Egitto: la Spia Kung Fu e i suoi presunti capi del Mossad 04/01/2011
Autore: Zvi Mazel/Michelle Mazel

Egitto, ultimo dramma: la Spia Kung Fu e i suoi presunti capi del Mossad
di Zvi Mazel
(traduzione di Angelo Pezzana)


Zvi Mazel

In aggiunta all'analisi di Zvi Mazel sulla società egiziana, è utile leggere l'articolo uscito sul Jerusalem Post di oggi, 04/02/2011, nel quale un gruppo di avvocati egiziani  accusa Israele di essere il responsabile della strage nella chiesa copta di Alessandria. Per leggerlo cliccare sul link sottostante.

http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=202019

Ecco l'articolo di Zvi Mazel:

Storie di spie israeliane in Egitto non rappresentano una novità, ma questa delirante, su una rete di spie, non ha precedenti. Stando a quanto si è saputo, articoli prolissi raccontano fatti non credibili, l’atto di accusa da solo è lungo 508 pagine ! E non serve a nulla chiedersi se questo diluvio di informazione  serva a distrarre la pubblica opinione dagli attuali problemi del paese. Le recenti elezioni parlamentari hanno diffuso un pesante imbarazzo, con più del 96% dei seggi andati al partito di governo e ai suoi alleati e l’opposizione praticamente rimasta fuori a guardare. E’ stata una truffa in grande scala, con i Fratelli Musulmani precipitati da 88 seggi, nel parlamento precedente, a zero oggi. Anche i partiti laici, che almeno avrebbero dato al governo una parvenza di democrazia, sono stati eliminati. Si sono levate critiche profonde, nello stesso Egitto e nel mondo arabo, malgrado il fatto che Stati Uniti e Unione europea abbiano usato toni cauti nelle loro reazioni per non indebolire il regime di Mubarak in vista delle elezioni presidenziali che si terranno a fine anno. La “scoperta” di una rete di spie israeliane si è rivelata estremamente utile e puntuale. Ogni volta che qualcosa va male nel mondo arabo, Israele è il capro espiatorio per eccellenza. Ma c’è stata anche un’altra ragione: l’uscita in Israele di un libro, nel quale si dimostra, aldilà di qualsiasi dubbio, che Ashraf Marouan, un ufficiale egiziano di alto grado, sposato nientemeno che con la figlia di Nasser, ma anche poi molto vicino a Sadat, era una spia di Israele. “L’Angelo”, scritto dal professor Uri Bar Yosef, ha creato in Egitto un imbarazzo ancora più grande. E’in traduzione in inglese e arabo, e il racconto della scoperta di una rete di spie israeliane di lato livello può essere un tentativo di attenuare lo shock dovuto all’essere stati messi sotto accusa i servizi di sicurezza.

L’odierno furibondo attacco a Israele è cominciato qualche settimana fa quando il governatore della regione sud del Sinai ha accusato il Mossad di avere allevato e poi traspotato uno squalo a Sharm al Sheikh, la più importante fonte di valuta straniera in Egitto, al fine di danneggiarne il turismo. Affermazione che ha provocato ilarità sui media occidentali e persino in Egitto la gente non si è “bevuta” la storia. Pochi giorni dopo è scoppiata sui giornali la bomba della rete di spie israeliane. Una spirale di dettagli e contraddizioni difficile da credere. Presumibilmente c’erano due israeliani (che se ne sono spariti in  tempo) e quattro egiziani, inclusa una coppia di star del basketball famosa tempo addietro.Secondo le istruzioni da parte isrealiana, i due avevano messo su, insieme a un egiziano, due uffici addetti alle telecomunicazioni, uno in Egitto e l’altro in Gran Bretagna. L’ufficio del Cairo presumibilmente prendeva nota dei nomi di ufficiali di alto rango e li trasmetteva in Gran Bretagna, da dove poi arrivavano in Israele. Nel medesimo tempo, la spia israeliana si incontrava con una donna egiziana, direttrice delle relazioni pubbliche in una agenzia turistica, da dove, dietro pagamento, forniva informazioni sui gruppi di turisti cinesi e giapponesi in viaggio verso il Sinai. Queste informazioni erano usate da Israele per rapire i turisti (!), per poi liberarli nel Sinai dopo breve tempo. Questo per  minare la sicurezza nella regione. A quanto è uscito sui giornali, i quattro egiziani, dopo essere stati arrestati e interrogati, hanno confessato e subiranno un processo, mentre l’interpol è stato incaricato di rintracciare le due spie israeliane che erano riuscite a dileguarsi.

Le due storie non hanno convinto. Nessuno dei turisti “rapiti” ha mai aperto bocca, nemmeno per protestare. Perchè poi Israele doveva creare problemi in Sinai ? Le forze egiziane svolgono un ruolo vitale nel prevenire il contrabbando di armi e missili, come pure il passaggio di terroristi da Egitto a Gaza e viceversa. Ma c’era ancora un altro aspetto della questione. Se a Israele fossero arrivate dai due uffici informazioni rilevanti, questo avrebbe rappresentato un successo, e, di conseguenza, uno smacco per l’apparato di sicurezza egiziano.

A questo punto entra in scena sui media egiziani la spia Kung Fu. All’inizio del 2007,Tarek Abdel Razek, un istruttore di Kung Fu formatosi in Cina,  mentre era in Egitto si era trovato in difficoltà finanziarie, per cui decise di rientrare in Cina. Ma anche lì le sue finanze andavano male, per cui si decise ad offrire i suoi servizi a un sito online del Mossad (secondo un’altra versione, vide un annuncio nel quale si cercavano candidati per un lavoro in una società commerciale israeliana, con  la possibilità di guadagnare un milione di dollari..).  Lui rispose  e fu contattato qualche tempo dopo da un certo Yosef Dinur. Così cominciò il suo lavoro per il Mossad. Dalla fine del 2007 all’inizio del 2008 fu mandato per un corso di formazione in alcuni paesi asiatici per imparare il mestire di spia, gli fu dato tutto l’equipaggiamento necessario, incluso un computer “dal valore di due milioni di dollari” e un cellulare. Viaggiò con tutti quegli strumenti da un paese all’altro senza destare allarmi, disse, solo una  attrezzatura molto sofisticata di un servizio di contropsionaggio avrebbe potuto accorgersene. Il suo diretto superiore,  un certo Moshe Idie, gli disse di aprire in Cina una società di import-export di olio d’oliva e altri prodotti, e di creare un sito internet per la ricerca  di ingegneri in telecomunicazioni in Siria, Libano e Egitto, i quali sarebbe poi stati arruolati nel Mossad. Razek viaggiò in Siria con il pretesto di curare i suoi interessi  commerciali, ma in realtà per tenere i contatti  con una spia dl Mossad di alto livello, tale Saleh al Nijim, incaricato presso i servizi di sicurezza nucleari (!) siriani. Era lui il responsabile dell’invio in Israele delle informazioni sul programma nucleare siriano, e, a sentire Abdel Razek, anche del progetto di arricchimento dell’ uranio, dove sarebbe stato situato e dove le scorie nucleari sarebbero state sepolte.  Questo scambio sarebbe avvenuto usando il computer. Razek lo rifornì di hashish, vino, viagra e,ovvaimente, denaro. AlNijim comunicava anche direttamente con il Mossad via cellulare. Razek aggiunse che era stata la spia siriana ad aiutare Israele a localizzare il reattore nucleare e distruggerlo.

Abdel Razek, secondo la stampa egiziana,  fu anche il tramite con la spia numero uno in Egitto, dal nome “alustaz” (il professore), che è stato collegato con il Mosaad negli ultimi 20 anni.

Una storia sicuramente garnde. Conta poco che, per quangto riguarda la Siria,  le date non funzionino. Il sito nucleare siriano è stato bombardato nell’ottobre 2007, quando Razek era ancora sotto addestramento in un paese asiatico, e non si recò in Siria  prima del 2008. E’ poi difficile credere che il Mossad abbia nominato Abdel Razek “spia numero uno nella regione”, dandogli pure il nome delle spie in Siria ed Egitto, quando in questo campo vale la regola dei compartimenti non comunicabili.

Abdel Razek rivelò durante gli interrogatori che Yosef Dinur, l’uomo che l’aveva reclutato, si era vantato che erano stati gli agenti del Mossad a sabotare le linee telefoniche sottomarine che collegavano l’Egitto con l’Italia un anno e mezzo fa, causando seri danni all’Egitto e ai suoi rapporti internazionali.. Nessuno si è chiesto quale interesse aveva Israele a farlo, ma i media egiziani sono stati pronti a indicare quanto fossero perfidi i loro vicini.

Potremmo andare avanti, ci sono molte altre storie sui giornali sul processo che inizierà il 15 gennaio, che butteranno benzina sul fuoco, anche se l’avvocato difensore di Razek ha dichiarato al quotidiano al alMasry il 28 dicembre scorso che il suo cliente è un uomo pieno di contraddizioni, suggerendo di avere molti dubbi sulle storie che ha raccontato.

 E’ comunque importante notare che l’ex vice ministro per la sicurezza ha dichiarato al popolare settimanale “alYom alSabe", il 20 dicembre scorso, che questo episodio non è il primo nella storia delle relazioni tra Israele e Egitto, nè sarà l’ultimo; lo spionaggio israeliano in Egitto è un dato di fatto, ha aggiunto, e si porà fermare solo con l’espulsione dell’ambasciatore. Ma questo non avverrà. L’Egitto non taglierà i legami diplomatici con Israele  per una storia di spie che hanno poco rilievo nei reciproci rapporti, aggiungendo che l’informazioneè una strada a doppio senso. L’Egitto ha agenti  che spiano in Israele molto più efficienti di quelli che sono stati scoperti,si è vantato.

In questo modo l’opinione pubblica è stata distratta dai reali problemi del paese con una storia inverosimile sulla malvagità di Israele, mentre l’onore dell’Egitto è rimasto intatto. E questo continua: dopo l'attentato di Alessandria, gli islamisti cercano di addossarne la responabilità a Israele, malgrado l'evidenza dei fatti.

(Zvi Mazel, già Ambasciatore israeliano in Romania, Svezia ed Egitto, è
membro del Jerusalem Centre for Pubblic Affairs and State)