La volontà di pace di Israele, l'odio raccontato in un film, gli spropositi di Parisi
tre articoli che informano
Testata: Libero
Data: 07/09/2006
Pagina: 10
Autore: Andrea Valle - la redazione - Caterina Maniaci
Titolo: Azione di pace di Israele via il blocco dal Libano - Parisi si fida di Hezbollah più che di Israele - Un film choc per svegliare l'Occidente dal sogno pacifista

Da LIBERO del 7 settembre 2006, un corretto articolo sul ritiro dal Libano di Israele :

BEIRUT Gli israeliani hanno ceduto alle pressioni della comunità internazionale e all'atteggiamento intimidatorio del governo libanese. Gerusalemme ha tolto il blocco aereo e navale imposto da settimane sul Libano. L'annuncio è stato dato dall'ufficio del primo ministro israeliano. La notizia giunge dopo l'ultimatum lanciato dal ministro degli esteri libanese, Fawzi Salloukh, che aveva annunciato l'intenzione di Beirut di forzare il blocco aereo e navale imposto da Israele alla scadenza delle 48 ore annunciate dal Segretario dell'Onu Kofi Annan. La minaccia islamica ha quindi ottenuto il suo effetto: Israele, che aveva finora giustificato il blocco per impedire che gli Hezbollah si riforniscano di armi e mezzi, ha deciso di togliere l'assedio. Da oggi alle 18 non sarà più in vigore. Da tempo il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan chiedeva alle autorità israeliane di togliere il blocco. Un auspicio rinnovato ieri, in occasione della visita in Turchia del numero uno dell'Onu. INTIMIDAZIONI Di certo ha pesato anche l'atteggiamento intimidatorio del governo libanese. «Aspetteremo le 48 ore date da Kofi Annan e se la situazione si risolverà lo ringrazieremo», aveva dichiarato ieri Salloukh a margine di un incontro al Cairo di ministri degli Esteri arabi. In caso contrario, aveva aggiunto, «il governo libanese adotterà le misure necessarie e romperemo il blocco con tutti i nostri mezzi». Tale "rottura" avrebbe implicato di fatto l'apertura di un altro fronte. Ed è l'ultima cosa di cui Israele, che ha sempre specificato che i suoi interventi erano mirati a neutralizzare gli Hezbollah e non a colpire il popolo libanese, ha bisogno. Poco dopo l'esternazione del capo della diplomazia libanese è arrivata la risposta di Israele. Il governo di Gerusalemme ha deciso di revocare alle 17 di oggi ora italiana (18 locali) il blocco navale e aereo imposto al Libano il 13 luglio, all'indomani dell'inizio della guerra a Hezbollah. Israele ha ottenuto rassicurazioni dal segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, e da Kofi Annan, che la forza internazionale era ormai pronta ad assumere il controllo di porti e aeroporti. Ieri il ministro degli Esteri libanese, visto l'ottimo risultato ottenuto dall'esternazione sul blocco aeronavale, ha deciso di rilanciare anche sulla questione dei soldati rapiti da Hezbollah. «I due soldati israeliani non saranno rilasciati senza negoziati per lo scambio tra prigionieri israeliani e libanesi», ha dichiarato Salloukh. Fanno la voce grossa quindi i libanesi, coscienti di avere la comunità internazionale dalla loro parte. Resterà da vedere fino a che punto però Israele è disposto a trattare con un governo che conta al suo interno esponenti degli Hezbollah, decisi a far fruttare la loro immagine di "resistenti" e "patrioti" guadagnata durante i combattimenti contro l'esercito ebraico. MINE KILLER In Libano intanto si continua a morire. Il terreno nel sud del Paese, disseminato di mine, rappresenta una minaccia seria anche per il contingente di pace. Ieri due soldati libanesi sono morti ed un terzo è rimasto gravemente ferito per l'esplosione di bombe a frammentazione. I militari stavano procedendo al lavoro di sminamento e sono rimasti uccisi mentre tentavano di far detonare delle cluster bomb inesplose. L'incidente è avvenuto nel villaggio di Aita al Jabal nei pressi del confine israeliano. Dalla fine del conflitto sono 5 i militari libanesi morti durante il lavoro di sminamento

Di seguito, il trafiletto "Parisi si fida di Hezbollah più che di Israele":

E se i nostri militari dovessero incontrare sulla loro strada degli Hezbollah armati fino ai denti che si mostrano poco inclini a un dialogo civile? Facile, li denunciamo alle autorità libanesi. Questa la fantastica idea del nostro ministro della Difesa, Arturo Parisi, che, a margine del suo intervento alle commissioni esteri e difesa riunite alla Camera ha spiegato esattamente quali saranno le regole di ingaggio del contingente Unfil. Parisi ha detto di fidarsi ciecamente delle promesse di quei bravi ragazzi di Hezbollah, che hanno candidamente dichiarato ieri che «le armi verranno usate solo contro gli israeliani» e quindi è inutile preoccuparsi. «Hezbollah» ha detto ieri il ministro «non userà armi nell'ambito della competenza della missione Unifil e su questa dichiarazione facciamo affidamento». «I nostri soldati aggiunge Parisi - sono chiamati a svolgere il loro dovere in condizioni tali che consentano loro di rispondere alle offese con una difesa commisurata all'offesa. I nostri soldati sono ispirati da una cultura di pace». Infine, viene chiesto al ministro, se un gruppo di soldati italiani incontra un gruppo di Hezbollah armati che si fa? «Intimano loro il disarmo - risponde Parisi - e denunciano il loro comportamento al governo libanese» Ecco la soluzione, come avranno fatto gli israeliani a non pensarci prima?

Infine, una presentazione del film Obsession:

ROMA La macchina da presa si sofferma su una mano che stringe un fucile, un volto coperto dalla kefiah, una voce fuori campo inneggia ad Allah che è grande, alla guerra santa in suo nome. Così inizia il film-documento Obsession (sottotitolo "L'Islam radicale in guerra contro l'Occidente") girato dal regista Wayne Kopping, che in un'ora di immagini terribili smonta tante certezze di noi occidentali, ancora attaccati all'idea che la guerra ce la siamo lasciata dietro le spalle, dura eredità di un Novecento grondante di sangue. Si capisce perché questo film non riesce a trovare un distributore. È un pugno nello stomaco, un calcio a ogni concetto "politicamente corretto" di "equidistanza". Il film è stato presentato alla Summer School della Fondazione Magna Carta, in corso in questi giorni a Frascati. «Non si tratta di un atto di provocazione, o almeno non solo di questo», spiega Gaetano Quagliariello, presidente di Magna Charta. «È una grande opportunità per far conoscere la realtà, ossia la vera sfida lanciata dal terrorismo internazionale e la conseguente possibilità che l'Occidente conosca un nuovo, terribile incubo totalitarista» A vedere Obsession  l'incubo appare concreto. Alle testimonianze e alle analisi si alternano immagini tratte dalle televisioni palestinesi, iraniane, libanesi che mostrano folle acclamanti Bin Laden, che bruciano le bandiere di Israele e degli Stati Uniti. Si vede il leader di Hezbollah, Nasrallah, che incita la gente al grido di «Morte all'America» e afferma che «il modo più onorevole di morire è uccidere in nome di Allah». Inquietante ma evidente il parallelismo con l'ideologia nazista: indottrinamento dei bambini, cultura dell'odio verso «gli altri», soprattutto antisemitismo. Nel 1938 una vignetta nazista rappresenta la "piovra ebraica" che avvinghia il mondo e gli succhia il sangue. Nel 2002 in Egitto circolava una vignetta simile. Il film è stato presentato dall'esponente di An Alfredo Mantovano, da Robert Wistricht - direttore del Centro internazionale di studi sull'antisemitismo di Gerusalemme - dal presidente onorario della fondazione Magna Charta, Marcello Pera, e da Fiamma Nirenstien, scrittrice ed editorialista della Stampa. «Questo film-choc è la testimonianza concreta sulla cultura dell'odio sviluppata nell'estremismo islamico, il suo carattere ideologico e religioso. E mette a nudo una realtà che non si può più nascondere e negare. È difficile, per l'Occidente, svegliarsi dal sogno pacifista, dall'illusione, nata dopo la Seconda Guerra Mondiale, che mai più avremmo dovuto affrontare mostri come quelli scatenati allora. Ma la realtà ci richiama bruscamente. È già allarme rosso, per la nostra civiltà. Perché soprattutto la sinistra guarda con una certa simpatia a questi gruppi che hanno in odio ogni diritto, ogni prospettiva democratica. E che, ancora una volta, sceglie l'antisemitismo come guida al suo attacco antioccidentale».

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