Con l'Iran il "dialogo" procede benissimo
auspici e supposizioni al posto dei fatti: rassegna di quotidiani
Testata:
Data: 25/10/2007
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Autore: Gianna Fregonara - Andrea Bonanni - Umberto De Giovannangeli
Titolo: Prodi sull'Iran: «Il dialogo è l'unico strumento» -

"Con gli iraniani incontro importante è ancora Larijani a condurre il gioco" Il negoziato è difficile, ma "procede".
E' sostanzialmente concorde con quella del governo italiano la valutazione dell'incontro di Roma sul nucleare iraniano data da Gianna Fregonara sul CORRIERE della SERA del 25 ottobre 2007.

Un maggiore senzo critico, che prendesse in considerazione il dato di fatto  della costante intransigenza di Teheran, sarebbe stato opportuno

Ecco il testo:

 ROMA — Un negoziato difficile, ma che ancora procede. E' il risultato della tornata di colloqui sul dossier nucleare che si è conclusa ieri a Roma con il pranzo a quattro a Palazzo Chigi: ad ospitare il mediatore europeo Javier Solana e i due inviati iraniani Ali Larijani e Said Jalili, è stato il premier Romano Prodi, ringraziato pubblicamente dai mediatori iraniani. «Ci sono state delle idee costruttive da parte del governo italiano », ha detto Larijani. «Non c'è una proposta vera e propria, c'è uno sforzo per riprendere il dialogo », ha spiegato Massimo D'Alema che ieri ha incontrato Solana. «L'Italia incoraggia il dialogo come unico strumento per pervenire a una soluzione nell'ambito dell' azione svolta dal consiglio di sicurezza», ha aggiunti Prodi, sottolineando con nettezza davanti alla stampa le condizioni perché il negoziato possa partire: «Abbiamo invitato calorosamente l'Iran — ha detto il premier — ad applicare con rigore il calendario di lavoro concordato con l'Agenzia per l'energia atomica e a tenere in debita considerazione la richiesta delle Nazioni unite di sospendere il programma di arricchimento dell'uranio». Solo così potranno crearsi a livello internazionale le condizioni per poter cominciare il negoziato sul dossier nucleare. Prodi e Solana hanno evitato di parlare delle sanzioni. Pesano sul dialogo diverse incognite, non ancora chiarite. Non solo il giallo delle dimissioni, smentite però dal presidente Ahmadinejad, del ministro degli esteri di Teheran Mottaki, ma anche l'incertezza sugli interlocutori iraniani. E' stato Solana a ribadirlo pubblicamente, chiedendo a Larijani di «non sparire»: «Se si negozia con più interlocutori al tempo stesso tutto diventa più complicato». Nella due giorni romana infatti il capo delegazione è stato il dimissionario Larijani, mentre il suo successore, il «falco» Jalili, è rimasto in ascolto, ma non è ancora chiaro chi e con che ruolo parteciperà al prossimo colloquio a novembre.
Dagli Stati Uniti è invece arrivato ieri un altro altolà sul dossier Iran. E' stata Condoleezza Rice in un'audizione al Congresso a dire che «Teheran costituisce forse la sfida maggiore per gli interessi della sicurezza americana non solo in Medio Oriente ma anche nel resto del mondo». La Rice, accolta da alcuni dimostranti tra cui una donna con le mani tinte di rosso sangue che le ha urlato «criminale di guerra!», ha spiegato che stanno per scattare da parte americana nuove misure «che mirano a non consentire all'Iran di usare il sistema finanziario internazionale per trasferire i suoi sporchi guadagni ottenuti trafficando con la proliferazione nucleare e il sostegno ai terroristi».
Diverso l'approccio romano: nell'incontro di ieri si è discusso anche del ruolo dell'Iran nella regione. «L'Iran — ha detto Prodi — può contribuire a diminuire le tensioni regionali in Paesi come l'Iraq, il Libano e l'Afghanistan, aiutando a trovare compromessi soddisfacenti e rivestendo un ruolo costruttivo per la pace e la stabilità».

Sulla REPUBBLICA Andrea Bonanni intervista Javier Solana, negoziatore europeo sul nucleare iraniano sulle sue sensazioni...
Il giornalista si guarda bene dal ricordare all'interlocutore lo sgradevole fatto dell'intransigenza iraniana.
Solana, dal canto suo, ha sensazioni positive, ma sostanzialmente ammette di non avere le idee chiare "dobbiamo stare a vedere come va a finire".
Occorre ricordare che potrebbe andare a finire molto male ?

ROMA - Qualcosa, probabilmente, si sta muovendo a Teheran. Lo lascia intendere il "ministro degli esteri" europeo Javier Solana dopo il suo incontro a Villa Pamphili sulla crisi nucleare con i negoziatori iraniani, che avrebbe dovuto vedere l´uscita di scena di Larijani e l´arrivo del nuovo capo negoziatore Jalili. Ma non è stato così. «Era un incontro già programmato, ed è importante che l´incontro sia stato mantenuto. Ho trovato interessante che Larijani sia venuto, insieme con Jalili che è il nuovo segretario generale della sicurezza nazionale di Teheran. Ma devo dire che l´incontro è stato soprattutto con Larijani, che era chiaramente il leader del gruppo e che ha mantenuto la sua autorità e la guida del negoziato».
Allora non è cambiato nulla nonostante gli annunci. Come lo interpreta?
«Capire tutto quello che sta succedendo in Iran non è facile. Dobbiamo stare a vedere come va a finire. Ma credo che l´incontro di ieri sia stato importante soprattutto perché ha avuto luogo nonostante le circostanze. Anche perché è stato il primo colloquio dopo che l´Iran ha cambiato la propria posizione nei confronti dell´Agenzia per l´energia nucleare».
E com´è andato l´incontro?
«Non è certo stato un meeting in cui si siano prese decisioni. Loro hanno ritenuto di definirlo "costruttivo", il che è un modo educato per dire che non è stato distruttivo. L´importante, come ho detto, è che si sia tenuto, che non abbia rappresentato una rottura rispetto ai precedenti, e che si sia deciso di darsi un nuovo appuntamento prima della fine del mese».
Ha avuto la sensazione che ci sia una lotta di potere interno ai vertici iraniani, e che in qualche modo sia collegata con la questione nucleare?
«Non voglio arrischiarmi in una discussione sulla situazione interna in Iran, che è opaca. È estremamente difficile capire quello che sta succedendo. Mi limito a riferire i fatti: ho parlato con Larijani alcune settimane fa per fissare la data dell´incontro. Abbiamo fissato la data e abbiamo fissato il posto, qui a Roma. Dopo la visita di Putin a Teheran, una settimana fa, è stato annunciato un cambiamento dei negoziatori da parte iraniana. Ma io qui ho trovato lo stesso Larijani che avevo incontrato prima, e aveva il ruolo di capo del negoziato. Tuttavia non mi azzardo a trarre conclusioni da questa constatazione».
Dopo la Francia, anche la Gran Bretagna ha indurito il tono sulle sanzioni all´Iran. Pensa che si possa arrivare a sanzioni europee?
«No. Le sanzioni contemplate, e la posizione degli europei, sono sempre quelle comuni, concordate all´incontro di New York».
Ha avuto la sensazione che la visita di Putin in Iran abbia modificato i dati della situazione?
«Ho avuto un dettagliato rapporto sulla visita del presidente Putin da parte dei russi e lo incontrerò venerdì prossimo a Lisbona. Vorrei riservarmi il giudizio fino a che non avrò avuto modo di parlare con lui più a lungo e nei dettagli».
Ma ritiene che il presidente russo stia facendo gioco di squadra, o teme invece che persegua una sua agenda, diversa da quella delle altre potenze occidentali?
«Sono certo che le posizioni che lui ha difeso a Teheran, per quanto riguarda la questione nucleare, erano le nostre posizioni, quelle stabilite concordemente dai Sei (Usa, Russia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Ue, ndr)».
Parliamo di Putin, come giudica questa sua escalation di toni polemici verso l´Occidente, dalla questione dello scudo antimissile alla denuncia del Trattato sulla riduzione delle forze convenzionali in Europa e al recente annuncio che la Russia sta studiando nuove armi nucleari?
«La Russia è entrata in una fase pre-elettorale. Tra un mese e mezzo ci sono le elezioni per la Duma. E poi, a marzo, ci saranno le elezioni presidenziali, le cui modalità sono ancora molto aperte. È chiaro che siamo in una situazione di transizione. Non c´è dubbio che la Russia ha assunto un atteggiamento che forse possiamo anche definire polemico, ma è anche vero che alcuni dossier sul tavolo, come quelli che lei ha citato, sono molto complessi e di difficile soluzione. Io credo che gli ultimi incontri a Mosca tra russi e americani abbiano portato a qualche apertura su queste due questioni. E ritengo che, quando si comincia a discutere su come trovare soluzioni ai problemi, quando si studiano compromessi, la situazione diventi più distesa. Naturalmente dovremo aspettare di vedere l´esito delle elezioni. Non c´è dubbio che il presidente Putin continuerà ad avere un ruolo molto importante. Ma se potremo entrare in questa nuova fase con alcuni dei problemi già avviati nella giusta direzione, ci troveremo tutti in una situazione migliore».
Crede che il risultato delle elezioni in Polonia possa contribuire alla distensione tra Unione europea e Russia?
«Di certo, come il vincitore delle elezioni ha anticipato, le cose cambieranno. Ci sarà un nuovo atteggiamento verso l´Europa, che certamente avrà conseguenze nelle relazioni con la Germania e anche con la Russia. Naturalmente bisognerà vedere se e come questo cambio di atteggiamento si trasformerà in fatti concreti».
Per esempio sulla questione della difesa antimissile la Polonia potrebbe cambiare atteggiamento.
«Le elezioni sono state meno di una settimana fa. Non possiamo aspettarci che le cose cambino dall´oggi al domani. Di certo sulla questione dei missili ci sarà un dibattito, anche se credo che la sede più adatta per questo sia la Nato. Ma l´esito di quel dibattito ci tocca, e tocca le nostre relazioni con la Russia. Vorrei comunque insistere sul fatto che le proposte che ora sono all´esame dei nostri amici russi sono tali da poter aiutare a trovare una soluzione. E i russi le stanno considerando molto seriamente. Anche sulla questione del Trattato sul disarmo convenzionale in Europa le proposte che sono in fase di preparazione credo che potranno contribuire ad una soluzione in vista della riunione dell´Osce in dicembre».
Quindi secondo lei le dichiarazioni di Putin sul fatto che la Russia starebbe sviluppando nuove armi nucleari fanno parte del clima elettorale?
«Questo non sono in grado di dirlo. Ma invece di passare al microscopio le parole di questo o di quello, io tenderei a concentrarmi di più sui risultati: cioè su qualche accordo che possa avere conseguenze operative. E questo, a mio avviso, rasserenerebbe l´orizzonte: cosa di cui abbiamo tutti bisogno».

Il quotidiano che maggiormente esalta la linea del "dialogo" ad ogni costo e contro ogni evidenza del governo Prodi è L' UNITA'.
Di seguito, la cronaca di Umberto De Giovannangeli:

«L’ITALIA incoraggia il dialogo come unico strumento per trovare una soluzione al Consiglio di sicurezza» dell'Onu sul problema del nucleare iraniano. Un'affermazione impegnativa. Che suona anche come un messaggio a quanti nella Comunità internaziona-
le - Washington e Londra in primis - spingono per un deciso inasprimento delle sanzioni contro Teheran. A ribadire con forza la posizione dell'Italia è Romano Prodi. Il presidente del Consiglio pronuncia queste parole dopo aver incontrato a Palazzo Chigi, affiancato dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema, i negoziatori iraniani, Said Salili e Ali Larijani, e l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza della Ue Javier Solana. Ai suoi interlocutori iraniani, Prodi ha rivolto un invito «caloroso» affinché Teheran applichi rigorosamente il calendario concordato con l'Aiea (l'Agenzia per l'energia atomica delle Nazioni Unite), con l'auspicio che il responsabile dell'Agenzia, Mohamed El Baradei, possa presentare un rapporto positivo a novembre sulla questione del nucleare. Con altrettanto «calore» il premier ha chiesto all'Iran di tenere nella dovuta considerazione le richiese del Consiglio di Sicurezza a sospendere l'arricchimento dell'uranio, con l'augurio che Teheran ratifichi quanto prima il protocollo addizionale sulla non proliferazione. Da Washington, la Segretaria di Stato Usa Condoleezza Rice ribadisce che «l'Iran è il nostro nemico più grande». Da Roma, Prodi guarda all'Iran come potenziale soggetto di stabilizzazione di fronti caldi come il Medio Oriente e l'Afghanistan. «Per Libano, Afghanistan ed Iraq, l'Iran può contribuire a diminuire le tensioni e ricercare compromessi equi e soddisfacenti per tutti, confermando di poter svolgere un ruolo per costruire la stabilità della regione», rimarca il premier. Teheran, in sostanza, deve «confermare» di essere una potenza regionale e di «svolgere un ruolo costruttivo per la pace e la stabilità», aggiunge il presidente del Consiglio. L'incontro con i rappresentanti dell'Iran a Roma è stato «estremamente importante e utile» per la pace in quell'area, insiste Prodi, mentre da Londra il premier britannico Gordon Brown si schierava decisamente per un inasprimento delle sanzioni senza escludere l'opzione militare. Roma come crocevia di un dialogo non solo auspicato ma praticato. Nei colloqui di Roma sono state avanzate «idee molto costruttive che potrebbero portare ulteriori progressi», afferma l'ex negoziatore iraniano Ali Larijani. E a Prodi che chiede all'Iran di rispettare il calendario dell'Agenzia per l'energia atomica dell'Onu, Larijani risponde che in questi giorni «gli ispettori dell'Aiea sono a Teheran e stanno portando avanti il loro compito e i negoziati». Ancora, nell'esprimere «gratitudine a Prodi e al governo italiano per aver offerto l'opportunità di svolgere questi negoziati a Roma», l'ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale di Teheran ha definito «molto positive le discussioni» avute con il presidente del Consiglio, relative ai «temi bilaterali, al dossier iraniano e a questioni regionali come il Libano e l'Afghanistan». Un riconoscimento, tutt'altro che di circostanza, all'Italia viene rivolto anche da Mr.Pesc. Ringraziando Prodi per l'ospitalità concessa l'altro ieri sera a Villa Pamphili al primo round di colloqui con il nuovo capo negoziatore Jalili dopo le dimissioni dall'incarico sabato scorso di Larijani, Solana ha voluto rimarcare che «l'Italia è un Paese molto importante, non solo per l'Europa ma anche per i suoi legami con il Medio Oriente che risalgono al passato». «Abbiamo deciso di continuare a parlare con Larijani e il governo di Teheran con l'idea di riuscire a realizzare per la fine di novembre un rapporto che verrà presentato insieme a quello direttore generale dell'Aiea, Mohamed El Baradei», puntualizza il diplomatico spagnolo.
In mattinata, il «ministro degli Esteri» della Ue aveva avuto un lungo colloquio alla Farnesina con D'Alema. Conversando con i giornalisti, il vice premier rileva con soddisfazione che «c'è una volontà di negoziare, ma naturalmente bisogna creare le condizioni perché questo negoziato sia possibile».

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