Dalla Nigeria al Pakistan: cristiani uccisi e perseguitati dall'islam
Due servizi di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio
Data: 25/01/2020
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: I cristiani decapitati in Nigeria e il maiale che fa il bungee jumping in Cina - 'Noi cristiani siamo quelli che puliscono i bagni'. Il libro di Asia Bibi
Riprendiamo dal FOGLIO del 24/01/2020 e 25/01/2020, a pag.2, con i titoli "I cristiani decapitati in Nigeria e il maiale che fa il bungee jumping in Cina", " 'Noi cristiani siamo quelli che puliscono i bagni'. Il libro di Asia Bibi", due commenti di Giulio Meotti.

Ecco gli articoli:

"I cristiani decapitati in Nigeria e il maiale che fa il bungee jumping in Cina"

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Giulio Meotti

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Una strage di cristiani in Nigeria

Roma. Prima un video di 56 secondi prodotto in Nigeria da Amaq, sedicente agenzia di stampa dell’Isis, con undici uomini di fede cristiana. Dieci di loro sono spinti a terra e decapitati. La strage è avvenuta in coincidenza della celebrazione del Natale. Il giorno dopo, un’altra cattolica, Martha Bulus, è decapitata nello stato di Borno con le sue damigelle, cinque giorni prima delle nozze: i terroristi di Boko Haram, che hanno giurato fedeltà all’Isis, hanno bloccato l’auto su cui viaggiava sull’autostrada che collega Maiduguri e Yola e l’hanno massacrata con le amiche solo perché cristiana. Poi l’irruzione nel villaggio di Gora-Gan, nello stato nigeriano di Kaduna, sparando a chiunque incontrassero nella piazza in cui si era riunita la comunità evangelica: due cristiani, Briget Philip, 18 anni, e Priscilla David, 19 anni, sono uccisi. Quattro seminaristi cattolici del Buon Pastore sono stati rapiti, uno di loro poi rilasciato ma ferito gravemente. Infine, due giorni fa, il reverendo Lawan Andimi, guida locale della Christian Association of Nigeria, è decapitato nel filmato girato dai suoi rapi- tori. Ma non c’è fine al tormento dei cristiani del grande paese africano. “Ogni giorno – ha detto padre Joseph Bature Fidelis, della diocesi di Maiduguri – i nostri fratelli e le nostre sorelle vengono massacrati per le strade”. In un drammatico appello ad “Aiuto alla Chiesa che soffre”, padre Fidelis racconta l’ultimo di una lunga serie di attacchi e omicidi di fedeli cristiani. Si sti- ma che circa mille cristiani nigeriani siano stati uccisi solo nel 2019 per la loro fede. Circa seimila di loro sono stati uccisi dal 2015. Nel suo videomessaggio, padre Fidelis lancia un appello: “Chiedo al governo dell’Italia, il paese dove ho studiato, e a tutti i governi europei di fare pressione sul nostro governo perché faccia qualcosa per difenderci. Altrimenti rischiamo lo sterminio”. Ma gli appelli vengono raccolti se la notizia assume una consistenza pubblica. Invece, quanto è avvenuto ai cristiani nigeriani nell’ultimo mese, le decapitazioni di massa, è stato ignorato dai media. “Cina choc: maiale gettato con il bungee jumping per inaugurare un parco a tema”, hanno titolato tutti i media italiani questa settimana. “Vittima di questa crudeltà un maiale finito fra le mani di alcuni lavoratori del Meixen Red Wine Town, un parco tematico che si trova nella città di Chongqing, nella zona sud-orientale del paese. In sottofondo si sente una voce commentare all’altoparlante, le risate, gli applausi e le urla dei presenti. Ma tutto questo non è sufficiente a coprire le urla del povero animale”. Peccato che nessuno abbia praticamente scritto dei cristiani assassinati perché cristiani, fra le urla non meno sinistre dei loro carnefici. Non applaudivano, ma gridavano “Allahu Akbar”. Forse per questo non hanno bucato i nostri schermi. Era già successo. L’abbattimento di un gorilla in uno zoo di Cincinnati, commesso per salvare la vita di un bambino, ha generato più copertura mediatica della decapitazione di ventuno cristiani in una spiaggia in Libia mentre invocavano in arabo il nome di Gesù e sussurravano preghiere. Le tv mainstream americane dedicarono alla morte del gibbone Harambe sei volte il tempo che avevano riservato, poco prima, all’esecuzione da parte dello Stato islamico dei cristiani copti. Lo ha spiegato Philippe Muray nel suo libro più noto e seducente, L’impero del bene: “La logica dello show è più implacabile di qualsiasi ‘logica di guerra’: autocriticarsi virtuosamente, telecommentare imprese e risultati raggiunti, sguazzare nelle ammissioni di crisi, autodenunciarsi per una gestione dell’informazione che fa leva sull’emotività della gente, e far quadrare il cerchio della buffonaggine impedendo a chiunque di analizzare da fuori tutto questo spaventoso carosello di luoghi comuni”. L’umiliazione inflitta a un maiale appeso a una corda è un luogo comune. L’assassinio di un cristiano incaprettato in odium fidei è mostruoso. E nel nostro impero del bene non c’è spazio per l’orrore, quello vero.

" 'Noi cristiani siamo quelli che puliscono i bagni'. Il libro di Asia Bibi"

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Asia Bibi

Roma. "Sono orgogliosa di essere cattolica. Quando facciamo i documenti di identità, siamo obbligati a dichiarare la nostra religione. Il nostro passaporto ha un colore particolare, è nero. Prima ancora di aprirlo, sappiamo subito che siamo cristiani". E' una confessione da una terra di mezzo, fra i vivi e i morti, quella che Asia Bibi consegna alla giornalista francese Anne-Isabelle Tollet nel libro "Enfin libre", in uscita in Francia il 29 gennaio per le edizioni di Rocher. Reduce da dieci anni nel braccio della morte pakistano con l'accusata di "blasfemia", infine liberata dopo una campagna internazionale, da qualche mese Asia Bibi vive libera, nascosta, in Canada. E' a loro, agli "accusati di blasfemia ancora imprigionati", che questa Madre Coraggio dedica il suo libro, anticipato ieri dal Figaro. "Gli estremisti islamici sono cattivi, ma non solo con i cristiani. Spaventano anche i musulmani che devono seguire una linea di condotta rigorosa nei confronti del Corano. Gli islamisti dettano la loro volontà in Parlamento, la loro influenza è terribile perché tutti li temono, anche i ministri e il presidente. Tutti sono indifesi di fronte a loro, perché non esitano a mettere bombe o ad allearsi con i talebani per uccidere e uccidersi nel nome di Allah. Inoltre, i giudici dell'Alta corte di Lahore devono avere avuto paura di loro per condannarmi a morte". Bibi racconta quello che sta passando la sua comunità. "Siamo soprannominati choori, che sta per `colui che pulisce i bagni'. La stragrande maggioranza dei cristiani si limita alla pulizia delle strade e, nelle campagne, è difficile possedere la terra perché i musulmani si rifiutano di venderci i loro appezzamenti a un prezzo normale". Dice di avere avuto molta paura per le sue figlie a scuola. "Perché ogni giorno i loro compagni di classe le incoraggiavano a convertirsi e talvolta li insultavano o le spingevano quando dicevano che credevano in Gesù e che erano orgogliosi della loro religione. Erano pronti ad assassinare un bambino di nove anni, solo perché condivideva i giochi dei musulmani". Spesso la folla è cosi elettrizzata dall'odio anticristiano che non aspettano che i giudici esprimano il loro verdetto. "Questo è stato il caso di Shazad e Shama, una coppia cristiana, genitori di un bambino di tre anni, una folla di centinaia e centinaia di persone si è gettata su di loro come un'enorme onda. Li hanno picchiati con una rabbia non umana e li hanno bruciati vivi". Almeno settanta persone sono state uccise da bande di musulmani dopo essere state accusate di blasfemia. Asia Bibi racconta delle ragazze cristiane che vengono rapite, detenute con la forza e violentate. "Si convertono forzatamente all'islam, bruciate con l'acido o uccise se osano resistere. In quale mondo viviamo?". Nel libro, Bibi racconta la sua prigionia: "Non ricordo le date, ma ci sono giorni che non si dimenticano. Come mercoledì 9 giugno 2010. Sono arrivata, prima che il sole tramontasse, al centro di detenzione di Sheikhupura, dove ho passato tre anni prima di cambiare prigione come si cambia casa. Viviamo tutti con la paura nello stomaco che una persona malvagia ci accusi erroneamente. Ed è quello che mi è successo. Sono stata gettata in un orribile incubo che è durato dieci anni. Pensavo che non mi sarei mai svegliata!". Asia si è svegliata, ma tante altre donne cristiane sono ancora in carcere in Pakistan con le stesse false accuse. Come Saima, che dice: "Per me la vita è come la morte".

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