L'intimidazione degli islamici "moderati"
e i veri "martiri" del terrorismo: le sue vittime, come i 572 curdi yazidi massacrati in Iraq
Testata: Il Foglio
Data: 26/10/2007
Pagina: 1
Autore: Amy Rosenthal - Giulio Meotti
Titolo: De bello islamico - “Non dimenticate gli yazidi”. Così Glucksmann celebra i veri “martiri”
Dal FOGLIO del 26 ottobre 2007, un articolo di Amy rosenthal sul  on Council American-Islamic Relations, organizzazione che si presenta come moderata, ma non lo è.

Il sito internet del Consiglio per le relazioni islamo-americane (Council on American-Islamic Relations, Cair) afferma che la sua missione è “migliorare la comprensione dell’islam, incoraggiare il dialogo, proteggere le libertà civili, favorire l’emancipazione degli islamici americani e costruire coalizioni volte a promuovere la giustizia e la comprensione reciproca”. L’organizzazione però non sembra poi così propensa al dialogo. Il suo recente tentativo di ridurre al silenzio Robert Spencer e il suo sito web “Jihad Watch”, che fornisce notizie sulle attività jihadiste in qualsiasi parte del mondo, ne è un esempio. Sebbene il Cair lo abbia “ripetutamente diffamato sui media americani a partire dal 2003”, come Spencer racconta al Foglio, “gli sforzi sistematici per ridurmi al silenzio sono iniziati il 1° agosto, il giorno precedente a un mio discorso intitolato ‘la verità sul Consiglio per le relazioni islamo-americane’ nell’ambito di una conferenza ospitata dalla Young America’s Foundation, un’organizzazione di spicco nel mondo conservatore con sede a Washington”. Come spiega David Horowitz, direttore del Freedom center e della rivista FrontPage, oltre che animatore con lo stesso Spencer della campagna che si conclude oggi per la “consapevolezza contro l’islamo-fascismo” nelle università americane, “un importante studio legale di Washington ha detto alla fondazione che Robert è un bugiardo che trabocca odio e che il Cair aveva chiesto allo studio ‘di fare ricorso con qualsiasi strumento legale per confutare ogni affermazione falsa e diffamatoria da lui resa’ durante la conferenza”. Ma Spencer “nonostante una lettera intimidatoria dei legali del Cair, ho tenuto il discorso, come previsto”. E spiega: “Il Consiglio per le relazioni islamo-americane fu fondato da un paio di rappresentanti dell’Associazione islamica di Palestina, l’organizzazione madre del Cair, che secondo il governo statunitense altro non è che una facciata dietro cui si nasconde Hamas. Uno dei cofondatori del Cair, Nihad Awad, ha confermato esplicitamente il suo sostegno a Hamas”. Spencer fa notare che “il Cair non ha mai condannato Hamas e Hezbollah in quanto gruppi terroristi e vari suoi funzionari sono stati arrestati e dichiarati colpevoli di reati legati al terrorismo”. Il fondatore della sezione texana dell’organizzazione, Ghassan Elashi, è stato condannato nel 2005 per aver fatto pervenire fondi a Hamas. Il Cair ha accusato Spencer di “fomentare l’odio e il settarismo contro i musulmani”. La sua risposta alle accuse è inequivocabile: “Sono false e diffamatorie. La lettera dei legali del Cair non riportava alcun esempio a sostegno di questa tesi. Ed è impossibile trovare esempi perché non fomento l’odio e il settarismo contro i musulmani. Quel che faccio è discutere delle attività dei terroristi e degli elementi della dottrina islamica che loro usano per giustificare le proprie azioni. Qualunque gruppo che si voglia dire moderato, come il Cair sostiene di essere, dovrebbe approvare tale impostazione, tanto più se sostiene formalmente di essere contrario alle attività terroristiche del Jihad”. Aggiunta con tono sarcastico: “Se ne sono convinti, allora non dovrebbero opporsi a chi lotta contro le stesse cose. Sono molto felice di collaborare coi musulmani sinceramente anti-jihadisti”. L’invito, cioè la minaccia Spencer ha ricevuto molte minacce di morte. La più notevole è venuta da Adam Gadahn, americano convertito all’islam che oggi fa da portavoce ad al Qaida. Gadahn ha invitato Spencer, con altri come Daniel Pipes e persino il presidente George W. Bush, ad accettare l’islam. “L’ha fatto – dice Spencer – perché secondo la legge tradizionale islamica prima si invitano gli infedeli ad accettare l’islam, poi, se rifiutano, si fa loro la guerra. Ha creato il pretesto giuridico tramite il quale avrei potuto essere ucciso”. Sia Spencer sia Pipes hanno pubblicamente declinato l’invito. “Per quanto queste minacce di morte non mi preoccupino, devo dire che non è che se non continuo con il progetto di Jihad Watch sicuramente non mi uccideranno. La minaccia terrorista che proviene da gruppi islamisti non è stata ben compresa e i riformisti non hanno avuto l’attenzione e il sostegno che meritano. Non riusciremo a riformare qualcosa se non ammettiamo che è necessario riformarlo”. Spencer ci dice che “non lo ridurranno al silenzio” e che “è grato a persone come David Horowitz e Daniel Pipes”, che hanno dichiarato in pubblico di essere pronti a difendere Spencer in un’eventuale causa contro il Cair, se questo decidesse di citarlo in giudizio”.

Un articolo di Giulio Meotti su un'intervento di André Glucksmann  sul terrorismo suicida:

Il potere di ciò che è inumano e l’efficacia dell’odio mutano pericolosamente. Siamo passati dalla bomba H alla bomba umana”. Il suo ultimo splendido paradosso André Glucksmann lo affida alle colonne del pregevole magazine newyorchese City Journal. Il martire islamico che muore per dare la morte ai kuffar, agli “infedeli”, secondo il filosofo francese è il paradigma del mondo uscito dall’11 settembre e dalla seriale carneficina a cui abbiamo assistito dall’invasione dell’Iraq, che Glucksmann difende contro l’appeasement delle democrazie europee. Il difensore dei dissidenti anticomunisti e dei boat people commemora “i bambini iracheni uccisi nei bus e sui marciapiedi, gli uomini e le donne nei mercati, i fedeli in preghiera”. Glucksmann processa la retorica umanitaria che ha etichettato come “resistenza” la discesa all’inferno di Baghdad, una colpa che non perdona, e l’“ideologia naif” che ha espunto la parola “male” dal nostro vocabo lario pur di “non ascoltare le grida di Nick Berg”: “Siamo entrati in un altro mondo. La minaccia di un nuovo Ground Zero avanza dietro una maschera. La bomba umana reclama il potere ovunque, con ogni mezzo, diffondendo il suo incubo spettrale su tutta la terra. Chi sarà il prossimo?”. Glucksmann chiede soprattutto di non dimenticare la più terribile strage dalla cacciata di Saddam, accusando la comunità internazionale di essere rimasta in silenzio dopo le bombe di al Qaida che ad agosto uccisero in un solo giorno 572 curdi yazidi. Pochi giorni dopo, in Perù, un terremoto causò un numero pari di vittime. E la generosità internazionale si mosse con un fiume di aiuti. Per gli yazidi iracheni non ci furono neppure le lacrime, solo gli americani attrezzarono tende da campo per scavare con loro in cerca dei sommersi. Il New York Times scrive che, dopo le bombe di Qatanyah, oltre 70 mila yazidi hanno lasciato il paese, il 20 per cento del totale. I capi religiosi di quest’antichissimo culto gnostico parlano di “genocidio numero 73”. Glucksmann rivolge loro le parole che lesse in un giornale libanese dopo la strage al quartier generale delle Nazioni Unite. “Ciò che è successo rivela una mentalità distruttiva. Espelliamo tutti i mediatori. Cacciamo qualsiasi organizzazione internazionale. Tagliamo l’elettricità e l’acqua. Chiudiamo le università e le scuole. Che si blocchi la vita civile. Una forma di nichilismo e di caos si nasconde dietro a slogan bugiardi”. Il Times di Londra racconta in una magnifica inchiesta i “martiri della middle-class”, arabi giovani, ricchi e ben educati che si sono fatti esplodere in Iraq. “Congratulazioni, Ra’ed è morto da martire”. Fu la telefonata con la quale al Qaida informò la famiglia al Banna della sorte del loro figlio, Ra’ed. Si fece esplodere davanti a una clinica a Hilla, a sud di Baghdad, uccidendo 132 persone. Ra’ed aveva fatto l’avvocato ad Amman e lavorato per l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. Sono stati 1.300 i “martiri” in Iraq dall’inizio della guerra, cifra che supera l’intero ammontare di attentati nei venti anni precedenti. “Forse, un giorno guarderemo con nostalgia all’ultimo secolo, anche se ha avuto Auschwitz e Hiroshima”, spiega Glucksmann. “Il terrorismo miscela i due ingredienti in un nuovo cocktail di orrore. Gli ultimi istanti dei condannati a morte di Manhattan, di Atocha e della metropolitana di Londra ci inviano due messaggi: l’ingiunzione dantesca ‘lasciate ogni speranza’ e il vangelo nichilista delle SS, ‘qui non c’è nessun perché’. Hiroshima significa la possibilità tecnica di un deserto che avanza sempre più verso l’assoluto, Auschwitz rappresenta la ricerca lucida e deliberata dell’annichilimento totale. La loro congiunzione si profila nei buchi neri dell’odio moderno”.

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