 10/05/2013 -

Jan Karski
La mia testimonianza dinanzi al mondo   
A cura di Luca Berbardini    
Adelphi

"Racconti tutto ciò di cui ha fatto esperienza personale, tutto ciò che ha visto e udito. Riporti i fatti e lasci che chi ascolta possa trarre le sue conclusioni": con questo viatico il premier del governo polacco in esilio mandò Jan Karski a informare i grandi della terra di quello che accadeva agli ebrei nel suo Paese. Il giovane ex ufficiale di riserva dell'esercito polacco, unitosi alla resistenza nel 1939, aveva compiuto infatti un'impresa inaudita: era riuscito a infiltrarsi nel ghetto di Varsavia e nel campo di sterminio di Belzec - e, cosa ancora più inaudita, era riuscito a venirne fuori. Il suo compito, quindi, era uno solo: testimoniare. Cosa che fece: ma senza essere creduto. Forse perché al Rapporto Karski era impossibile credere: giacché il cervello umano "non può andare oltre un certo limite ". O perché, per motivi squisitamente strategici, si scelse di non credere. La questione resta tuttora aperta. Questo libro però non racconta soltanto ciò che conteneva quel rapporto, ma tutte le avventure da lui vissute nel corso della guerra: l'arresto da parte dei sovietici, che poi lo consegnano ai tedeschi; la prima evasione; le missioni di collegamento con il governo in Francia; l'arresto da parte della Gestapo e le torture subite; la seconda evasione da un ospedale a opera della resistenza; la sua missione di testimonianza. Tutti "fatti", appunto, che vengono narrati senza alcuna enfasi, in uno stile asciutto e laconico - e proprio per questo tanto più efficace. Dimenticato nel dopoguerra in ragione dei nuovi assetti politici mondiali, Karski sarà riscoperto e intervistato dal regista Claude Lanzmann per il celeberrimo Shoah (1985), che darà l'avvio alla seconda fase della sua missione: ricordare l'indifferenza degli Alleati di fronte al consumarsi del genocidio.

Chi scriverà la nostra storia? 20/05/2010 -

Samuel Kassow
Chi scriverà la nostra storia?
Mondatori (collana Le Scie)


Emanuel Rigenblum è il personaggio centrale del saggio dello storico americano Samuel Kassow che ricostruisce la storia di “Oneg Shabbat”, il gruppo di ebrei che raccolse decine di migliaia di lettere, fogli di diario, fotografie, poesie e disegni per documentare la vita degli ebrei polacchi durante l’occupazione nazista. L’archivio si salvò dalla distruzione del ghetto di Varsavia perché i documenti furono nascosti in bottiglie per il latte e scatole di latta. Dopo la fine della guerra, solo tre delle molte persone che avevano lavorato all'archivio erano sopravvissute, ma la testimonianza di quella incredibile raccolta non era andata perduta.

Il patto col diavolo 22/04/2014 -

David  I. Kertzer
Il patto col diavolo
Rizzoli

I rapporti tra il Vaticano e il fascismo sono da sempre oggetto di controversia. Da una parte quanti sostengono che la Chiesa sia stata una ferma oppositrice del Duce, dall’altra quanti ritengono che invece lo abbia appoggiato in materia determinante. Dopo l’apertura, nel 2006, degli Archivi vaticani, nuovi documenti permettono di approfondire il dipanarsi delle relazioni tra Pio XI e Benito Mussolini, due uomini arrivati insieme al potere, nel 1922, e i cui destini resteranno legati a doppio filo. Spie, traditori, carte segrete e scandali taciuti rivelano una storia di opportunismi, di interessi talvolta convergenti – a partire dalla comune e ferrea lotta contro il comunismo – ma anche di riluttanze, insofferenze e duelli all’arma bianca. Mussolini aveva bisogno del Papa per far dimenticare il proprio passato anticlericale e guadagnare il consenso in un Paese cattolico, il Papa, per parte sua, intendeva restaurare i privilegi perduti del clero e cullava il sogno di uno Stato confessionale. Ma con il progressivo stringersi dell’alleanza tra Mussolini e Hitler, le perplessità di Pio XI si faranno sempre più serie e la sua disponibilità verso il regime vacillerà ogni giorno di più. La visita trionfale del Führer a Roma e le successive esternazioni del Duce sulla superiorità e la purezza della razza italiana lo fecero inorridire. Allora decise di scrivere un discorso, per denunciare l’intollerabile abbraccio del razzismo nazista: avrebbe dovuto tenerlo a tutti i vescovi d’Italia l’11 febbraio 1939, ma il giorno prima morirà e tutte le copie di quel discorso saranno fatte scomparire. Questo libro è il resoconto dettagliato di una verità scomoda ricostruita sulla base di documenti storici che offre uno sguardo inedito su uno dei periodi più bui della Storia del nostro Paese.

David I. Kertzer - Il patto col diavolo - 13/05/2015 -
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