Le brave persone 13/10/2023
Analisi di Michelle Mazel
Autore: Zvi Mazel/Michelle Mazel
Le brave persone
Analisi di Michelle Mazel 

(traduzione di Yehudit Weisz)

https://israel247.org/les-braves-gens-45586.html

Israel Under Attack: Gaza Terrorists Launch Sudden Rocket Assault and  Infiltrate Israel – Casualties, Injuries, and Hostages Reported [UPDATING]  | The Gaze

Nei kibbutz martoriati, le squadre medico-legali continuano ad andare casa per casa alla ricerca di sopravvissuti, o più spesso, di corpi senza vita che dovranno essere identificati prima di avvisare i loro cari. Si ignora ancora il numero e l'identità degli ostaggi rapiti in Israele e portati con la forza a Gaza. Centinaia di famiglie vivono nell’incertezza e nell’angoscia. Ma in tutto il mondo le “brave persone” sono già al lavoro. Pieno di sollecitudine, il governo francese, secondo il suo portavoce, vuole “ evitare una situazione di escalation ” e vuole “una risoluzione politica” del conflitto nella ricerca di una pace duratura. Difficile trovare parole più ricche di vuota retorica. Plaudiamo anche a questo nobile sforzo di imparzialità – nessuna condanna dell’una o dell’altra parte – che può forse essere spiegato con il desiderio espresso dallo stesso portavoce di “non importare il conflitto in Francia” , allusione alla forte minoranza musulmana del Paese.

Tra le altre proposte, quella dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che, mentre Hamas continua a lanciare decine di missili attorno a Gaza e su Tel Aviv e a inviare i suoi terroristi per tentare di entrare in Israele infiltrandosi attraverso la frontiera o cercando di arrivare via mare o in volo, chiede l’apertura d’emergenza di “un corridoio umanitario” verso la Striscia di Gaza “per trasportare le forniture mediche essenziali alle popolazioni”.  Soprattutto ci sono poi quelle organizzazioni e quei politici che si spolmonano a dire che non bisogna fermare gli aiuti ai palestinesi, che ovviamente non sono responsabili di ciò che fa Hamas. Al contrario, dovrebbero ricevere aiuti d’urgenza. D’altronde, non si vedono anche sugli schermi quelle donne palestinesi in lacrime alzare le braccia al cielo, piagnucolare di non capire perché gli israeliani attaccano la povera gente indifesa e chiedere al mondo di condannare la barbarie israeliana?

Dovremmo credere che non sappiano cosa i loro figli, i loro fratelli, i loro mariti hanno fatto dall'altra parte del confine? Pensano forse che i bambini massacrati e le nonne assassinate a sangue freddo, siano pura propaganda? A Gaza, dove Hamas è onnipresente, loro declamano forse i testi che sono stati loro dettati? O che loro non abbiano accesso a questi video trasmessi sui social network arabi in cui  “combattenti” divertiti sono in posa accanto ad una vecchia signora terrorizzata? Non vorremmo credere che a loro non interessi, anche se le esplosioni di gioia ovunque tendono a dimostrare il contrario.  

Nella lontana Australia, i palestinesi che vivono a Sydney, la città più popolosa del Paese, hanno celebrato le “imprese” di Hamas con canti e danze tradizionali accompagnati da petardi e fuochi d’artificio. A Londra e New York i palestinesi stanno manifestando.

E ciò che sorprende ancora di più, è che la preoccupazione che ci sia una crisi umanitaria nella striscia di Gaza, stia sostituendosi sui social all’orrore per la bestialità di Hamas.
 
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Michelle Mazel