L'Egitto dice a Israele come deve comportarsi
nell'intervista compiacente di Alix Van Buren
Testata: La Repubblica
Data: 10/11/2007
Pagina: 14
Autore: Alix Van Buren
Titolo: Intesa strategica fra Italia e Egitto e uno stato palestinese nel 2008

Ecco come si esprime il ministro degli esteri egiziano,Ahmed Aboul Gheit, nell'intervista su REPUBBLICA di oggi 10/11/2007, a pag.14, di Alix Van Buren dal titolo " Intesa strategica fra Italia e Egitto e uno stato palestinese nel 2008". Ecco le sue parole: " Israele compia gesti distensivi,congeli le colonie, liberi migliaia di prigionieri, rimuova i posti di blocco nella West Bank ", neanche un "consiglio" alla parte palestinese, per esempio di smetterla con il terrorismo, il lancio di missili, Hamas e Hezbollah come se non esistessero, e il riarmo atomico della Siria una bazzeccola. E' Israele che non deve difendersi, l'obiettivo. Naturalmente Alix Van Buren si guarda bene dal fargli qualche domanda in merito.

«Se Israele vuole o no la pace lo sapremo entro breve: aspettiamo a giorni l´invito alla Conferenza di Annapolis. L´Egitto chiede al governo Olmert dei gesti distensivi, però la confisca di nuove terre palestinesi nell´area attorno a Gerusalemme non rasserena certo l´atmosfera». Ahmed Aboul Gheit, potente ministro degli Esteri egiziano, arriva a Roma, crocevia dell´alta diplomazia mediorientale alla vigilia della Conferenza di pace voluta da George W. Bush. In forma, mattiniero (un caffè poco dopo le luci dell´alba) reca con sé il folto cahier de doléances: Palestina, Libano, Iraq. Sopra a tutto, il disegno di una rete di alleanze strategiche. La prima è con l´Italia.
«Sarà un´intesa senza precedenti fra un Paese del Nord Mediterraneo, l´Italia, e uno del Sud, l´Egitto. Approfondirà la collaborazione in ogni settore: una sorta di alleanza strategica suggellata da un summit bilaterale annuale. Con la Farnesina, com´è naturale, abbiamo parlato dell´incontro di Annapolis».
Lei ha ricevuto l´invito di Washington?
«No, che non è arrivato: forse verrà il 20 del mese. Ma il punto è un altro, e cioè se prima israeliani e palestinesi si accorderanno su una linea-guida. Ascolti, la Conferenza dura un giorno appena: si ascolteranno interventi e commenti. Il negoziato, se va bene, inizierà subito dopo e si concluderà, speriamo, entro il 2008 con un accordo comprensivo e la nascita di uno Stato palestinese».
L´Egitto partecipa senza condizioni?
«I nostri sono auspici: che Israele nelle prossime 3-4 settimane congeli gli insediamenti, riapra le istituzioni palestinesi a Gerusalemme Est, liberi centinaia se non migliaia di prigionieri, rimuova gran parte dei checkpoint. Ad Annapolis si respirerebbe un´aria più positiva.
«Per il resto, i parametri della pace li conoscono tutti: sono gli stessi ripetuti dal piano arabo e dall´intesa di Clinton del 2000: uno Stato palestinese sui territori occupati nel 1967 con un minimo scambio territoriale, un accordo su Gerusalemme Est e sul nodo dei profughi».
L´Egitto imbocca la via dell´energia nucleare. È una risposta all´Iran?
«No, col petrolio che sfiora i 100 dollari al barile, il costo è insostenibile. Dobbiamo pensare alle generazioni future, alle fonti di energia pulita: anche al sole e al vento».
Però è un ribaltone rispetto alla politica del disarmo nucleare in Medio Oriente, non le pare?
«Noi vogliamo una regione priva di arsenali atomici, ma due mesi fa la nostra risoluzione all´Aiea è stata bocciata - peccato - grazie anche all´Europa. L´opposizione di America e Israele ce l´aspettavamo. Ma della Ue, no davvero».
Vale a dire, ministro?
«Gran Bretagna e Francia, le due potenze nucleari, hanno preso in ostaggio la politica europea per garantirsi libertà nel passaggio, l´uso, lo stoccaggio delle armi atomiche. E dire che avevamo il consenso di Russia e Cina».
Un´azione americana contro l´Iran può frenare la corsa regionale al riarmo?
«Inasprirebbe una situazione già complessa. Siamo in tempo per una soluzione politica. Intanto è urgente riavviare il processo di pace».
L´israeliano Olmert e il palestinese Abbas, leader considerati deboli, possono concludere la pace?
«Più dei leader conta la volontà dei popoli: nei sondaggi la maggioranza di palestinesi e israeliani vuole la pace. A loro dovrebbe essere sottoposto l´accordo scaturito da Annapolis dopo la ratifica della Knesset e di un governo palestinese nato da nuove elezioni».
Dunque lei è ottimista, signor ministro?
«Io spero. La mia, è la speranza del pessimista».

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