Carnefici e vittime ? Mischiamone le responsabilità
la curiosa tesi di Andrea Tornielli
Testata: Il Giornale
Data: 08/09/2007
Pagina: 25
Autore: Andrea Tornielli
Titolo: Quelle preghiere della discordia

Prendendo spunto da un libro appena uscito dal titolo "Erbe amare", autore che il GIORNALE presenta così:  Ariel Levi di Gualdo. L’autore, giornalista e scrittore, vive in Sicilia e proviene da una famiglia di origini ebraiche convertita al cattolicesimo, Andrea Tornielli, dimenticata per un momento la difesa d'ufficio di Pio XII, produce altri argomenti alla sua tesi che vuole gli ebrei equiparabili ai loro persecutori. Ne avete fatte tante anche voi con i vostri  testi sacri, sembra dire Tornielli, leggete cosa scrive uno dal nome altisonante come Ariel Levi di Gualdo, suona cos' bene quasi quanto quello di Ariel Toaf o Noam Chomski. Nel primo pezzo che riproduciamo c'è il riassunto del volume, nel successivo un'intervista all'ex rabbino di Milano Giuseppe Laras, che riequibra i fatti. Beh, il GIORNALE non è mica il MANIFESTO, lo stile è diverso, ma il messaggio è stato inviato. Ed è chiaro. La missione della Chiesa è convertire gli infedeli, gli ebrei non sono cristiani, quindi l'invito (per ora solo verbale) è giustificato. Meglio se condito da qualche frase che ne chiarisca le motivazioni.

A pag 9, sempre del GIORNALE, c'è una corrispondenza da Vienna, e sempre a firma di Andrea Tornielli (che abbia il dono dell'ubiquità ?) molto interessante. Benedetto XVI, in visita in Austria, si è recato in visita al monumento che ricorda la Shoah, e ha ribadito che i cristiani devono pentirsi per quanto è accaduto.Lo riproduciamo in fondo pagina. Aspettiamo adesso un'inchiesta dello zelante Tornielli su qualche misfatto a danno dei cristiani per il quale gli ebrei, oltre ad esserne gli autori, debbano anche loro pentirsi. Così anche questa storia si potrà archiviare.

Ecco gli articoli:

"Quelle preghiere della discordia" di Andrea Tornielli, pag 25:

I rabbini capi di Gerusalemme, guide spirituali delle comunità sefardita e aschenazita, hanno scritto a Papa Benedetto XVI per chiedere la modifica della preghiera del Venerdì Santo presente nell’antico messale appena liberalizzato dal Motu proprio, nel quale si prega per la conversione degli ebrei chiedendo a Dio di sottrarre «quel popolo... alle sue tenebre» e di rimuoverne «l’accecamento» (termine mutuato da una delle lettere di Paolo). Ma già prima il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, si era detto disponibile a modificare quelle parole.
Ora un libro destinato a far discutere, in libreria tra pochi giorni, riapre la questione, sostenendo che qualche ritocco sarebbe necessario anche nei testi tradizionali dell’ebraismo: Erbe amare (Bonanno Editore, pagg. 324, euro 29), di Ariel Levi di Gualdo. L’autore, giornalista e scrittore, vive in Sicilia e proviene da una famiglia di origini ebraiche convertita al cattolicesimo: per oltre dieci anni si è riavvicinato all’ebraismo frequentando le sinagoghe, studiando i testi sacri della religione israelitica e «apprendendo dall’interno quel che è il tono delle lezioni e degli insegnamenti rabbinici, assai diversi» sostiene «da quelli che sono i discorsi e le pubbliche posizioni ufficiali di circostanza». Un’esperienza che lo ha profondamente segnato. Nel libro, a tratti molto duro, altre volte più ironico, Levi di Gualdo contesta quella che definisce una sorta di deriva «politica» dell’ebraismo contemporaneo, le cui istanze a suo dire sarebbero oggi fatte coincidere con quelle dello Stato d’Israele in un’impropria commistione che «ha mutato il Sionismo politico nella propria vera religione».
Alcune pagine del volume sono dedicate proprio alla contestata preghiera del Venerdì Santo, dalla quale Giovanni XXIII molto opportunamente fece togliere i riferimenti alla «perfidia» giudaica, lasciando però l’invocazione per la conversione - o meglio l’approdo finale alla fede cristiana - degli ebrei. L’autore fa notare come «nella liturgia ebraica esiste la Lode delle Diciotto Benedizioni, d’impianto risalente al IV secolo avanti Cristo». Nel primo secolo dell’era cristiana - ricorda Levi di Gualdo - in questa preghiera si declamava: «Per gli apostati non ci sia speranza e il Regno insolente (l’impero romano, nda ) venga presto sterminato nei nostri giorni. I Nazareni (i giudeo-cristiani, nda) e gli eretici periscano e siano abrasi dal libro della vita, né siano iscritti insieme ai giusti». La preghiera, continua l’autore di Erbe amare, fu mitigata sul finire del Trecento e oggi si recita: «Possano gli apostati non avere speranza e cadere tutti in perdizione, siano presto distrutti e soggiogati i tuoi nemici dei nostri giorni».
Levi di Gualdo, citando Israel Shahak, autore di Storia ebraica e giudaismo, «mai smentito dalle autorità rabbiniche», sostiene che dopo il 1967 svariate sinagoghe ortodosse israeliane e americane «hanno ripristinato il testo del I secolo». Inoltre, ricorda che nel Talmud, il libro che raccoglie l’insegnamento tradizionale dei rabbini, «si bestemmia la Madonna senza curarsi che per i cristiani è la madre di Dio». Si tratta di racconti del Talmud babilonese, risalenti al I secolo, secondo i quali Gesù sarebbe il figlio illegittimo di una donna di malaffare e il padre naturale sarebbe il soldato romano Panthera. Testi che Levi di Gualdo fa notare essere stati scritti ben prima delle persecuzioni antiebraiche ad opera dei cristiani.
Al di là delle polemiche e delle incursioni nei libri sacri dell’ebraismo, c’è anche chi ritiene che l’antica preghiera cattolica del Venerdì Santo non vada cambiata. È quanto sostengono i teologi Nicola Bux e Salvatore Vitiello, in un articolo messo in Internet dall’agenzia Fides della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli: «La Chiesa prega per la conversione di tutti gli uomini. Oggi non pochi cattolici hanno timore della conversione e così pure gli ebrei, i quali vorrebbero che la Chiesa cattolica non sia se stessa, almeno nei loro confronti. Ora, la conversione è l’essenza del Vangelo di Gesù, e ha designato il cammino verso di lui di popoli e nazioni».

" Le ofefse a Maria e a Gesù ? Possono essere omonimi..". di  An.Tor. pag 25:

Per gli apostati «non vi sia speranza... Tutti vadano in perdizione». Rabbino Giuseppe Laras, lei è presidente dell’Assemblea dei rabbini d’Italia: sono parole rivolte ai cristiani?
«Nella prima e più antica formulazione erano riferite ai samaritani. Poi, a cavallo dell’era volgare, ai sadducei, cioè a quella classe di nobili e ricchi che negavano l’immortalità dell’anima e la legittimità della tradizione orale dei maestri. Quindi sono state attribuite a coloro che nei secoli successivi denunciavano gli ebrei. Dunque, dal punto di vista dottrinale, da un certo momento in poi si possono riferire forse anche ai cristiani. Si tenga presente che si tratta di un contesto connotato sempre da persecuzioni antigiudaiche».
Sono parole dure...
«Sì. Ma vorrei anche ricordare che il pensiero dottrinale ufficiale dell’ebraismo è anche quello di Maimonide, il quale afferma che sia il Cristianesimo sia l’Islam sono anticipatori nel mondo della fede monoteistica e dunque vanno considerati positivamente, in una luce provvidenziale».
E che cosa dice a proposito delle parti del Talmud nelle quali si legge che la Madre di Gesù era una poco di buono e lo stesso Nazareno il figlio illegittimo di un soldato romano?
«Nel Talmud ci sono, talvolta, passi spuri, ai quali non va attribuita attendibilità storica. Ricordo, inoltre, che non è affatto certo che i citati Maria e Gesù siano effettivamente Gesù di Nazaret e sua madre. Si consideri, in particolare, che la chiusura della redazione del Talmud è posteriore all’inizio delle violente persecuzioni antisemite, condotte da mano cristiana. I pochissimi passi talmudici in questione non sono, comunque, mai entrati nei testi liturgici di Israele».
Perché, nonostante siano stati cancellati i termini «perfidi» e «perfidia», la preghiera del Venerdì Santo del vecchio messale vi indigna così tanto?
«Non ci indigna ma ci preoccupa. Temiamo che quelli che leggono possano fare due più due e ragionare in questi termini: se noi preghiamo perché Dio tolga l’accecamento dagli ebrei significa che essi sono fuori dalla verità e questo può spingere fino all’antisemitismo».Davvero vi preoccupa una piccola formula latina peraltro tratta da una lettera di Paolo? Non è esagerato far riferimento all’antisemitismo?
«Non mi pare esagerato, se si considerano gli effetti catastrofici di duemila anni di antisemitismo cristiano. Oggi, inoltre, il dialogo tra ebrei e cristiani potrebbe certo risentirne».

Benedetto XVI: " I cristiani pentiti per la Shoah" di ATor. pag 9:

Un pensiero alla comunità ebraica austriaca Benedetto XVI lo dedica già prima di atterrare a Vienna, incontrando i giornalisti sull’aereo. Parlando dell’incontro che nel pomeriggio lo avrebbe portato davanti al monumento della Shoah nella Judenplatz, il Papa afferma di voler mostrare «la nostra tristezza, il pentimento e l’amicizia con i fratelli ebrei, per andare avanti in questa unione e nel dialogo». Dopo l’arrivo all’aeroporto, la preghiera alla Mariensäule nella piazza Am Hof, dove, nonostante il diluvio molti giovani lo hanno atteso, il Papa ha compiuto in papamobile i duecento metri di distanza ed è arrivato davanti al monumento di Rachel Whiteread che commemora gli oltre 65mila ebrei austriaci uccisi dai nazisti tra il 1938 e il 1945. È un parallelepipedo di pietra che porta incastonate nelle piastrelle del pavimento interno i nomi delle località dove avvennero i massacri. Al suo arrivo il Papa è stato accolto dal presidente della comunità ebraica Ariel Muzicant e dal rabbino capo Paul Chaim Eisenberg. Per qualche minuto, sotto la pioggia battente, Benedetto XVI è rimasto in raccoglimento e preghiera. Poi il rabbino, che indossava una kippà bianca identica allo zucchetto del Pontefice, ha intonato una preghiera. Va ricordato che già durante il suo primo viaggio, a Colonia nell’agosto 2005, Ratzinger volle visitare la sinagoga della città e nel maggio 2006, a conclusione della visita in Polonia, ha voluto pregare ad Auschwitz. La parola «pentimento», usata ieri sull’aereo che lo avrebbe portato a Vienna, è una delle più esplicite usate dal Papa per ricordare le responsabilità dei cristiani nell’antigiudaismo. La Judenpltaz è luogo simbolico delle persecuzioni: vi sono le rovine di una sinagoga medioevale e vi si ricordano anche le uccisioni di ebrei che avevano rifiutato il battesimo forzato, avvenute nel 1420.

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