"Nessuna esecuzione capitale" nella Slovacchia di Tiso
ma gli ebrei erano consegnati ai nazisti
Testata: Corriere della Sera
Data: 09/02/2007
Pagina: 45
Autore: Sergio Romano
Titolo: Quando si dovette scegliere tra nazismo e comunismo
Di seguito una lettera inviata al CORRIERE della SERA e la sconvolgente risposta di Sergio Romano:
 
Al lettore interessato alla vicenda di Josef Tiso ( Corriere del 21 gennaio) consiglierei di leggere anche l'articolo di Vittorio Messori «Presidente e prete calunniato» apparso sul mensile Il Timone dell'aprile 2006.
Mario Cervia
Borgomanero (No)
Caro Cervia, grazie per la segnalazione. Il testo a cui lei allude è ora in «Emporio cattolico», un libro pubblicato da Sugarco Edizioni nel 2006, dove Vittorio Messori ha raccolto alcuni degli articoli apparsi in una rubrica che tenne per alcuni anni nel quotidiano Avvenire. Per parlare di Josef Tiso, parroco, presidente della Slovacchia dal 1939 al 1945 e impiccato all'alba del 18 aprile 1947, Messori ricorda anzitutto un articolo che Rino Cammilleri aveva dedicato qualche anno prima a questo singolare personaggio in Studi Cattolici. Un libro che annuncia sin dal titolo la fede dell'autore, il quotidiano della Cei (Commissione episcopale italiana) e una rivista cattolica: tutto indurrà qualche lettore a pensare che Messori e Cammilleri siano, in questa vicenda, avvocati della difesa. È così, effettivamente, ma con argomenti che meritano di essere conosciuti e pesati. Secondo Messori, il matrimonio fra i cechi e gli slovacchi, alla fine della Grande guerra, fu imposto dagli ambienti politici europei che volevano isolare la Germania creando attorno ai suoi confini una cintura di Stati cuscinetto. È una tesi convincente, per molti aspetti sostenuta anche da François Fejtö, uno dei migliori conoscitori della Mitteleuropa, in un bel libro («Requiem per un impero defunto»), apparso qualche anno fa presso Mondadori. I nazionalisti slovacchi accettarono malvolentieri di passare dal dominio di Budapest a quello di Praga, e trovarono nel clero cattolico il miglior rappresentante del loro nazionalismo frustrato. Monsignor Tiso, come ho ricordato nella mia risposta precedente, fu l'uomo a cui le circostanze, dopo la dissoluzione della Cecoslovacchia, affidarono un compito terribilmente difficile: la guida di un piccolo Stato, formalmente indipendente, ma inserito di fatto nel nuovo ordine europeo creato dalla Germania di Hitler. Messori sostiene che Tiso difese strenuamente la cristianità della Slovacchia e che non vi fu nel suo Paese, durante gli anni della guerra, «una sola esecuzione capitale».

Nella Slovacchia di monsignor Tiso non ci saranno state esecuzioni capitali di assassini e criminali, c'erano però le persecuzioni e le deportazioni di ebrei innocenti.
Tiso cercava di proteggere i soli ebrei battezzati, abbandonando tutti gli altri alla volontà omicida nazista.


E aggiunge che il parroco-presidente, nel 1945, fu tradito da tutti, consegnato ai sovietici e finalmente processato a Bratislava da un «tribunale popolare». Nel suo testamento spirituale, prima della esecuzione, scrisse: «Muoio come testimone della legge naturale data a ciascun popolo di promuovere la sua libertà e come difensore della civiltà cristiana contro il comunismo».

Che un complice dei delitti nazisti venga presentato come un "difensore della cristianità" e un martire è semplicemente scandaloso.


Come lei vede, caro Cervia, quella di Messori è una arringa per la difesa. Ma ha anche il merito di ricordarci che non tutti i popoli si trovarono, durante la Seconda guerra mondiale, nella felice condizione di dover fare una scelta semplice e netta fra democrazia e nazismo. Vi furono Paesi (le Repubbliche del Baltico, ad esempio) che dovettero scegliere fra tedeschi e russi, fra nazismo e comunismo. Ho letto in questi giorni una corrispondenza da Tallinn, capitale dell'Estonia, in cui si racconta che il Parlamento ha avviato le procedure necessarie per lo smantellamento di un memoriale «ai caduti della Seconda guerra mondiale» che sorge nella città vecchia e che verrebbe ricostruito in un grande parco, di fronte al Golfo di Finlandia. La notizia ha indignato i russi e potrà sembrare sorprendente agli europei che non hanno dimenticato il ruolo dell'Urss nella sconfitta della Germania. Ma hanno diritto di giudicare, in queste circostanze, soltanto quelli che hanno sperimentato sia l'occupazione tedesca, sia il dominio sovietico.


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