Il Fatto Quotidiano demonizza Donald Trump: 'Maccartismo', 'lista nera di nemici schedati e spiati'
Con l'articolo disinformante di Giampiero Gramaglia
Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 21/03/2019
Pagina: 20
Autore: Giampiero Gramaglia
Titolo: Usa, la lista nera di Trump: 59 nemici schedati e spiati

Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 21/03/2019 a pag.20 con il titolo "Usa, la lista nera di Trump: 59 nemici schedati e spiati" il pezzo di Giampiero Gramaglia.

Giampiero Gramaglia sferra un atto d'accusa contro Donald Trump, accusato di voler mettere a tacere "giornalisti e attivisti". La redazione del Fatto rincara la dose con un titolo che disinforma: "Usa, la lista nera di Trump: 59 nemici schedati e spiati". Scrivere di "lista nera" e di "nemici schedati e spiati" ha lo scopo di demonizzare Trump, la cui politica, nel catenaccio, viene addirittura accostata al "maccartismo".

Ecco l'articolo:

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Donald Trump è ossessionato dal rischio che la Cina abbia la capacità di spiare l'America (e riesca a farlo). Ma se a spiare e schedare è lui, gli va tutto bene. L'Operazione "Secure Line" avrebbe preso di mira 59 tra giornalisti e attivisti che, nei mesi scorsi, hanno seguito la carovana dei migranti approdata a Tijuana, al confine tra Messico e Stati Uniti, dopo avere risalito da Sud a Nord a piedi tutto il Messico partendo da Guatemala e Honduras.

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Donald Trump

A SVELARE L'ESISTENZA dell'operazione è stata una tv locale, la Nbc7, le cui rivelazioni, basate sull'acquisizione di documenti riservati, sono state largamente riprese dalla stampa nazionale e internazionale. Il database comprendeva anche "istigatori" e "organizzatori" dell'emigrazione verso l'Unione. L'operazione condusse all'arresto di almeno 37 attivisti "pro-migranti". Alcuni giornalisti schedati hanno riferito d'avere iniziato a subire più controlli, quando passavano la frontiera nell'uno o nell'altro senso: il loro nome faceva scattare ispezioni e verifiche, anche ripetute, che ad altri colleghi non erano imposte. Secondo le organizzazioni che si battono per i diritti civili, la schedatura dei giornalisti e l'arresto degli attivisti mirava ad avere un effetto dissuasivo. La carovana dei migranti fu scelta da Trump come tema dominante della sua campagna di mid-term, il 6 novembre scorso - l'esito del voto tradì le speranze del presidente, consegnando la maggioranza alla Camera ai democratici -. Trump cerca di incrementare la pressione per innalzare il muro al confine, nonostante il Congresso non gli abbia concesso i soldi per farlo e abbia anche bocciato la proclamazione dell'emergenza nazionale, che sarebbe rappresentata dalla presenza dei migranti alla frontiera. Alla bocciatura il presidente risponde con il veto, che il Congresso potrebbe ancora ribaltare (ma ci vuole una maggioranza impossibile da ottenere al Senato).

IL GIRO DI VITE nei confronti dei migranti è stato un elemento costante dell'Amministrazione Trump, annunciato in campagna elettorale: con decisioni contestate dalla giustizia federale, ma in un'ultima analisi avallate dalla Corte Suprema, il magnate presidente ha reso più vulnerabili all'arresto e alla deportazione i quasi 11 milioni di immigrati senza documenti, che abbiano o meno commesso reati; ha imposto il muslim ban, vietando o fortemente limitando l'ingresso negli Usa a viaggiatori provenienti da paesi prevalentemente musulmani; ha messo in forse i diritti acquisiti dai Dreamers, i figli di immigrati illegalmente entrati negli Usa quando erano bambini, ma cresciuti, andati a scuola e divenuti maggiorenni nell'Unione; ha ordinato la separazione dei minori dai loro genitori, una volta entrati illegalmente; e non ha mai abbandonato il progetto di innalzare il muro alla frontiera con il Messico. La schedatura dei giornalisti e degli attivisti suscita preoccupazione anche nel Congresso: con un'iniziativa bipartisan, i senatori ne hanno chiesto conto all'Agenzia federale perla protezione delle frontiere. La risposta è stata che la Secure Line non riguardava giornalisti in quanto tali, ma persone che potevano essere testimoni di due incidenti, a novembre e a gennaio, nei quali agenti sono stati attaccati da migranti. Da quando Trump è presidente, non si ha notizia di incidenti di confine letali, mentre sono centinaia i migranti vittime del "deserto della morte".

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