Alan Dershowitz: un libro per spiegare il rifiuto arabo di Israele 08/12/2017
Analisi di Antonio Donno
Autore: Antonio Donno

Alan Dershowitz: un libro per spiegare il rifiuto arabo di Israele
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Alan Dershowitz

Nel 2003 Alan Dershowitz, avvocato americano famoso per la sua difesa delle ragioni di Israele sulla base di fatti storicamente fondati, oltre che per le innumerevoli questioni giuridiche legate alla protezione delle libertà individuali, pubblicò un libro – The Case for Israel (John Wiley and Sons) – che divenne ben presto un bestseller. Lo divenne perché Dershowitz elencò con estrema precisione tutte le accuse che venivano rivolte a Israele, smontandole a una a una e facendo riferimento alla realtà dei fatti. Dimostrò che tutte quelle accuse erano fondate su una sistematica deformazione degli eventi, sia da parte araba e palestinese, sia da parte della stampa e dell’opinione pubblica occidentali spesso ferme su un pregiudizio anti-israeliano e talvolta anche antisemita. Il libro, come detto, ebbe un grande successo, ma le questioni poste da Dershowitz a proposito delle accuse, delle falsità, delle diffamazioni contro Israele sono rimaste irrisolte. Le ragioni per le quali Dershowitz difende Israele sono alla base di qualsiasi concezione della libertà. “Mi è stato chiesto frequentemente – scrive Dershowitz – come io, libertario e liberal, possa difendere Israele. […] La verità è che io difendo Israele precisamente perché sono un libertario e un liberal”. La risposta, per il vero, non è priva di controdeduzione. E allora lo schieramento liberal che negli Stati Uniti critica Israele è, di conseguenza, nella sua maggioranza, né libertario né liberal? Ne deriva, quindi, che i democratici liberal che condividono le posizioni di Dershowitz sono una minoranza ininfluente sul complessivo atteggiamento negativo dei liberal americani nei confronti dello Stato ebraico.

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La copertina

Le loro accuse contro Israele hanno un’ampiezza, una continuità e soprattutto una pesantezza che non si riscontra in alcun altro caso dello scenario internazionale. Scrive ancora Dershowitz: “Come qualsiasi altra democrazia, Israele e i suoi leader devono essere criticati quando le loro azioni superano standard accettabili, ma la critica deve essere proporzionale, comparativa e contestuale, come lo è riguardo a tutte le altre nazioni”. Il che, invece, non è. Per di più, il mondo conservatore americano è dalla parte di Israele, ponendo la posizione dei liberal in grave svantaggio sul piano dell’equità nel giudizio su Israele. In sostanza, i liberal americani negano, o fingono di non conoscere, un fatto storico evidente: Israele ha sempre sostenuto la creazione di due Stati, a partire dall’accettazione della spartizione della Palestina il 29 novembre 1947. Da allora, il rifiuto arabo è stato pervicace e, in definitiva, la vera causa della situazione attuale. “La soluzione di due Stati – scrive Dershowitz – per il conflitto arabo-palestinese-israeliano sembra essere un ormai lontanissimo motivo di consenso per una questione che è divenuta intrattabile”. Già nel 2003 Dershowitz vedeva nell’incancrenirsi del conflitto un punto di non-ritorno. Le posizioni erano e sono inconciliabili. Israele è per la soluzione dei due Stati, i palestinesi sono per un solo Stato arabo dopo l’eliminazione di Israele. La prima soluzione è impossibile, perché i palestinesi la rifiutano, la seconda lo è ancora di più perché contemplerebbe la sparizione di Israele, evento da escludere in maniera tassativa, nonostante le roboanti quanto talvolta ridicole affermazioni dei nemici di Israele. Eppure, con il passar del tempo, la posizione di rifiuto della soluzione dei due Stati si è fatta sempre più radicale. Più la causa palestinese riceveva consensi a livello internazionale attraverso falsificazioni di ogni genere, più si consolidava tra i palestinesi la percezione di poter raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione di Israele. Dershowitz narra compiutamente l’evoluzione e il radicamento di quest’idea, a partire dallo storico rifiuto di Arafat a Camp David nel 2000. Su questo episodio cruciale l’autore narra un retroscena decisivo. Il principe saudita Bandar svolgeva il ruolo di mediatore tra le parti e, quando Ehud Barak propose ad Arafat la soluzione che prevedeva la nascita di uno Stato palestinese in termini straordinariamente favorevoli alla parte palestinese, Bandar disse al vacillante Arafat: “Spero che ricorderete, signore, ciò che vi ho detto. Se noi rifiuteremo questa opportunità, sarà un crimine”. Dopo il rifiuto di Arafat, Bandar disse che la decisione di Arafat era “un crimine contro i palestinesi, e contro l’intera regione”. Così fu. Il libro di Alan Dershowitz ha un’attualità straordinaria, perché nulla è mutato da parte palestinese. “Io osservai con orrore il crimine che stava commettendo Arafat nel rigettare l’offerta di Barak”, scrive Dershowitz. Ma, nonostante l’evidenza del significato del rifiuto di Arafat che avrebbe dovuto aprire gli occhi ai critici di Israele, lo Stato ebraico ha continuato ad essere sottoposto “a un doppio standard di giudizio e di critica per la sua azione di difesa contro le minacce alla sua stessa esistenza”.

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Antonio Donno
Già Prof.Ordinario di Storia dell'America
Università del Salento,Lecce.
Storia delle Relazioni Internazionali,Università 
Luiss,Roma. 
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