Milano, attentato islamista in stazione al grido 'Allah Akbar', con un coltello, non un tagliacarte
Cronaca di Paola Fucilieri, titolo disinformante di Avvenire
Testata: Il Giornale
Data: 18/09/2019
Pagina: 12
Autore: Paola Fucilieri
Titolo: Aggredisce un militare gridando 'Allah Akbar'
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 18/09/2019, a pag. 12 con il titolo "Aggredisce un militare gridando 'Allah Akbar' ", la cronaca di Paola Fucilieri.

Il dorso milanese di AVVENIRE, a pag. 2, titola "Paura in Centrale, militare aggredito con un tagliacarte". Viene omessa la matrice islamista dell'aggressione, che invece nel titolo del Giornale è specificata. La violenza stessa, soprattutto, è ridotta drasticamente attraverso la scelta del termine "tagliacarte", un oggetto di uso quotidiano e domestico con cui si perde di vista il fatto che si è trattato di un attentato terroristico e l'arma era un coltello. In una sola riga il massimo della disinformazione all'insegna del politicamente corretto.

Ecco l'articolo:

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Milano Arrestato per attentato con finalità terroristiche o di eversione. E ancora per l'accusa di tentato omicidio, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Quello dello yemenita 23enne Mahamad Fathe, protagonista di un'aggressione nei confronti di un militare in Stazione Centrale a Milano, si delinea come un profilo simile a molti altri già analizzati dalla la lente analitica del pool antiterrorismo della Procura guidato da Alberto Nobili: uno straniero che si avvia sulla strada della piccola criminalità ma poi si radicalizza fino ad abbracciare l'estremismo. L'uomo ieri mattina poco dopo le 10.30, in piazza Duca d'Aosta, davanti alla stazione Centrale, ha aggredito all'improvviso e senza motivo il militare 24enne, Matteo Toia, sorprendendolo alla schiena con una forbice mentre stava salendo su un mezzo e colpendolo al collo e a una spalla. É un immigrato regolare sul suolo italiano con ogni probabilità mentalmente instabile ma non per questo meno pericoloso. Arabo richiedente asilo, arrivato in Italia nel 2017 dalla Libia, fino a lunedì sera era incensurato. I carabinieri, immediatamente dopo il ferimento e non appena i militari di «Strade Sicure», colleghi del ferito, sono riusciti a disarmare e ad allontanare lo yemenita dal povero Toia ieri sono intervenuti in Centrale bloccando Mahamad Fathe con una squadra di dieci uomini del Terzo Battaglione Lombardia. Ad aiutarli anche un senegalese di 52 anni, un immigrato regolare che passava di lì che è riuscito a bloccare l'esagitato. Che solo a quel punto si è messo a sbraitare più volte Allah akbar! (Dio è grande!), invocazione religiosa che ha richiamato alla mente episodi drammatici. Solo nel maggio di due anni fa, sempre in Centrale, infatti, un altro militare e un agente della Polfer, erano stati aggrediti a coltellate da Ismail Tommaso Hosni, un 20enne italo tunisino in fase di radicalizzazione.Lo yemenita arrestato ieri era stato invece denunciato per resistenza solo la notte prima quando sotto una pensilina della sede della Caritas di via Sammartini, agitando una penna che teneva in mano, aveva iniziato a urlare insensatezze. Portato in caserma i militari lo avevano fotosegnalato e denunciato per resistenza, quindi, dopo aver mostrato il permesso di soggiorno, il giovane se n'era andato per raggiungere la stazione. Nel 2017, giunto in Italia, Mahamad Fathe viene assegnato come richiedente asilo a Bergamo. Prima di finire le pratiche d'asilo, però, l'immigrato arabo lascia d'iniziativa il nostro Paese per andarsene in Germania. Da lì il buio, di lui non si sa più nulla. Ma è forse proprio in questo periodo che si radicalizza. Poi rientra a Malpensa con un volo partito da Monaco di Baviera il 12 luglio di quest'anno e viene espulso in ottemperanza al trattato di Dublino. Il 28 agosto formalizza la sua istanza di protezione internazionale a Mantova dove la questura gli rilascia un permesso di soggiorno provvisorio. Dal centro di accoglienza dell'ex hotel California, a Ostiglia (Mn) però sparisce venerdì, raggiunge Milano e comincia a dormire in stazione Centrale.

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