Manifesti e propaganda del regime di Hitler
Commento di Roberto Giardina
Testata: La Nazione
Data: 24/11/2020
Pagina: 30
Autore: Roberto Giardina
Titolo: Il prodotto Hitler e la pubblicità del Terzo Reich
Riprendiamo da NAZIONE/RESTO del CARLINO/IL GIORNO di oggi 24/11/2020, a pag.30 con il titolo "Il prodotto Hitler e la pubblicità del Terzo Reich" il commento di Roberto Giardina.

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Roberto Giardina

Il Trionfo della Volontà - Triumph des Willens - Leni Riefenstahl -  recensione
Una locandina del documentario "Il trionfo della volontà", diretto da Leni Riefenstahl

Si può vendere Hitler come un prodotto, un detersivo o un'auto? Sylke Wunderlich ha compiuto una ricerca non certo facile sui manifesti nazisti, prima dalla presa del potere, nel 1933, fino alla sconfitta del Ill Reich nel 1945. Propaganda des Terrors è appena uscito dalla Berlin Story Verlag, un saggio riccamente illustrato, bilingue, tedesco e inglese. L'autrice, nata a Lipsia, nella scomparsa Ddr, si è laureata con una tesi sulla pubblicità nella Germania comunista: un paradosso, perché al di là del muro esistevano solo fabbriche statali, di fatto la concorrenza tra prodotti diversi non era possibile. I consumatori non avevano alcuna scelta, se non acquistare quanto il regime aveva deciso di offrire loro. Come dire, Frau Doktor Sylke è un'esperta di pubblicità sotto le dittature. Su un manifesto per le elezioni del marzo 1932, il volto di Hitler scontornato emerge luminoso da un fondo nero, lo sguardo emana sicurezza e protezione. Senza parole, basta il nome: Hitler, un giovane politico, 43 anni, ancora non molti prevedono che possa conquistare il potere undici mesi dopo. Anche i manifesti degli avversari sono quasi sempre in bianco e nero, quelli del Kpd, ovviamente, prediligono il rosso, ma si sprecano in lunghi slogan. I pubblicitari del Führer useranno sempre poche parole, puntando sulla forza delle immagini. Leni Riefenstahl gira il documentario sul primo congresso del partito nazista dopo la vittoria nel settembre del '34 a Norimberga.

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Triumph des Willens, il trionfo della volontà, è un film muto, a parte brevi frasi pronunciate da Hitler. Nella prima sequenza, l'argenteo aereo del Führer cala dal cielo sopra una Norimberga che appare come un paese di favola. È un dio salvatore. Una tv privata italiana mi chiese di commentare la pellicola che voleva trasmettere per la prima volta in Italia. Una scorrettezza, ma il film ancora negli Anni Ottanta, rischiava di essere visto come un'esaltazione del nazismo. Dopo la conquista del potere, Hitler sui manifesti appare a figura intera, in divisa, lo sfondo è una miriade di teste, il popolo che si affida a lui. Si usa la pubblicità comparativa: un manifesto diviso a metà, a sinistra in tinte cupe l'Urss, e due parole: miseria e fame, a destra luminoso, una svastica e la scritta: "Arbeit und Brot", lavoro e pane. Come i politici e i divi di oggi, il Führer ha un fotografo personale, con l'esclusiva sulle sue immagini: Heinrich Hoffmann, che ha l'atelier a Monaco nella Schellingstrasse, vicino all'Osteria Italiana (esiste ancora), il primo ristorante italiano in Germania, dove il vegetariano Hitler va a gustare spaghetti al pomodoro. Da Hoffmann conoscerà la sua giovane assistente, la bionda Eva Braun. Sono tutte bionde le donne che nei manifesti adorano Hitler, di ogni età: una bambina con la treccia e la scritta "Auch du gehörst dem Führer", anche tu appartieni al Führer. A 15 anni, una adolescente con alle spalle una bandiera con la svastica. Anche i bambini, per la verità, sono sempre biondi. L'Hitlerjugend è nata in anticipo già nel 1928. Le ragazze sono arruolate nel Bund der deutscher Mädel. Farne parte non è obbligatorio, ma i genitori che rifiutano di iscrivere i figli corrono un grave rischio. Le tre "K", Kirche, Küche, Kinder, chiesa, cucina, bambini, delimitano il ruolo della donna nel Ill Reich, per il partito e per la pubblicità in genere. Nel manifesto "Das Reich der Frauen", il regno delle donne è la cucina, e lei impugna una padella. Oppure, una contadina abbraccia un enorme mazzo di spighe, bionde come lei. Nelle memorie, Leni Riefenstahl racconta, o meglio inventa, che un giorno passeggiando su una spiaggia del Mare del Nord, Hitler abbia alluso a una loro possibile unione. Ma lei non si fece tentare, sapeva che il Führer era sposato con la Germania. Appare incredibile, fino al '45 solo gli intimi conoscevano Eva Braun, la compagna che morì al fianco di Hitler nel Bunker a Berlino. II mito di Hitler costruito su un paradosso: il seduttore del popolo non deve avere una compagna al suo fianco. Sempre la Riefenstahl gira Olympia, il documentario sulle Olimpiadi del '36. II mondo si inganna e ammira Hitler, che in solo tre anni ha risollevato il paese in crisi. I corpi nudi degli atleti sono un'esaltazione della "razza ariana", e Leni ispira la pubblicità commerciale: il Vasenol, un olio per la pelle, mostra un atleta bloccato in un salto, o forse nel lancio del giavellotto. La cura del corpo non è una debolezza borghese. Un campione di corsa a ostacoli, splendido esemplare di bellezza ariana, scavalca la scritta Persil, maglia e calzoncini di un bianco splendente grazie al detersivo. La pubblicità è positiva: il Reich è sereno, sazio, felice, va in vacanza grazie a Hitler, che protegge le famiglie dai nemici: gli ebrei e i comunisti. Nel '38, i tedeschi sognano la vettura del popolo, la Volkswagen, basta versare mille marchi per prenotare l'auto per tutti. Alla guerra manca un anno, e il Käfer, il nostro maggiolino, non verrà mai prodotto. Dalle catene di montaggio escono carri armati.

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