Quel che pensa Shimon Peres
è l'esatto opposto di quello che pensano Prodi e D'Alema
Testata: La Repubblica
Data: 08/09/2007
Pagina: 26
Autore: Alberto Stabile
Titolo: Peres: " Damasco solo parole e contro l'Iran Nato più forte"

Su REPUBBLICA di oggi, 08/09/2007, a pag.26, un'intervista a Shimon Peres di Alberto Stabile. Abbiamo letto un paio di volte il nome dell'inviato a Cernobbio, per essere certi di non esserci sbagliati. Era proprio Stabile ! con un'intervista, corretta, equilibrata, con delle domande che sembravano farina di altri sacchi. Dalle parole di Peres viene la migliore risposta a quanti hanno sottolineato un'altra sua dichiarazione, in sede più ufficiale, di lode al governo italiano. Si leggano i nostri lettori cosa pensa Peres della situazione mediorientale e internazionale e poi confrontino le sue posizioni con quelle del governo italiano. Coincidenza di vedute ? Suvvia, siamo seri. Il resto è diplomazia, con tutte le sue regole.

Ecco l'intervista: 

CERNOBBIO - «Sono convinto che la Siria non voglia la pace. Ne parla, ma non traduce le parole in fatti. Ne parla, ma poi sostiene gli Hezbollah e ospita a Damasco il quartier generale di Hamas che bombarda o ordina di bombardare coi missili Kassam il territorio israeliano. La Siria dice di volere il negoziato ma non è disposta a negoziare, come a suo tempo hanno fatto gli egiziani, i giordani e i palestinesi». Shimon Peres è tornato a Cernobbio, per l´appuntamento con il Convegno economico dello Studio Ambrosetti, e dice chiaramente quello che pensa dei rapporti tra Israele e la Siria.
Presidente, Israele sarebbe disposta a mettere nell´agenda dei colloqui la restituzione delle alture del Golan, occupate dal 1967?
«Vorrei ricordare che ben tre primi ministri israeliani hanno messo sul tappeto la possibilità che l´altopiano del Golan o parte di esso venga restituito. Ma i siriani hanno rifiutato. Allora, smettiamola di scaricare la responsabilità su Israele».
Altro tema sempre più stringente, l´Iran. Quella del nucleare iraniano è per Israele minaccia reale o soltanto un rischio potenziale?
«Quando si parla di Iran bisogna tener conto di tre cose. Primo, Teheran è centro del terrore. Loro addestrano, finanziano e forniscono armi ai terroristi. Secondo, l´Iran ha ambizioni religiose, ambizioni di governare il Medio Oriente non religiosamente ma per mezzo della loro religione. In altri termini, di stabilire un´egemonia sull´intera regione basata sul loro credo. Terzo, stanno sviluppando la bomba atomica. Se l´arma nucleare e il terrore s´incontreranno, la situazione diventerà ingovernabile e sono sicuro che il mondo prenderà le misure necessarie per evitare che questo si verifichi».
Nei suoi ripetuti appelli all´Occidente a fronteggiare il problema del nucleare iraniano sembra di leggere una sorta di critica velata. Secondo lei, l´Europa ha fatto abbastanza di fronte alla sfida di Teheran?
«Credo che l´Europa e gli Stati Uniti devono muoversi insieme e ritengo che certi cambiamenti in corso in alcuni paesi europei porteranno inevitabilmente a un rinnovamento dell´Alleanza Atlantica».
Durante i suoi incontri con i governanti italiani lei s´è detto ottimista sul rilancio del processo di pace con i palestinesi. Su cosa basa il suo ottimismo?
«Tra il presidente palestinese Abu Mazen e il nostro primo ministro, Olmert c´è un dialogo continuo all´insegna della fiducia reciproca. Inoltre, c´è già una data per la Conferenza internazionale che si terrà a novembre. In questi giorni le parti stanno ora cercando di raggiungere l´accordo su una dichiarazione di principio che potrebbe essere adottata dalla Conferenza come base dei negoziati pragmatici. Mi sembra che le cose stiano andando nella giusta direzione».
Nel maggio prossimo Israele festeggerà il sessantesimo anniversario della fondazione, più o meno l´arco della sua carriera politica. Come vede oggi il paese?
«È stata fatta una lunga strada. Siamo passati attraverso sette guerre, due intifade, molte battaglie e grazie al cielo non abbiamo mai perso, perché altrimenti Israele sarebbe sparito. Durante questi sessant´anni Israele ha sviluppato una fame di pace, una eccellente agricoltura, un´ottima tecnologia. Adesso dobbiamo puntare al successo più grande, raggiungere la pace».
Guardando al futuro, gli israeliani hanno motivo di sentirsi preoccupati o possono essere fiduciosi?
«Direi che possono essere fiduciosi. Prima forse i problemi d´Israele erano i problemi del mondo, oggi i problemi del mondo, come il terrorismo o il surriscaldamento della terra, sono i problemi d´Israele. Quindi, non siamo soli».

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