La minaccia di Erdogan sul mondo libero
Commenti di Ernesto Galli della Loggia, Giulio Meotti
Testata:
Data: 28/10/2020
Pagina: 1
Autore: Ernesto Galli della Loggia - Giulio Meotti
Titolo: Terrorismo e Shoah: le manovre spericolate dei despoti - Baguette e libertà
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/10/2020, a pag.1-19, con il titolo "Terrorismo e Shoah: le manovre spericolate dei despoti" il commento di Ernesto Galli della Loggia; dal FOGLIO,  pag. 1-4, il commento di Giulio Meotti dal titolo "Baguette e libertà".

A destra: Recep T. Erdogan affetta pezzo a pezzo la democrazia in Turchia

Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Ernesto Galli della Loggia: "Terrorismo e Shoah: le manovre spericolate dei despoti"

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Ernesto Galli della Loggia

L’accusa mossa dal presidente turco Erdogan contro la Francia e contro l'Europa, entrambe colpevoli a suo dire di rispondere agli attentati islamisti (l'ultimo la decapitazione di un insegnante alle porte di Parigi) con «una campagna di linciaggio» nei confronti dei musulmani analoga a quella che esse, sempre a suo dire, avrebbero scatenato contro gli ebrei alla vigilia della Seconda guerra mondiale, getta piena luce sulla radice della difficoltà che l'Occidente incontra sempre nelle sue relazioni con il mondo islamico. Dico mondo islamico e non solo la Turchia perché, come si sa, le accuse di Erdogan hanno avuto immediatamente una larga eco in tutti i Paesi Islamici, così come è stato subito raccolto il suo invito a boicottare i prodotti francesi. È ovvio che quando Erdogan ha pronunciato le sue parole, egli aveva la ragionevole certezza che i suoi ascoltatori turchi e islamici le avrebbero considerate vere e fondate o quanto meno plausibili: e infatti è così che essi le hanno giudicate. Ma appunto questo è il problema. Com'è possibile? Mi chiedo. Come è possibile che l'opinione pubblica dei Paesi islamici creda davvero che oggi in Europa ci sia una specie di Notte dei Cristalli ai danni di milioni di musulmani, che milioni di musulmani siano discriminati da qualcosa di analogo alle leggi di Norimberga e magari sul punto di essere portati in un campo di concentramento? La risposta non può che essere una. Ed è che tutto questo è possibile perché in realtà l'opinione pubblica dei Paesi islamici o almeno la grande maggioranza di essa non sa nulla o quasi nulla di quanto è realmente accaduto in Europa nel secolo scorso. In particolare, non sa Regole e verità Un giocatore deve rispettare certe regole di verità, l'altro può fare ciò che gli piace senza rispondere a nessuno realmente nulla della Shoah. Allo stesso modo essa sa ben poco o conosce solo versioni profondamente distorte di quanto avviene oggi da noi. Sa ben poco di che cosa sia il terrorismo e I suoi attori, della risposta che ad esso danno le nostre democrazie. E nulla sa di tutte queste cose per una ragione: perché i suoi libri non ne parlano, perché la sua scuola non le insegna, i suoi media tacciono o disinformano. E si comportano in questo modo non già per un caso o per decisione propria ma per lo più obbedendo a disposizioni dall'alto, agli ordini di governi in varia misura dispotici, i quali hanno interesse a tenere i propri cittadini in uno stato di minorità intellettuale e culturale per meglio condizionarli o manovrarli. La partita tra l'Occidente e il mondo islamico, più in generale tra l'Occidente e i Paesi non democratici, finisce per assomigliare così a una partita sempre truccata. Con un giocatore obbligato a rispettare più o meno certe regole di verità e a muoversi sotto il controllo del pubblico che fa da arbitro, e l'altro che invece può dire e fare ciò che più gli piace senza dover rispondere di niente a nessuno.

IL FOGLIO - Giulio Meotti: "Baguette e libertà"

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Giulio Meotti

Roma. "A Macron, il capo degli infedeli. Ho giustiziato uno dei tuoi cani dell'inferno che ha osato umiliare Maometto". A meno di una settimana dal messaggio terribile che il terrorista ceceno Abdullah Anzorov, rivendicando la decapitazione di Samuel Paty, aveva rivolto a Emmanuel Macron, la Francia torna a essere sotto attacco dell'islamismo, stavolta statale. A seguito delle vignette su Maometto, il boicottaggio nella Umma delle merci danesi nel 2006 portò a un calo del 15,5 per cento delle esportazioni, secondo le statistiche del governo danese. Le esportazioni in Arabia Saudita crollarono del 40 per cento, quelle verso l'Iran del 47. L"`internazionale islamista", come la chiama il Point, vuole fare pagare lo stesso prezzo alla Francia dopo l'uccisione del professor Paty e il tentativo di Macron di arginare il "separatismo islamico" ("come si evita la secessione?", chiedeva già François Hollande). Duri anche i paesi vicini a Parigi. L'Alto consiglio islamico dell'Algeria parla di "campagna virulenta" contro l'islam in Francia, il Marocco condanna le `oltraggiose vignette" e il Consiglio degli anziani di al Azhar annuncia una causa contro Charlie Hebdo, che ha intanto pubblicato la sua nuova irriverente copertina con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan che "in privato è molto divertente". Il Pakistan dice che Macron "incoraggia l'islamofobia". In Bangladesh si riempiono le piazze contro Macron "adoratore di Satana". Qatar, Kuwait e altri paesi arabi eliminano le merci francesi dai supermercati. Ha avuto l'effetto sperato la campagna del presidente turco Erdogan per il boicottaggio lanciato contro Parigi. La Francia ieri ha avvertito i propri cittadini all'estero di essere prudenti. Il ministro dell'Interno, Gerald Darmanin, a Libération ha spiegato la lotta del governo contro il separatismo islamico. Il Collettivo contro l'islamofobia in Francia, ha detto Darmanin, è un "laboratorio islamico" che va chiuso. Darmanin ha annunciato che 51 associazioni sospettate di avere legami con l'islam radicale sono nel mirino delle autorità e molte saranno chiuse. Ieri è stata confermata dalla magistratura la serrata della Grande moschea di Pantin, che ha diffuso la fatwa contro Paty. Il settimanale Point fa notare che a boicottare la Francia oggi sono gli stessi paesi che ne controllano gran parte delle moschee. L'associazione Ditib, subordinata al ministero degli Affari religiosi turco, gestisce 250 moschee nell'Esagono, l'Arabia Saudita ha costruito la Grande moschea di Lione, il Marocco quella di Evry, l'Algeria gestisce la Grande moschea di Parigi e cosi via. "Non voglio che le vignette di Maometto vengano riproposte nelle scuole", ha detto ieri Mohammed Moussaoui, presidente del Consiglio francese del culto musulmano, che torna all'offensiva dopo il caso Paty e il boicottaggio commerciale. Moussaoui ha parlato di una "volontà deliberata di offendere i sentimenti dei musulmani" e ha chiesto alla Francia di "rinunciare ad alcuni diritti per dovere di fraternità". Tradotto: basta libertà di espressione in cambio del quieto vivere. La risposta alla richiesta di sottomissione è arrivata sul Journal du Dimanche con un appello di 49 intellettuali: "La permanente messa in discussione della libertà di espressione e le ripetute aggressioni alla scuola pubblica sono sintomi evidenti della volontà ultima dei nostri nemici: minare le basi democratiche della Repubblica francese". A firmarlo, Marcel Gauchet (filosofo), Jean Glavany (ex ministro), Catherine Kintzler (filosofa), Richard Malka (avvocato), Henri Peña-Ruiz (filosofo) e tanti altri. "Dobbiamo cambiare le leggi, organizzare una guerra ideologica ma anche legislativa contro gli islamisti", ha detto invece all'Express la filosofa Elisabeth Badinter. "E ciò non sarebbe accaduto senza terribili scosse di assestamento dal campo avversario. Nuovi attacchi, più numerosi, più sanguinosi. Tutto questo non pub più essere risolto con il pacifismo, perché è andato troppo oltre. E' una guerra, ma non sono sicura che i francesi siano pronti". La Danimarca ha ripiegato nella battaglia sulla libertà di espressione (il giornale Jyllands-Posten ha abbracciato l'autocensura programmatica sull'islam).

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