Peres interviene per far rientrare la crisi diplomatica con la Turchia
apertasi dopo una dichiarazione dell'Anti-Defamation League sullo sterminio degli armeni
Testata: Corriere della Sera
Data: 04/09/2007
Pagina: 5
Autore: Davide Frattini
Titolo: Lega ebraica: «In Armenia un genocidio» Ma Israele ricuce lo strappo con la Turchia

Dal CORRIERE della SERA del 4 settembre 2007

GERUSALEMME — I marinai americani, turchi e israeliani si stavano addestrando insieme a schivare attacchi nel Mediterraneo. Il «missile» è arrivata da un fronte non previsto dall'esercitazione. Quando l'Anti-Defamation League ha dichiarato di considerare lo sterminio di un milione e mezzo di armeni «equivalente a un genocidio», ha rischiato di affondare le relazioni diplomatiche tra Ankara e il governo di Ehud Olmert.
L'ambasciatore turco è rientrato a Tel Aviv dalle vacanze. Per chiedere spiegazioni e ottenere pressioni sull'organizzazione ebraica americana. «I nostri rapporti strategici non sono solo con Israele — ha commentato il diplomatico, Namik Tan, al Jerusalem Post — ma con la comunità ebraica mondiale. Il popolo turco non può capire la differenza ». Shimon Peres, in carica come presidente da un paio di mesi, è intervenuto per far rientrare la crisi. Ha telefonato al primo ministro Recep Tayyip Erdogan e si è conquistato le critiche di giornali liberal come
Haaretz . «L'ultimo allievo di Ben Gurion ancora al potere, il più brillante, ha reiterato la posizione israeliana e ha scelto la Realpolitik invece della purezza morale ». La Turchia è legata dal 1996 con un accordo di cooperazione militare allo Stato ebraico, è l'unico Paese musulmano con rapporti così stretti con Israele. Il gov erno di Ariel Sharon e ora quello di Olmert hanno sostenuto in modo discreto la candidatura turca all'ingresso nell'Unione Europea ed Erdogan ha ricambiato appoggiando l'entrata del Magen David Adom nel comitato internazionale della Croce Rossa.
Il ministero degli Esteri turco ha reagito all'Anti-Defamation League, sostenendo che sia «storicamente e legalmente infondato parlare di genocidio degli armeni» e affermando di considerare la posizione «inopportuna e ingiusta nei confronti dell'Olocausto, che non ha precedenti, e delle sue vittime. Ci aspettiamo che questa dichiarazione sia rettificata». Ankara vuole soprattutto ottenere che al Congresso americano non passi una legge per imporre agli Stati Uniti di riconoscere come un genocidio l'uccisione degli armeni durante la Prima guerra mondiale. In marzo, un gruppo di deputati israeliani ha cercato, senza riuscirci, di far votare alla Knesset una mozione che permettesse almeno un dibattito parlamentare sul massacro.
L'ambasciatore a Tel Aviv — sempre al
Jerusalem Post — ha fatto capire che il suo Paese si aspetta un intervento del governo Olmert sulle organizzazioni ebraiche americane. Il diplomatico ha raccontato un episodio, per spiegare come vede il legame tra Israele e le assoc iazioni. «Henry Kissinger una volta disse di essere prima americano, poi segretario di Stato e infine ebreo. Golda Meir gli rispose: "Sa, noi leggiamo le parole da destra a sinistra" ». L'Anti- Defamation League ha già dichiarato di consid erare l'eventuale risoluzione del Congresso «controproducente, tale da non favorire la riconciliazione tra armeni e turchi».
Alcuni analisti israeliani temono che il governo di Erdogan voglia sfruttare l'incidente per allentare le relazioni tra i due Paesi. «Non è un esecutivo estremista, ma comunque islamico — commenta Barry Rubin del centro studi di Herzliya —. Potrebbe usare l'episodio come scusa e come mossa demagogica per rafforzarsi internamente».

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