Il multiculturalismo e il fallimento dell’Europa 17/02/2011
Autore: Manfred Gerstenfeld

Il multiculturalismo e il fallimento dell’Europa
di Manfred Gerstenfeld
(traduzione di Angelo Pezzana)


Manfred Gerstenfeld

Il multiculturalismo nell’ Europa occidentale ha dichiarato il suo  fallimento. E’ quanto ha detto pochi mesi fa il Cancelliere tedesco Angela Merkel, ed è stato ripetuto recentemente dal Primo Ministro britannico David Cameron e dal Presisente francese Nicolas Sarkozy. Un’altra dichiarazione simile è stata fatta questa settimana dal vice Primo Ministro olandese  e leader dei Cristiano-democratici, Maxime Verhagen. Quel che la grande maggioranza dei loro concittadini aveva capito già da molti anni,  i loro leader hanno impiegato troppo tempo per capirlo e ammetterlo.

Le previsioni di quei pochi leader politici che erano più avanti rispetto al loro tempo ppossono essere anche peggiori.Una di queste è del precedente leader del Parito Liberale olandese e Ministro della difesa Frits Bolkestein. Nel 1991 ha pubblicato sul giornale De Volkskrant un articolo nel quale esprimeva le sue opinioni in merito alle diverse culture. Bolkestein riassumeva il suo pensiero in una intervista che gli feci pochi anni fa: “ l’attuale politica di ‘integrazione con il mantenimento dell’identità culturale’ deve cambiare in ‘ integrazione nella società olandese anche se questo significa adattare la propria’ “. Aggiunse che dove i valori islamici degli immigrati fossero in conflitto con quelli essenziali della società olandese, questi ultimi avrebbero dovuto prevalere.

Per non lasciare dubbi, Bolkestein ha aggiunto che “ riferendoci alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la civiltà europea è superiore a quella islamica. Tutte le civiltà si basano su questo criterio.”  Citò come esempio l’antica civiltà dei Romani come superiore a quella dei Galli, gli attuali francesi, e quella democratica della Germania del dopoguerra, la cui cultura è superiore a quella della Germania comunista dell’Est.

Dieci anni dopo, quando Bolkestein era Commissario europeo, anche i suoi colleghi non capirono ciò che lui aveva previsto dieci anni prima. Bolkestein cercò due volte di introdurre nella Commissione il problema delle società multiculturali in Europa e il rischio di una immigrazione musulmana senza limiti. Ma i suoi colleghi si rifiutarono di discuterne. Più avanti Bolkestein disse a un altro commissario che aveva l’impressione che i membri della commissione ‘ lo considerassero un razzista’. Il suo collega gli rispose di lasciar perdere.

Per gli ebrei europei non ne è venuto niente di buono dalla forte immigrazione musulmana. O, per dirla senza eufemismi: il flusso massiccio della immigrazione non selettiva dai paesi musulmani nell’Europa occidentale, e il fallimento dell’integrazione di molti nelle società europee, è quanto di più negativo sia accaduto agli ebrei europei negli ultimi cinquant’ anni. Molti fra questi immigrati hanno introdotto dai loro paesi d’origine pericolosi pregiudizi antisemiti, e li hanno trasmessi ai loro figli. In alcuni casi, l’antisemitismo di questi musulmani è persino ancora più violento di quello  delle popolazioni d’origine. Non v’è dubbio che l’apporto dei musulmani negli attacchi antisemiti nell’Europa occidentale è molto al di sopra di quello della popolazione in generale.

E spesso le prime vittime sono gli ebrei, e come sempre non saranno gli ultimi. In parte a causa della xenofobia europea, in parte per via dei molti problemi e degli attacchi subiti,  causati da religione, sistema di valori, e abitudini di una parte della popolazione musulmana. Temi quali la macellazione rituale e la circoncisione sono spesso criticati. Su questa scia, i rituali ebraici vengono anche attaccati e minacciati sul piano legale.

La forte immigrazione musulmana in Europa è in molti modi profondamente problematica per Israele. Una sua componente è responsabile dell’incitamento alla violenza anti-israeliana. Il loro numero è sufficientemente elevato da ottenere dai partiti politici molte concessioni in cambio del voto. Alle elezioni,  può fare la differenza. In più, condividere le loro posizioni sul conflitto israelo-palestinese, per i politici europei è stato come aver trovato un mezzo per dargli qualcosa che ai partiti non costa nulla.

Gli ebrei europei e Israele possono entrambi solo dispiacersi  che sia toccato a dei leader europei denunciare il fallimento di un multiculturalismo che è stato respinto in molti paesi europei. Il ritardo nell’averlo capito rivela un’altra decisiva lezione per Israele. Sarebbe toccato ai massimi leader d’Europa, venti anni fa, capire le cause di questo sviluppo negativo nei loro rispettivi paesi. Questo evidenzia come le loro opinioni su argomenti di fondamentale importanza non possono più essere credute. I politici israeliani devono dirlo senza timidezza. Questi argomenti spiegano perchè l’Europa, che ha prodotto politiche errate in casa propria così a lungo, sta facendo gli stessi errori in Medio Oriente.

Manfred Gerstenfeld è direttore del Jerusalem Center for Public Affairs