I diritti civili nella nuova Gran Bretagna 02/07/2013
Autore: Ugo Volli

I diritti civili nella nuova Gran Bretagna
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

anche se ancora non abbiamo i settantacinque milioni di musulmani della Turchia in Europa come desidererebbe il nostro ministro degli esteri Bonino (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=49696 ), Eurabia continua il suo lavoro di trasformazione del vecchio continente in una nuova terra islamica. Parliamo oggi della Gran Bretagna, che è uno dei paesi di punta in questo processo.


Sharia, benvenuti nel 9°secolo

Il sito online di un vecchio e assai diffuso quotidiano britannico, il Daily Mail, ha riportato un mesetto fa una notizia curiosa, che naturalmente non è stata ripresa da nessuno: in un sobborgo di Birmingham, l'area di Alom Rock, la polizia locale ha fermato, maltrattato, minacciato di arresto e ammonito a non farsi più vedere due americani di nome Arthur Cunningham e Joseph Abraham, per un'attività che di solito non è affatto considerata disdicevole: avevano con sé delle Bibbie e cercavano di parlare con la gente, come spesso fanno i protestanti. E allora perché la polizia li ha trattati in questa maniera? Semplice, quell'area, hanno spiegato, è "musulmana" e nessuno vi può predicare la Bibbia (http://www.dailymail.co.uk/news/article-1023483/You-preach-Bible-Muslim-area-What-police-told-Christian-preachers.html#ixzz2Y0nYHctN ). Bell'esempio di libertà di parola e di religione, che riporta un pezzetto di Inghilterra, ma chissà quanti altri, alle condizioni del Medio Oriente: non si può fare proselitismo cristiano a Baghdad o a Istanbul o a Karachi (e naturalmente non a Ramallah o a Betlemme), perché si potrebbe potere a Birmingham? Se un'area è musulmana, in Inghilterra come nello spazio occupato dall'Entità Sionista, valgono le leggi islamiche e il tentativo di far compiere apostasia a dei fedeli dell'Islam merita ben altro che un rabbuffo poliziesco, è un reato da pena capitale dovunque regna l'Islam.

Ma non occorre fare un reato così grossolano come la predicazione cristiana per essere persone non gradite nella nuova Inghilterra. Basta avere un po' troppi timbri israeliani sul passaporto. Se n'è accorto un altro americano, Luis Cantor, arrivato in Gran Bretagna per lavoro, che è stato trattenuto all'aeroporto per nove ore e poi respinto al mittente, senza nessuna spiegazione, ma con evidenti espressioni antisemite da vari personaggi della polizia di frontiera. Una storia allucinante, che potete leggere qui: http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/169483#.UdJ7XPl7KWY

Il problema è politico, naturalmente, ma alla base c'è un fatto demografico. La percentuale della popolazione britannica che conserva la tradizionale affiliazione religiosa cristiana è in caduta libera: anche se fra il 2001 e il 2011 la popolazione complessiva di Inghilterra e Galles è aumentata di 3,7 milioni, i cristiani sono diminuiti di 4,1 milioni, passando dal 72% al 59% in un decennio, per lo più persone anziane. E nel frattempo il nome più popolare fra i nuovi nati nel paese è diventato "Muhammad" (8,146 neonati, se si sommano i diversi nomi di trascrivere il nome, contro 7.523 Harry). Le prospettive sono conseguenti: la natura demografica della Gran Bretagna nei prossimi decenni subirà una deriva che ormai è difficile da controllare (http://www.gatestoneinstitute.org/3735/britain-islamic-future ). Tutto ciò non è casuale, dice il direttore di "Migration Watch" (http://www.migrationwatchuk.org/ ), Sir Andrew Green, "ma il frutto di una politica deliberata da parte laburista". Una politica che, bisogna dire, va molto al di là della Gran Bretagna e coinvolge anche il nostro paese: che si tratti del bizzarro ideale del "meticciato" universale, o di più concreti, ma molto miopi calcoli elettorali. Per ora, chi ne soffre sono i diritti civili, non degli immigranti islamici ma degli altri.

Ugo Volli