Nessun problema con l'Iran
ma solo con Stati Uniti e Israele
Testata:
Data: 03/09/2007
Pagina: 0
Autore: Toni Fontana - Farian Sabahi
Titolo: L'Iran si vanta 3000 turbine nucleari già attive - Teheran choc Pronte 3 mila centrifughe

L' UNITA' del 3 settembre 2007 pubblica a pagina 10 un articolo di Toni Fontana, che minimizza la portata delle dichiarazioni di Ahmadinejad e della minaccia iraniana, sulla base delle dichiarazioni degli esperti dell'Aiea.
A questo proposito, segnaliamo, dall'archivio di Informazione corretta, i link a due articoli che spiegano perché l'Agenzia per il controllo dell'energia nucleare non è affidabile
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=20&sez=120&id=16032


http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=15698

E quello a un'intervista al direttore generale dell'Aiea Mohamed el Baradei che, letta criticamente, rivela molto sui pregiudizi e sulla mancanza di equità del personaggio:

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=13&sez=110&id=17882

Ecco l'articolo dell'UNITA':

ANCORA UNA VOLTA il presidente iraniano Ahmadinejad è tornato ieri sulla questione nucleare annunciando progressi nel programma di arricchimento dell’uranio. Non solo. Il discusso leader iraniano ha toccato anche un altro tasto che fa presagire nuova es-
pressione del dissenso. Si è infatti scagliato contro «i traditori» che tramerebbero contro di lui in Iran. E molti vedono in queste minacce l’annuncio di nuovi arresti di dissidenti e uomini vicini agli avversari. Tornando al nucleare l’annuncio del presidente riguarda il raggiungimento di un obiettivo da tempo indicato: la realizzazione di tremila centrifughe, tappa intermedia per arrivare all’arricchimento vero e proprio dell’uranio. Non si tratta di una novità assoluta. L’Iran aveva anzi previsto per il mese di marzo il raggiungimento di questo obiettivo e, secondo il calendario più volte definito dalla dirigenza di Teheran, era previsto per lo scorso mese di luglio l’assemblaggio delle centrifughe che invece avverrà più avanti.
Il nuovo e minaccioso discorso del leader iraniano arriva mentre in Occidente si rafforzano voci su preparativi americani per un blitz per porre fine ai programmi di Teheran. Il britannico Sunday Times ha scritto ieri che, secondo indiscrezioni, il Pentagono ha preparato un piano di attacco per annientare l’esercito iraniano e non solo le installazioni nucleari. Secondo le confidenze raccolte gli Usa stanno progettando tre giorni ininterrotti di attacchi coordinati per distruggere 1200 obiettivi militari in tutto l’Iran Il Times cita alcuni esperti americani che accreditano questi piani.
Tornando a quelli iraniani le centrifughe dovranno costituire reti collegate. Attraverso queste apparecchiature dovrebbe quindi transitare l'esafluoruro di uranio, il materiale grezzo allo stato gassoso che a ogni passaggio successivo si può ulteriormente arricchito. Ciascuna catena dovrebbe essere composta da 164 apparecchiature.
Secondo quanto ha affermato ieri il leader di Teheran sono state rese operative «più di 3.000 centrifughe e ogni settimana ne saranno installare una nuova seri di 164». Se quanto ha affermato il presidente corrisponde al vero il passo verso la bomba è abbastanza breve. La quota 3mila è una soglia cruciale perché permette, a condizione che tutte le centrifughe funzionino al massimo, di produrre in meno di un anno una quantità di uranio arricchito sufficiente a fabbricare ordigni atomici. Fin qui i dati «tecnici». Ma quello trasmesso ieri dalla televisione iraniana (il presidente parlava ad un gruppo di «studenti islamici») è in realtà un discorso molto politico. Ahmadinejad ha puntato il dito contro la «Grandi potenze che pensavano, emettendo qualche risoluzione (dell’Onu ndr), che l’Iran avrebbe fatto marcia indietro». Il riferimento è alle due risoluzioni con le quali il Palazzo di vetro dell’Onu ha rafforzato le sanzioni contro Teheran. «Invece - ha detto ancora il leader - dopo ogni risoluzione la nazione iraniana ha compiuto un altro passo in avanti lungo la via dello sviluppo nucleare». E, a questo punto della sua arringa rivolta agli studenti di Teheran, il presidente ha appunto parlato delle «oltre tremila centrifughe» che sarebbero state messe a punto dalle industrie iraniane. E tuttavia, mentre appunto gli esperti ipotizzano che, a questo punto, all’Iran occorrano altri dodici mesi per arrivare all’arricchimento vero e proprio, l’Aiea, l’agenzia atomica dell’Onu con sede a Vienna, continua a mettere in dubbio che Ahmadinejad dica la verità.
È di pochi giorni fa un rapporto riservato redatto dall’agenzia delle Nazioni Unite nel quale si sostiene che l’Iran sarebbe ancora molto lontano dall’obiettivo annunciato ieri dal presidente. Secondo gli esperti Onu, alla data del 19 agosto scorso, Teheran disponeva di 1.968 centrifughe. Sempre a quella data le industrie iraniane erano in via di realizzazione di altre 656 centrifughe. In estate il programma sarebbe stato ulteriormente rallentato.

 Farian Sabahi sulla STAMPA (pagina 13) attribuisce ad Ahmadinejad addirittura un bluff, mirato a risultati di politica interna.
L'allarmismo è tutto per la possibilità di un'azione militare statunitense o israeliana.
Ecco il testo:
 

Con quello che probabilmente è un bluff, il presidente iraniano Ahmadinejad è riuscito ancora una volta ad allarmare la comunità internazionale. Rivolto a un gruppo di studenti islamici a Teheran, ha dichiarato che l’Iran avrebbe raggiunto l’obiettivo delle tremila centrifughe in grado di arricchire l’uranio. Se così fosse, si tratterebbe di un risultato importante di medio periodo perché - secondo quanto rivelato da una recente inchiesta dell’Institute for Strategic Studies di Londra - permetterebbe di costruire l’atomica nel giro di 9-11 mesi.
Quello del presidente iraniano è quasi certamente un bluff, visto che proprio la scorsa settimana l’Aiea aveva accertato l’esistenza di sole 1.968 centrifughe. Sul fronte interno l’obiettivo di Ahmadinejad è cercare consenso per risalire la china dopo le recenti dimissioni del ministro del Petrolio, dell’Industria e del direttore della Banca centrale. Sul fronte della politica estera, sfida ancora una volta la comunità internazionale e porta avanti ad oltranza la politica dei neoconservatori che stanno dominando la scena.
Nella Repubblica islamica non tutti vogliono il nucleare e tra i politici i pareri sono contrastanti, anche se si discute sempre e soltanto di scopi civili e quindi in linea con il Trattato di non proliferazione. È opinione diffusa che il costo della ricerca sia troppo alto e che la costruzione di centrali possa rendere il paese ancora più vulnerabile in caso di bombardamento. A coloro che rivendicano il diritto del nucleare a scopo di prestigio, sono ormai in molti a ribattere che il gioco non vale la candela poiché le sanzioni puniscono l’economia.
Tra i pragmatici che vorrebbero una sospensione del programma nucleare per evitare un bombardamento statunitense o israeliano c’è l’ex presidente Rafsanjani. Contro i suoi fedelissimi si è scagliato Ahmadinejad che ha fatto implicitamente riferimento a Hossein Moussavian, vicedirettore di un Istituto di ricerca dipendente dal Consiglio per la determinazione delle scelte, un organo di arbitraggio il cui capo è Rafsanjani. Ex componente della squadra di negoziatori sul nucleare, Moussavian era stato arrestato a maggio con l’accusa di avere attentato alla sicurezza nazionale per avere fornito informazioni a stranieri ed è stato poi liberato su cauzione.
La strategia di Ahmadinejad riduce al minimo la fiducia della comunità internazionale nelle buone intenzioni dell’Iran. Ed è il riflesso della militarizzazione della politica iraniana, dove alcuni generali dei pasdaran vestono i panni di deputati e ricoprono varie cariche pubbliche. Sono loro a cercare il confronto con la comunità internazionale, svilendo il paziente lavoro dell’Aiea, perché le pressioni esterne permettono di reprimere ulteriormente la società civile.
Intanto, da Teheran arriva la disponibilità a riprendere i colloqui con gli Stati Uniti per la sicurezza dell’Iraq, come a sottolineare il ruolo strategico dell’Iran in Medio Oriente. Quale sarà la prossima mossa di Ahmadinejad? Ancora non lo sappiamo ma, per evitare di essere preso alla sprovvista, il Pentagono, a quanto pare, ha pronto un piano di attacco preventivo per annientare l’intero apparato militare iraniano. E se Washington dovesse credere ancora al miraggio dei negoziati, Israele sarebbe pronta a mettere in atto i propri piani d’attacco. Senza aspettare l’ok degli Stati Uniti.

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