Strage di Bologna: le prove delle responsabilità palestinesi ci sono
Commento di Antonino D'Anna
Testata: Italia Oggi
Data: 04/08/2020
Pagina: 10
Autore: Antonino D'Anna
Titolo: Sulla strage di Bologna le impronte palestinesi sono molto chiare ma si continua a puntare sulla fragile pista della P2
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 04/08/2020, a pag.10 con il titolo "Sulla strage di Bologna le impronte palestinesi sono molto chiare ma si continua a puntare sulla fragile pista della P2" il commento di Antonino D'Anna.


Sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980 sembrerebbe ormai tutto chiaro e assodato: terrorismo fascista finanziato da Lido Gelli che, in combutta con i servizi segreti deviati, fecero morire 85 innocenti per rovesciare la democrazia in Italia. Però c'è lì, da 40 anni, un argomento che ogni volta viene accantonato, la cosiddetta «pista palestinese». A leggere qualche documento, dei dubbi in tema vengono, specie se si pensa che l'allora presidente del Consiglio e poi della Repubblica Francesco Cossiga parlò di «incidente» capitato a un palestinese che trasportava una bomba per un attentato da compiere all'estero.

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Bassam Abu Sharif              Col.Stefano Giovannone

Il libro del giornalista del Resto del Carlino Beppe Boni, La strage del 2 agosto, uscito in questi giorni per Minerva, è una di queste pietre d'inciampo. Basta fare riferimento ai cablogrammi riportati in queste pagine, quelli che il colonnello dei carabinieri Stefano Giovannone, capo degli 007 italiani a Beirut, Libano, inviò all'inizio del 1980 a Roma. Giovannone, in codice «Maestro» venne messo in moto dalla violazione del «Lodo Moro», l'accordo segreto che Aldo Moro aveva siglato nel 1973 con le organizzazioni terroristiche palestinesi. In sostanza: noi vi facciamo transitare per il territorio italiano indisturbati, voi però non dovete compiere attentati in Italia. Un accordo machiavellico, ma quando sei vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro, questo puoi fare; e che funzionò fino alla fine del 1979 quando a Ortona tre esponenti del Collettivo di via dei Volsci vennero arrestati mentre trasportavano due missili terra-aria sovietici che erano proprietà dell'Fplp, Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Aderivano all'Olp, l'Organizzazione per la liberazione della Palestina di Yasser Arafat (futuro premio Nobel), ma da sinistra in quanto marxisti. Venne arrestato anche Abu Saleh, uomo Fplp in Italia che ufficialmente era studente all'università di Bologna, e l'Olp alzò la voce: il 18 dicembre del '79 Qubaa, interlocutore di Giovannone: «Habet minacciato immediata azione e dura rappresaglia nel momento in cui venisse a conoscenza del rifiuto aut non rispetto impegno richiesto». Passano quattro mesi e il 14 aprile dell'80 il colonnello informa che Arafat non ci può salvare: «Non sarebbe in grado di prevenire l'effettuazione di una operazione terroristica che sarebbe probabilmente affidata ad elementi estranei all'Fplp e coperti da una etichetta sconosciuta».

Quelli dell'Fplp vogliono una risposta entro il 16 maggio'80: «In caso di risposta negativa la maggioranza della dirigenza e la base dell'Fplp intende riprendere, dopo sette anni, la propria libertà di azione nei confronti dell'Italia, dei suoi cittadini e dei suoi interessi». Quindi: «L'interlocutore ha lasciato capire che il ricorso all'azione violenta sarebbe la conseguenza di istigazione della Libia (...)». Libia: il 27 giugno '80 c'è la battaglia nei cieli di Ustica che costa la vita ai passeggeri del Dc9 Itavia, è coinvolto almeno un Mig libico. Il 16 giugno `80 l'Fplp è sul punto di dichiararci guerra dal momento che Abu Saleh non viene scarcerato: «Si può ipotizzare una situazione di pericolo a breve scadenza anche in coincidenza dell'Appello del 17 giugno». Giovannone sente un informatore, il quale ipotizza o l'occupazione di un'ambasciata italiana o un dirottamento di un volo Alitalia ma non si fida, gli puzza di disinformazione. E siamo all'ultimo cablo, 27 giugno `80: «Habet informazioni tarda sera Fplp avrebbe deciso riprendere totale libertà di azione senza dare corso ulteriori contatti a seguito mancato accoglimento sollecito nuovo spostamento processo». Poi, il 2 agosto 1980, la strage. Saleh, nel 2009, ha raccontato ad Arab Monitor (testo integrale su misteriditalia.it) che era in contatto diretto con Giovannone. Condannato a sette anni per la storia dei missili, il 14 agosto dell'81 venne liberato per decorrenza dei termini. Laureatosi a Bologna nel 1983, non è mai più tomato in Italia. A domanda sulla relazione tra il suo arresto e la strage di Bologna rispose: «Smentisco nel modo più assoluto che prima dell'attentato ci fossero delle tensioni tra l'Italia e il Fronte popolare per via del mio caso (...)» Avete letto sopra i cablo del colonnello, Saleh aveva già affermato questa cosa in un intervista al Manifesto il 4 agosto 2005. Ormai però, tra sentenze di tribunale e documenti apparsi sulla stampa, sembrerebbe tutto chiaro. Gelli e i servizi segreti deviati avrebbero organizzato la strage, compiuta dai Nar di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. Ma i cablo di Giovannone rimangono, le parole di Saleh pure e così i ricordi di Gentile. Sembrerebbero pagine uscite dall'incompiuto Petrolio di Pier Paolo Pasolini, che in quel libro anticipò e descrisse una strage in una stazione, quella di Torino, molto simile a quella di Bologna.

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