Israele è uno Stato di diritto
un libro sfata i pregiudizi
Testata: L'Opinione
Data: 06/09/2006
Pagina: 0
Autore: Elena Lattes
Titolo: La Costituzione e l’identità d’Israele
Da L'OPINIONE del 6 settembre 2006:

C’è un pregiudizio diffuso che definisce Israele come uno Stato teocratico e razzista, fondato unicamente su una tradizione biblica obsoleta e senza nessun collegamento con la cultura liberale e illuministica, sebbene poi venga considerato, nella stessa ideologia, il bastione e l’avamposto dell’Occidente.
Chi sostiene questa tesi evidentemente non sa assolutamente nulla del sistema giuridico su cui si basa lo Stato di Israele. Un sistema complesso, unico al mondo e in continua evoluzione, che tenta di conciliare le esperienze degli Stati che per secoli hanno occupato e colonizzato quelle terre con le varie tradizioni culturali locali e le esigenze richieste dalla società laica, moderna e multietnica che compone il Paese. Il Common Law britannico, che è sicuramente il principale ispiratore, viene integrato da alcune normative risalenti all’impero turco-ottomano che a loro volta vennero influenzate dal diritto napoleonico. Lo Stato, tuttavia, per rispettare le culture religiose ed etniche, lascia alle varie istituzioni, il Waqf per i musulmani, le varie Chiese per i cristiani, i tribunali rabbinici per quanto riguarda gli ebrei e così via, la regolamentazione del diritto di famiglia. Israele è fondamentalmente una Repubblica parlamentare monocamerale, il cui sistema elettorale però negli ultimi due decenni ha subito alcune modifiche.

Così se dal 1948, anno della sua costituzione, fino al 1996 poteva assomigliare molto a quella italiana, nel periodo successivo, fino al 2003, con l'introduzione dell'elezione diretta del Primo ministro, si è avvicinata di più, come ci spiega bene Emanuele Ottolenghi, al "modello di governo del premier" per poi ritornare "a una forma razionalizzata di parlamentarismo" in cui il Capo del governo deve comunque ottenere la fiducia del Parlamento senza la quale è costretto ad elezioni anticipate. Lo Stato non ha una vera e propria costituzione, così com'è intesa nel senso moderno e formale del termine, ma la dichiarazione d'indipendenza letta da Ben Gurion quel 15 maggio di 58 anni fa viene considerata da alcuni un documento che vi si avvicina e il suo status giuridico è ancora oggetto di dibattiti. Ad essa si aggiungono alcune (ad oggi sono 11) "leggi fondamentali", considerate superiori alle leggi ordinarie perché per modificarle è necessario il consenso della maggioranza assoluta dei componenti della Knesset, il Parlamento, e perché pongono alcuni principi fondamentali nei vari campi, come quello dell'amministrazione pubblica, della difesa e dei diritti della persona.

Questo e tanto altro ancora viene egregiamente illustrato in un saggio destinato perlopiù agli studenti universitari, ma accessibile anche a tutti coloro che vogliono approfondire questo aspetto di Israele che viene totalmente ignorato dai nostri media: "Il sistema costituzionale dello Stato di Israele" al quale hanno collaborato illustri docenti: Tania Groppi, Emanuele Ottolenghi, Alfredo M. Rabello, Andrea Y. Lattes, Suzie Navot, Stephen Goldstein ed edito nella collana di Giappichelli Editore dedicata agli ordinamenti costituzionali, curata da Nino Olivetti Rason e Lucio Pegoraro. Un libro complesso, ma assolutamente da leggere, soprattutto in questi tempi così difficili, di disinformazione e demonizzazione di questo Paese che sta riuscendo nell'enorme e considerevole impresa di conciliare la tradizione con la laicità, reinventandosi un'eredità antica e variegata. Che mantiene il suo carattere laico e democratico, nonostante le guerre che è costretto a combattere per poter difendere il proprio diritto all'esistenza e alla pace.

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