Al Qaeda e la guerra santa jihadista
L'analisi di Dimitri Buffa
Testata: L'Opinione
Data: 11/02/2007
Pagina: 2
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: Al Qaeda e la guerra santa jihadista

 

 

 

 

 

 Sull'OPINIONE di oggi, 11/02/2007, un articolo di Dimitri Buffa sul terrorismo islamico.

 

Il grande fronte del terrorismo islamico si è spezzato in due. E probabilmente molto altro sangue è destinato a correre in Iraq ma anche in Libano. Perchè nell'accordo di gennaio, seguito a una riunione di terroristi tenutosi in Kuwait, è stato deciso di estendere la guerra santa qaedista anche all'Iran e agli hezbollah. La decisione sarebbe avvenuta sotto l'egida del nuovo astro nascente della jihad globale sunnita, lo sceicco Hamed bin Abdallah al Ali, kuwaitiano anche lui, che lo scorso 14 gennaio ha anche messo su intenet il testo di un documento in cui a grandi linee viene descritto il nuovo corso del terrorismo islamico sunnita contro "il resto del mondo".

 

A dare notizia di questa spaccatura con il fronte iraniano, non meno pericoloso, è il ricercatore Reuven Paz, editor israeliano del progetto di ricerca e monitoraggio sui gruppi islamisti. Sembra che la goccia che abbia fatto traboccare il vaso e saltare l'oggettiva alleanza, che fino a oggi aveva retto con hamas, hezbollah e l'Iran, siano state le modalità della esecuzione di Saddam Hussein e la diffusione via internet delle immagini della sua morte.

 

Un "oltraggio sciita" la cui responsabilità non si è riuscita a caricare sulle spalle degli americani esclusivamente.

 

Ovviamente ebrei e crociati rimangono il nemico, ma la scala dei "valori" e delle priorità è cambiata : adesso c'è la guera senza quartiere alla sh'ia ad essere in pole posiion.

 

E gli esperti dell'Intelligence information terrorism center a Tel Aviv sono quasi certi che la mattanza in Iraq adesso è destinata ad aumentare.

 

Vista con un occhio cinico ed occidentale la cosa potrebbe presentare non pochi aspetti positivi, a cominciare dal fatto che i terroristi continueranno ad ammazzarsi tra di loro come già avviene nei territori dell'autorità nazionale palestinese e in Iraq. Nel lungo periodo e forse anche nel medio però, questa circostanza non potrà non contribuire a peggiorare le prospettive di pace e stabilità in tutta l'area medio orientale.

 

Il fronte auspicato dal nuovo ideologo salafita del terrore dovrebbe coinvolgere in Iraq la  organizzazione che faceva capo ad Al Zarqawi e decine di altre bande armate in Algeria, come la Gspc, il battaglione arabo in Cecenia, gruppi vari in Indonesia, forze jihadiste che hanno già colpito nel Sinai, in Giordania e in Arabia Saudita, e, last but not least, locali gruppi indipendentisti già preesistenti in Europa.

 

Il tutto con la benedizione di Bin Laden e il cooordinamento di Ayman Al Zawahiri, il medico egiziano della fratellanza mussulmana che progettò e fece eseguire l'attentato mortale del 1981 contro l'ex presidente egiziano Anwar al Sadat.

 

L'accordo pubblicato su internet è seguito da una specie di annex secondo il quale in Medio Oriente esisterebbero questi tre progetti politici e militari: quello crociato-sionista, quello sciita, chiamato safawi-iraniano, e quello della jihad globale sunnita. Lo sceicco kuwaitiano, che vive indistrurbato a  Kuwait city dove si rifugiò nel 2003 per scampare alla pena di morte che gli era stata comminata in Arabia Saudita, e a cui invece non scamparono i suoi compagni d'arme a la Mecca e a Ryad, adesso è il leader indiscusso della jihad sunnita in loco. Altri vennero costretti a pentirsi dal governo saudita e pochi, forse solo lui e altri due o tre, riuscirono a scappare.

 

L'idea di un consiglio della jihad globale come si ricorderà è un vecchio pallino di Bin Laden e recentemente un concetto del genere è stato trasmesso anche nell'ultimo discorso televisivo di Ayman Al Zawaghiri trasmesso su al Jazeera. Seccondo Reuven Paz i pilastri di questo progetto sarebbero i talebani afgani e pakistani, quel che resta del gruppo di al Zarqawi in Iraq e in Giordania, i fedelissimi di Bin Laden in Arabia Saudita e gli uomini delle corti islamiche in Somalia. Certo ora la palla passa al terrorismo eterodiretto dall'Iran come quello di hezbollah in Libano e di hamas nei territori palestinesi. Questi ultimi benchè di derivazione sunnita e vicini ai fratelli musulmani in Siria  e in Egitto, che sono il faro ideologico di Bin Laden, da tempo avrbbero accettato in cambio di armi e soldi di fare da quinta colonna degli sciiti in Medio Oriente.

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