Abu Mazen dialoga con i "moderati" di Hamas
non è un buon segno per la pace, ma u.d.g. fa capire il contrario
Testata:
Data: 03/11/2007
Pagina: 11
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Abu Mazen incontra il «nemico» Hamas
Sull' UNITA' del 3 novembre 2007, Umberto De Giovannageli riferisce dell'apertura di Abu Mazen ai "moderati" di Hamas.
I "moderati" o "pragmatici" di Hamas sono disposti a un accordo con Fatah e forse a rimandare la guerra contro Israele. A rimandarla, non a rinunciarvi.
Israele, per loro, deve comunque essere distrutta.

Il dialogo conn questo genere di "moderati" non è certo un aiuto alla pace, ma u.d.g. si guarda bene dal farlo capire ai suoi lettori.

Ecco il testo:


DISLOCA centinaia di agenti a Nablus. Apre ai «pragmatici» di Hamas. Alla vigilia di una nuova spola israelo-palestinese della segretaria di Stato Usa Con-
doleezza Rice, il presidente dell’Anp Mahmud Abbas (Abu Mazen) ha ordinato ieri la dislocazione di centinaia di agenti nella turbolenta città cisgiordana di Nablus e - per la prima volta dal giugno scorso - ha accettato di incontrare alcuni esponenti moderati di Hamas. A questi ha comunque chiarito in forma inequivoca che prima di qualsiasi dialogo politico con Hamas sarà necessario ripristinare a Gaza la situazione che vi vigeva ai primi di giugno, prima del colpo di mano militare.La dislocazione di 300 agenti palestinesi (addestratisi negli ultimi mesi a Gerico, Cisgiordania) è stata coordinata strettamente con Israele e con Keith Dayton, il rappresentante della Rice nella zona. Nei prossimi giorni, altri 200 uomini saranno dislocati a Nablus dove, dietro assenso di Israele, potranno agire armati. Ma solo fra le sei di mattina e la mezzanotte, precisano fonti militari israeliane. Gerusalemme, a quanto pare, si riserva la prerogativa di compiere arresti e retate in una città dove, secondo informazioni di intelligence, vi sono ancora cellule clandestine che progettano attentati e numerosi laboratori dove si confezionano ordigni.Il primo ministro palestinese Salam Fayad, che ieri si è recato di persona a Nablus, ha affermato che è questo «il primo passo verso il ripristino del controllo di sicurezza sulla intera Cisgiordania» da parte dell Anp. Un segnale importante in direzione della Rice, in vista della Conferenza regionale di Annapolis (Usa) alla fine del mese.
Nelle stesse ore a Ramallah Abu Mazen era impegnato nelle preghiere del venerdì assieme con tre esponenti islamici, fra cui spiccava l’ex vicepremier Nasser a-Din al-Shaer. Un personaggio politico di prestigio, che in passato ha fatto spesso da trait d’union fra Hamas ed al-Fatah. L’invito alla preghiere del venerdì nella Muqata di Ramallah conteneva anche una strizzata d’occhio beffarda. Ancora pochi giorni fa un esponente della ala radicale di Hamas, Nizar Rayan, aveva infatti previsto in un comizio che «il prossimo autunno Abu Mazen cadrà come una foglia morta» e che allora Hamas avrebbe indetto preghiere pubbliche nel suo ufficio nella Muqata. Parole da cui traspariva, nemmeno velata, la minaccia di un futuro colpo di mano islamico in Cisgiordania, analogo a quello condotto a Gaza. La risposta del capo dei servizi di sicurezza palestinese in Cisgiordania, Tawfik Tirawi, era stata immediata ed energica: l’Anp, ha detto, saprà sbarrare la strada a Hamas. Una serie di arresti prima e la dislocazione degli agenti ieri a Nablus hanno dato maggiore sostanza alle parole. Da parte sua invitando islamici pragmatici nel suo ufficio Abu Mazen ha messo una volta di più in luce le lacerazioni di Hamas. E su di esse il raìs palestinese sembra intenzionato ad agire. u.d.g.

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