David Grossman rifiuta di stringere la mano a Olmert
la cronaca di Alberto Stabile
Testata: La Repubblica
Data: 08/11/2007
Pagina: 1
Autore: Alberto Stabile
Titolo: Grossman non dà la mano a Olmert neinte saluti al premier della guerra

In prima pagina e a pagina 16, La REPUBBLICA dell'8 novembre 2007 pubblica un articolo di Alberto Stabile sul rifiuto di David Grossman di stringere la mano al premier israeliano Ehud Olmert.

In un passaggio dell'articolo, le opinioni personali di Stabile, quelle di Grossman e i fatti, appaiono sovrapposti e confusi:
"Quel giorno, al di la della confronto personale, Gorssman invitò Olmert ad uscire allo scoperto, ad assumere un´iniziativa forte, ad osare di abbracciare il dialogo coi nemici e criticò l´atteggiamento del premier che, dopo l'esito disastroso della guerra era impegnato a difendere la sua reputazione più che ad aprire un nuovo capitolo. Le cose non sono molto cambiate da allora. C´è il dialogo con abu Mazen, fato di sorrisi, pranzi e strette di mano, ma c´è anche la paura di Olmert di concedere «troppo» ai palestinesi e di doversi trovare esposto agli attacchi dell´opposizione interna"
Dialogo "fatto di sorrisi, pranzi e strette di mano", senza sostanza," paura di Olmert di concedere «troppo» ai palestinesi ", non prudenza negoziale.
Il titolo a pagina 16 (Grossman non dà la mano a Olmert neinte saluti al premier della guerra) è particolarmente fuorviante: fa ritenere ai disinformati che Olmert abbia iniziato una guerra di aggressione, mentre la campagna militare in Libano fu la risposta a un attacco del gruppo terroristico
Ecco il testo completo:


David Grossman, il celebre scrittore israeliano e convinto pacifista che ha perso un figlio nella guerra in Libano l´anno scorso, si è rifiutato di stringere la mano al premier israeliano Ehud Olmert. Il fatto è accaduto ieri sera in occasione di una cena di gala per la consegna di un premio televisivo a Gerusalemme.

Grossman contro Olmert. La polemica del grande scrittore israeliano impegnato sul fronte della pace verso il primo ministro cauto e temporeggiatore si è espressa ieri in una forma di pubblico dissenso allorquando in occasione della cerimonia per l´assegnazione del Premio Emet, uno dei riconoscimenti più prestigiosi assegnati dal overno israeliano, Grossman s´è rifiutato di stringere la mano del premier. Mentre gli altri premiati sfilavano davanti a Olmert per riceverne le congratualzioni, l´autore di «Vedi alla voce: Amore», è rimasto al suo posto e Olmert, scuro in visto, non si è alzato dalla sedia.
La cerimonia, indetta come ogni anno al teatro di Gerusalemme, veniva ripresa in diretta dalla Tv. La sala era piena. Personalità di governo e autorità nelle prime file. Undici personalità della cultura, dell´arte, della ricerca scelti per condividere un premio di un milione di dollari. E Grossman a rappresentare le lettere israeliane ma anche l´impegno politico per la pace, per il dialogo, per la ripresa di quel negoziato che, assieme agli altri due principi della letteratura israeliana, Amos Oz e Avraham Jeoshua, non ha mai smesso di sollecitare. Fino all´ultimo appello al governo, di poche settimane fa, con la richiesta di stabilire contatti con il Movimento islamico, Hamas.
«Suppongo possiate immaginare perché non ho stretto al mano al primo ministro», ha detto Grossman ai giornalisti alla fine della cerimonia. E il pensiero è corso ad un anno fa, al discorso che lo scrittore tenne in Piazza Rabin in occasione dell´undicesimo anniversario della morte dell´artefice degli accordi di Oslo.
Grossman ha peso un figlio, Uri, di 22 anni, nella seconda guerra del Libano, ucciso 48 ore prima che venisse messa in atto la tregua tra Israele e gli Hezbollah, Tregua che era già stata decisa ma che veniva tatticamente rinviata. Olmert comise l´errore di considerare le critche di Grossman sulla condotta della guerra e soprattutto del negoziato che vi avrebbe posto fine come espressioni del dolore di un padre.
Grossman gli rispose dalla tribuna di Piazza Rabin: «Sono, sì, un padre che soffre, ma quello che mi addolora è ciò che lei e i suoi amici state facendo a questo paese».
Quel giorno, al di la della confronto personale, Gorssman invitò Olmert ad uscire allo scoperto, ad assumere un´iniziativa forte, ad osare di abbracciare il dialogo coi nemici e criticò l´atteggiamento del premier che, dopo l'esito disastroso della guerra era impegnato a difendere la sua reputazione più che ad aprire un nuovo capitolo. Le cose non sono molto cambiate da allora. C´è il dialogo con abu Mazen, fato di sorrisi, pranzi e strette di mano, ma c´è anche la paura di Olmert di concedere «troppo» ai palestinesi e di doversi trovare esposto agli attacchi dell´opposizione interna. Il consiglio di Grossman non è stato accolto dal premier e lo scrittore non l´ha perdonato.

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