Terroristi divisi a Gaza

Commento di Mirko Molteni
Testata: Libero
Data: 31/12/2023
Pagina: 14
Autore: Mirko Molteni
Titolo: Terroristi divisi sul rilascio degli ostaggi Libano, minacce ai mille soldati italiani

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 31/12/2023, a pag. 14 con il titolo "Terroristi divisi sul rilascio degli ostaggi. Libano, minacce ai mille soldati italiani" il commento di Mirko Molteni.

Mirko Molteni
Mirko Molteni
Hezbollah has doubled precision-guided missile arsenal, leader Hassan  Nasrallah says
Missili di Hezbollah puntati verso Israele 

Pare divisa Hamas sull’opportunità, o meno, di liberare ostaggi israeliani in cambio di una tregua.
Osama Hamda, esponente palestinese, ha affermato che «non ci sarà alcun rilascio prima della fine dell'aggressione». Ma per i mediatori del Qatar, Hamas sarebbe pronto a liberare «40 persone in cambio di una tregua di una settimana». Si parla di «persone di età superiore ai 60 anni o che necessitano cure mediche urgenti». Anche Israele dovrebbe liberare detenuti palestinesi. Ma i miliziani di Gaza sarebbero in gran parte contrari temendo che ulteriori ostaggi tornati in Israele forniscano informazioni, sia riguardo ad abusi nel loro trattamento, sia su disposizione di basi e gallerie.
Fonti del movimento palestinese FPLP hanno riportato ad Haaretz che «uno dei rapiti, un soldato, è stato ucciso da un raid aereo israeliano dopo un fallito tentativo di liberarlo». L'esercito israeliano è arrivato ieri a 170 caduti nell'operazione di terra, che si espande a Khan Yunis, dove ieri i carri armati ebraici Merkava aumentano gli assalti casa per casa. Gli israeliani sono entrati nel comando di intelligence di Hamas, trovando documenti e scovando un covo della Jihad Islamica. Ma il fronte Nord preoccupa di più.
Nuovi razzi degli sciiti libanesi Hezbollah, armati dall'Iran, sono piovuti ieri sulla Galilea.
L’aviazione ha bombardato con due caccia postazioni nemiche a Kfar Kila e intercettato un drone, mentre l'esercito ha cannoneggiato avamposti a Bint Jebeil e Marwahin. L’aviazione israeliana s'è inoltre spinta sulla Siria assalendo l'aeroporto di Aleppo, dove atterrano aerei iraniani carichi di armi per Hezbollah. Gravi danni e, secondo l'Osservatorio Siriano Diritti Umani, 7 morti. Si teme nel Nord una replica del conflitto nella Striscia di Gaza. Rischia il contingente ONU schierato da 45 anni in Libano, quell'UNIFIL di cui le truppe italiane costituiscono il 10%. Al novembre 2023, UNIFIL contava 10.430 militari di 46 paesi. Gli italiani sono 1062. L'unica nazione che conta più soldati è l'Indonesia, con 1229, mentre la Malesia, con 1046, si attesta al terzo posto. Indonesiano è il casco blu ferito tre giorni fa da estremisti libanesi. Forte è l'impronta italiana nell'UNIFIL.
Dal 2007 a oggi, su 7 comandanti della forza ONU, 4 sono stati italiani, di cui l'ultimo, Stefano Dal Col, per ben 4 anni, dal 2018 al 2022.
Attuale comandante è lo spagnolo Aroldo Lazaro Saenz. L'UNIFIL è nell'occhio del ciclone, dopo che il vicecapo di Hezbollah, Naim Qassem, ha incluso l'Italia nella «coalizione del male con USA e Israele».
Con la potenza d'Israele e quella di Hezbollah in procinto di passare da scaramucce a un grande conflitto, i caschi blu rischiano di venir schiacciati come il manzoniano vaso di coccio tra vasi di ferro. La loro presenza, iniziata nel 1978, doveva garantire la sicurezza sul confine israelo-libanese, controllare il ritiro israeliano e aiutare il governo del Libano a ripristinare la sua sovranità. Invece, al prezzo di 324 morti (di cui 7 italiani) in 45 anni, presi nel fuoco incrociato delle due parti, l'UNIFIL non è riuscita, senza autorità né potenza di fuoco bastanti, a evitare i lanci di razzi Hezbollah su Israele, le infiltrazioni di terroristi dalla frontiera e le intrusioni ebraiche in Libano, specie quelle del 1982 e 2006. Nemmeno ha potuto fare da stampella ad un debolissimo governo di Beirut, azzoppato dalla crisi economica e impotente contro il partito armato sciita Hezbollah, “stato nello stato” padrone di fatto del Libano. La telefonata con cui ieri il ministro israeliano Benny Gantz ha detto al cancelliere tedesco Olaf Scholz che «Hezbollah va allontanata dal confine» pare presagio di un blitz per creare una zona cuscinetto. Segnali di divisione anche nel governo di Gerusalemme: non solo Gantz ha rifiutato l’invito di Netanyahu di tenere una conferenza stampa ieri sera, ma lo stesso ha fatto Yoav Gallant, ministro della difesa e soprattutto membro del Likud, il partito di Bibi.

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