I razzisti di sinistra assaltano la polizia
Cronaca di Massimo Sanvito
Testata: Libero
Data: 28/01/2024
Pagina: 5
Autore: Massimo Sanvito
Titolo: I razzisti di sinistra assaltano la polizia

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/01/2024, a pag. 5, con il titolo "I razzisti di sinistra assaltano la polizia", la cronaca di Massimo Sanvito

Le notizie del 27 gennaio sulla guerra tra Israele e Hamas- Corriere.it
Manifestazioni al Giorno della Memoria. L'ignobile paragone della Shoah con la guerra a Gaza. 

Ore 16.43, via Padova, Milano. La tensione, che ribolle nell’aria da quasi due ore, diventa scontro fisico. Le prime file della piazza anti-Israele- oltre 1.500 manifestanti secondo la Questura, la stragrande maggioranza dei quali antagonisti e militanti dei collettivi studenteschi- cominciano a fare pressione sul cordone di poliziotti e carabinieri in assetto anti-sommossa che chiude la strada all’altezza di via Bambaia, mentre la pancia del serpentone grida «corteo, corteo». Le serrande dei negozi si abbassano. Parte Bella ciao. Qualcuno si infila il casco in testa, altri si coprono il volto con occhiali e passamontagna. E così parte l’assalto alle forze dell’ordine: centri sociali, sinistra extraparlamentare (Potere al Popolo, Unione Popolare, Rete dei Comunisti) e Giovani Palestinesi vogliono raggiungere l’Anfiteatro Martesana, attraversando tutto il quartiere più multietnico della città, nonostante il divieto del Viminale nella giornata in ricordo delle vittime dell’Olocausto. Le aste delle bandiere roteano contro gli agenti, volano bottiglie d’acqua e scoppiano petardi. Ma il blocco delle divise è impeccabile e contiene l’avanzata rosso-palestinese con gli scudi e qualche manganellata. «Fascisti di merda. Qui finisce la democrazia», grida la folla, dimenticandosi che nessun diritto è stato compresso ma semplicemente posticipata a oggi la possibilità di sfilare. Persino ieri, in netto contrasto con le disposizioni ministeriali, le frange più calde della galassia pro Palestina hanno potuto radunarsi e scandire i soliti slogan («Israele fascista, Stato Terrorista», «Intifada fino alla vittoria», «Se non cambierà, Intifada anche qua», «Palestina Libera»). Poi, però, esistono linee che non si possono valicare. Del resto, i funzionari della digos sono chiari fin dall’inizio, non appena la massa si mette in marcia per cercare di trasformarsi in corteo. «Di qui non si passa». Nessuno spiraglio di trattativa. Stessa musica sui titoli di coda: poco prima delle 17.30, quando i mille retrocedono e puntano piazzale Loreto trovano ancora la strada sbarrata. E sono quindi costretti a sciogliersi: tutti a casa. «Questa per noi è comunque una vittoria politica», saranno le ultime parole gridate al megafono. In via Padova c’è anche Francesco Giordano, l’ex terrorista rosso della Brigata 28 marzo, che va all’attacco del governo: «Il divieto è un’imposizione della Meloni per fare un favore alle comunitarie ebraiche. Credo che la scelta delle organizzazioni palestinesi sia quella giusta». E infatti il vero volto della piazza abusiva non tarda a svelarsi. Dopo la doppia carica di alleggerimento, da una finestra fa capolino un ragazzo che stringe tra le mani un cartello: «Free Gaza from Hamas». È come benzina sul fuoco del corteo che non sarà. «Sappiamo dove abiti», «Vieni giù, hai paura?», «Scemo, scemo». È l’ennesima prova del nove: estrema sinistra e buona parte del mondo arabo stanno apertamente coi terroristi che vorrebbero la cancellazione di Israele. E la Schlein, sempre pronta a chiedere a chiunque abiure di fascismo, cosa dice? Sicuramente sappiamo cosa ne pensa Lorenzo Pacini, assessore in quota Pd nel Municipio 1 a Milano (patria dei radical da ztl perpetua), ieri in piazza: «Nessun divieto o manganello potrà mai fermare cortei pacifici per la giusta causa». Insieme a lui c’erano anche Ludovico Manzoni, figlio di Daria Bignardi, e altri colleghi dem. Da Milano al resto d’Italia. A Roma, collettivi e centri sociali - un migliaio di persone anche qui, in piazza Vittorio Emanuele- hanno fatto subito capire che aria tirava. Da una parte si sono azzardati a equiparare i morti nella Striscia di Gaza alle vittime della Shoah («I genocidi sono tutti uguali»), dall’altra hanno esposto un manichino col volto del premier israeliano Benjamin Netanyahu, vestito da deportato, con la stella di David in bella mostra, le mani incatenate e insanguinate e una svastica. Ogni simbolo ebraico, disegnato sui cartelli, era accompagnato dalla parola «assassini». Mentre a Napoli è stato il centro sociale “Mezzocannone occupato” a tenere le redini della piazza: «Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria tradita, innanzitutto da Israele e da chi è complice del suo progetto di apartheid, come il nostro governo. La memoria dell’Olocausto e il genocidio nazifascista di sei milioni di ebrei deve essere d’aiuto a indagare e ricordare affinché non si ripetano gli orrori del passato». A Trento, invece, sono scesi in campo anche gli anarchici, tra i trecento manifestanti, davanti al Duomo. E poi Torino, con decine di persone con del nastro nero a cucire le loro bocche dopo la circolare del ministro Piantedosi. E poi ancora Cagliari, dove in prima fila c’erano gli anti-militaristi di A Foras: «I valori della giornata stessa sono finalizzati a far sì che non si ripeta più quanto accaduto. E oggi in Palestina si rischia di distruggere un popolo intero».

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