Sanzioni all'Iran ? Non sia mai
c'è chi le teme più della bomba degli ayatollah
Testata:
Data: 26/10/2007
Pagina: 0
Autore: la redazione
Titolo: Nuove sanzioni Usa all´Iran le più severe dai tempi di Khomeini - Nuove sanzioni all'Iran

Su La REPUBBLICA del 26 ottobre l'articolo sulle sanzioni all'Iran presenta ifatti secondo una chiave interpretativa assolutamente chiara, e assurda.
Le sanzioni "alzano il livello della tensione". Che invece era stato abbassato dall'intransigenza iraniana ?
"A poco è servito l´allarme di Vladimir Putin da Lisbona",il partito preso americano: l"Iran è "il paese canaglia per definizione".
Mica  perché finanzia il terrorismo e vuole distruggere Israele. No, "per definizione".

Ecco il testo:

Maniere forti con gli ayatollah. Le nuove sanzioni unilaterali contro l´Iran annunciate ieri dal segretario di Stato americano Condoleezza Rice alzano ulteriormente il livello della tensione con il regime iraniano. Dopo aver proclamato, mercoledì, la decisione di farla finita con le «attività malefiche» della Repubblica Islamica, ieri la Rice ha annunciato le sanzioni più severe dal 1979, ovvero dall´anno della rivoluzione khomeinista che sancì la rottura delle relazioni tra Teheran e l´amministrazione americana.
A poco è servito l´allarme di Vladimir Putin da Lisbona, dove è in visita: il presidente russo ha detto di ritenere che l´adozione di nuove sanzioni contro Teheran peggiorerebbe la situazione. «Perché avvelenare la situazione, spingerla verso un vicolo cieco, con minacce di sanzioni o perfino di una azione militare?», ha aggiunto durante dopo un colloquio con il presidente portoghese Anibal Cavaco Silva. In serata Putin ha rincarato la dose: «Correre come un pazzo con in mano il coltello, non aiuta a risolvere i problemi», ha detto alla vigilia del vertice Ue-Russia di Lisbona. Le sanzioni, ha aggiunto il capo del Cremlino, rendono «peggiore» la situazione e «stringono in un angolo» Teheran.
Ma gli Usa vanno avanti senza guardare in faccia nessuno, in un´escalation rapidissima di dichiarazioni bellicose di Bush, di Cheney e di alti gradi dell´amministrazione che ricorda quella che precedette l´attacco all´Iraq.
Le nuove sanzioni colpiscono, in particolare, le finanze delle Guardie Rivoluzionarie: tre banche di Stato, le più grandi dell´Iran, e ventidue compagnie, più il ministero della Difesa. «Queste misure», ha detto la Rice, «aiuteranno il sistema finanziario a proteggersi da attività illecite del governo iraniano» e sono un «efficace deterrente per qualsiasi banca e società internazionali che pensino di fare affari» con Teheran.
La molla che ha fatto scattare la decisione americana è non solo il programma nucleare, che per Washington porterà alla creazione di armi di distruzione di massa, ma anche l´attività delle forze Quds, élite dei pasdaran che opera sotto copertura in Iraq. Il corpo, costituito da 15.000 unità, rappresenta il braccio armato e politico della presenza iraniana a Bagdad ed è la punta di diamante delle Guardie rivoluzionarie, per le quali le banche destinatarie di sanzioni sono fonte di finanziamento.
L´Iran per Washington è sempre il paese canaglia per definizione: «Sviluppa tecnologie per costruire armi nucleari, mette a punto missili balistici, sostiene le milizie sciite in Iraq e i terroristi in Iraq, Libano e Afghanistan e nei Territori Palestinesi, e nega il diritto di esistere a un membro delle Nazioni Unite, con la minaccia di cancellare Israele dalla mappa del pianeta». Questo è bastato per dar vita all´ordine del Tesoro numero 13382, con cui si congelano i conti bancari, si bloccano le transazioni e si stroncano le attività finanziarie, pur esigue, delle Guardie rivoluzionarie negli Stati Uniti.
Difficile pesare l´efficacia delle sanzioni, visto che come affermano alcuni analisti i pasdaran «probabilmente non hanno rapporti con JP Morgan e con Goldman Sachs». In ogni caso, il segnale politico lanciato da Washington alla comunità internazionale è forte e preciso, dopo che nei giorni scorsi il presidente George W. Bush aveva lanciato l´allarme sulla possibilità di una Terza Guerra Mondiale se Teheran riuscirà a portare a termine il suo programma nucleare.
Per adesso gli Stati Uniti usano la pressione diplomatica, ma la prospettiva di un´azione militare è sempre sul tavolo. Uno scenario del genere è contemplato, ha confermato il capo del Pentagono, Robert Gates, ma nell´ambito di quella che il ministro della Difesa ha definito una pianificazione di «routine».

Anche Marina Forti sul MANIFESTO presenta la decisione americana come ingiustificata  e destabilizzante:

Gli Stati uniti hanno annunciato ieri nuove sanzioni contro l'Iran, con un gesto che sembra più un preludio a un attacco militare che un semplice inasprimento delle misure già in vigore. Le sanzioni annunciate ieri infatti riguardano le Guardie della rivoluzione (Sepah-e-pasdaran). La segretaria di stato Condoleezza Rice, insieme al segretario al tesoro Henry Paulson, ha accusato la divisione al-Quds delle Guardie (le truppe di élite) di «sostenere il terrorismo», e l'intero corpo delle Guardie della Rivoluzione di «proliferare armi di distruzione di massa». Ha quindi annunciato sanzioni contro oltre 20 aziende iraniane, banche e individui, nonché contro il ministero della difesa di Tehran. Misure, ha detto Rice, pensate per «aumentare per l'Iran il costo del suo comportamento irresponsabile», e costringere Tehran a mettere fine al suo programma di arricchimento dell'uranio e alle sue «attività terroriste». L'effetto pratico di tali sanzioni non è evidente: il Sepah-e-pasdaran non è certo in rapporti d'affari con le banche americane, e anche le banche iraniane colpite (Bank Melli, Bank Mellat e Bank Saderat) erano comunque già tagliate fuori da ogni transazione con istituti di credito americani. L'effetto è soprattutto politico. E' infatti la prima volta che gli Stati uniti adottano sanzioni contro le forze armate di uno stato sovrano. Washington ha più volte accusato negli ultimi mesi l'Iran (anzi, le Guardie della Rivoluzione) di armare e sostenere milizie in Iraq: ora, dichiarando le Guardie organizzazione «terrorista», Washington si dà un appiglio per giustificare eventuali operazioni militari contro Tehran. La decisione statunitense ha avuto l'immediato sostegno di Londra e Gerusalemme, e questo non sorprende. «Sosteniamo le ulteriori pressioni americane sul regime iraniano», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri britannico. Contraria è invece la Russia. Il presidente Vladimir Putin ieri sera ha obiettato all'annuncio americano, dicendo che così si mette Tehran alle strette: «Perché dovremmo peggiorare la situazione, metterli all'angolo, minacciando nuove sanzioni?», ha detto durante una visita a Lisbona. Mosca ha già chiarito che non appoggerà una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza con nuove sanzioni a Tehran». In serata è giunta anche la prima reazione di Tehran. L'Iran condanna il gesto degli Stati uniti: «Le politiche ostili dell'America contro la nazione iraniana e le nostre organizzazioni legali sono contrarie alle norme internazionali e non hanno alcun valore», ha detto il portavoce del ministero degli esteri alla tv di stato.

Per inviare una e-mail alla Repubblica e al Manifesto cliccare sul link sottostante rubrica.lettere@repubblica.it ; redazione@ilmanifesto.it