Anniversario della morte di Rabin
oltre centociquanta mila in piazza
Testata:
Data: 04/11/2007
Pagina: 12
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Anniversario Rabin, l’ira della famiglia contro i giudici e il killer Amir
Da L'UNITA' del 4 novembre 2007 un articolo di Umberto De Giovannangeli sulla manifestazione a Tel Aviv per ricordare Ytzhak Rabin.Le critiche rivolte durante la manifestazione ai giudici che sarebbero stati troppo indulgenti con Ygal Amir, l'assassino di Rabin, e alla decisione di permettere la cerimonia di circoncisione di suo figlio nel giorno dell'anniversario del delitto diventano per u.d.g. critiche all'intero "sistema giudiziario israeliano".
Si vuole evidentemente sfruttare l'assassioni di Rabin e le successive polemiche èer  mettere Israele sul banco degli accusati.

Ecco il testo: 


OLTRE centocinquanta mila in piazza, la «sua piazza». Oltre centocinquantamila per ricordare il generale che cercò la pace e per questo, dodici anni fa, in quella
stessa piazza, fu assassinato da un giovane zelota dell'estrema destra israeliana. Non c'è odio in quella piazza, ma indignazione e, soprattutto, voglia di guardare al futuro. Un futuro di pace. Nel segno di Yitzhak Rabin. E il futuro di Israele sono i tantissimi giovani che popolano la piazza nel centro di Tel Aviv. Molti di loro erano poco più che bambini quando, quella notte di 12 anni fa, il cuore di Israele si fermò con quello del premier assassinato dopo essere sceso dal palco dove, emozionato e sorridente, aveva intonato assieme ad altre duecentomila voci, la Canzone della pace. Un imponente servizio di sicurezza presidia la piazza e le strade antistanti. Sul palco, assieme ai figli di Rabin, c'è il capo dello Stato israeliano, il premio Nobel per la Pace Shimon Peres. A fianco, il leader laburista e ministro della Difesa Ehud Barak. Mentre la manifestazione ha inizio, all'aeroporto Ben Gurion, pochi chilometri di distanza da Piazza Rabin, atterra l'aereo con a bordo la segretaria di Stato Usa Condoleezza Rice. Al centro della sua missione in Israele e nei Territori, c'è la preparazione della Conferenza di Annapolis, in programma a fine mese.
I 150mila riuniti a Tel Aviv puntano su quell’appuntamento e chiedono al governo guidato da Ehud Olmert di fare di tutto perché la Conferenza abbia buon esito. Speranza e dolore. Indignazione e rabbia. Nel dodicesimo anniversario dell'uccisione del premier laburista, da quella piazza piena di passione, la famiglia di Yitzhak Rabin lancia un pesante attacco contro il sistema giudiziario israeliano che, «con una decisione oltraggiosa» ha consentito all'assassino, Yigal Amir, di celebrare oggi la circoncisione del figlio nel penitenziario in cui sconta l’ergastolo. «Hanno trasformato la sua prigione in una sala per ricevimenti» esclama sgomento Yuval Rabin, il figlio dello statista, parlando alla folla. Yuval accusa il sistema giudiziario israeliano di essere stato «colpevolmente molle« sia 12 anni fa, quando non seppe neutralizzare quanti nella estrema destra nazionalista sobillavano contro il padre, e ancora oggi quando ha consentito al killer «di farsi beffe delle leggi». «L'assassino non agì da solo - afferma - Fu anzi attivato da persone a cui non sono state richieste spiegazioni e che non hanno pagato il prezzo». Una evidente allusione ai rabbini estremisti che avevano definito Rabin un «persecutore del popolo ebraico» (per la sua disponibilità di massima a rinunciare a lembi della storica Terra d'Israele in cambio della pace con i palestinesi) e dunque passibile di morte.
«Questa è una manifestazione di ricordo e anche di protesta», sintetizza Dalia Rabin-Pelossof, la figlia di Yitzhak Con altrettanta foga si esprime Ehud Barak, che pure si è scagliato contro «quegli esponenti politici che presero parte alla sobillazione e che non hanno poi compiuto un esame di coscienza». Anche Barak biasima i giudici israeliani: ma assicura che malgrado le loro «distorsioni» e le loro mancanze «il basso assassino non beneficerà di perdoni o di grazie, resterà in cella fino al suo ultimo giorno».
In un discorso molto duro Barak ha poi lanciato numerose frecciate in direzione del premier Ehud Olmert, lasciando trapelare per la prima volta la possibilità che il Labour stia maturando la decisione di lasciare il governo di coalizione. «Dobbiamo stringerci fra di noi, un giorno - ha previsto - saremo noi a guidare Israele verso la pace dei coraggiosi». Riferendosi alla prossima Conferenza di Annapolis Barak osserva, per la prima volta in pubblico: «Si tratta di una vera occasione, non di una minaccia. Ho grande speranza che essa si riveli un successo». A concludere è Shimon Peres, che si trovava al fianco di Rabin nella notte dell'attentato. «Ogni volta che salgo su questo palco - dice - mi guardo a sinistra e a destra, nella speranza, chissà di vedere di nuovo Yitzhak...». Come allora, la piazza era ieri sera piena di giovani entusiasti. «Siete voi - scandisce Peres - i continuatori della politica di Rabin. Lui vi ha passato la torcia, sta a voi tenerla alta».

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