Terrorismo palestinese = Resistenza: un'equazione cara a Dario Fo
e oggi gli altri "resistenti" di Hezbollah educano i bambini al "martirio"
Testata: Libero
Data: 05/09/2006
Pagina: 1
Autore: Piero Menarini - Francesco Ruggeri
Titolo: Forza, terrorista buono, firmato Dario Fo - Da Hezbollah un concorso per piccoli kamikaze
Da LIBERO del 5 settembre 2006, un articolo su una commedia di Dario Fo, premio nobel antisrealiano coneme Josè Saramago e Harold Pinter,  e  che negli anni 70 introduceva l'assimilazione tra terrorismo arabo e resistenza italiana:

"Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente. Resistenza: parla il popolo italiano e palestinese" è un testo "minore" di Dario Fo, messo in scena una sola volta dall'attore, nel 1970, nel capannone del circolo La Comune-Nuova scena di Milano. Malgrado la sua marginalità, salta agli occhi che negli ultimi 2 anni l'opera (così definibile con un po' di ampollosità) sta lentamente riemergendo, grazie soprattutto alla dedizione del fedelissimo attore "foano" Mario Pirovano. Il titolo è desunto da una poesia di Renata Viganò: «Ma io vorrei morire anche stasera / e che voi tutti moriste / col viso nella paglia marcia / se dovessi un giorno pensare / che tutto questo fu fatto per niente». L'aggiunta del sottotitolo, con un errorino di grammatica, ci dà subito la misura di che cosa si tratti: un componimento profetico che anticipa di ben 36 anni l'associazione fedayn resistenti oggi così dolorosamente alla ribalta, oltretutto osannandoli ed equiparandoli ai proletari occidentali e invocando, come conseguenza testuale implicita, l'insorgere di una sorta di "crociata rossa" contro Israele. Tra le righe, ma non troppo, di questo testo - che per buonismo e poco credibile senso di obiettività distingue tra israeliani buoni («proletari») e cattivi («padroni ») -, c'è l'istigazione all'annientamento del sionismo, il che, come oggi sappiamo bene, significa in ultima istanza annientamento dell'identità, non solo geografico-politica, di Israele. A dispetto dei distinguo che qua e là appaiono, la geniale intuizione di Fo, propedeutica alla comprensione del lavoro, è tutta racchiusa nell'equazione che sostiene il retorico pamphlet: Al Fatah sta alla guerra di liberazione palestinese, come la Resistenza sta alla guerra di liberazione; oppure, tradotto in altri termini, Israele sta al Nazismo, come i Fedayn stanno ai partigiani. Concetti storiografici acuti e d'avanguardia nel 1970, che però non sono ancora stati archiviati nei musei mentali di certa sinistra italiana, anche perché un Nobel (per la letteratura!?) non aiuta certo a questo in un Paese nel quale lo slogan ideologico è più gradito della politica. Prova ne è che quest'anno l'opera è apparsa in varie circostanze strategiche, e continuerà ad esserlo, visto che sarà allestita di nuovo l'8 settembre a Grosseto, nientemeno che per commemorare il 60° anniversario della Resistenza e della Liberazione, come si evince dal programma della Festa nazionale tematica de l'Unità sugli enti locali. Ma l'occasione politicamente più interessante è stata sinora quella del 2 luglio quando a Susa, in coda alle manifestazioni in ricordo della lotta partigiana del Colle del Lys, l'opera è stata rappresentata col patrocinio dei Comuni di Susa e di Mompantero e dalla Comunità Montana Bassa Valle, con questo certificato di garanzia: «è un regalo che l'attore Mario Pirovano ha inteso fare al Movimento per la Lotta contro l'Alta Velocità in Val di Susa, movimento simbolo di resistenza non violenta e favorevole ad un progetto di futuro umanamente sostenibile». Questa volta la simmetria cultural- politica è data dall'identità "resistenza al fascismo = No Tav". È veramente un testo per tutte le stagioni e per tutte le cause (certe cause). Chiudiamo con un solo esempio di grande teatro, anzi di grande poesia degna di una tragedia classica, tratto dal finale del 2° tempo: CORO - Dice al Fatah Ricordati che devi imparare / Fedayn / Imparare a combattere / Fedayn / Ma anche a pensare / Fedayn / Imparare a parlare / Fedayn / Perciò devi ascoltare / Fedayn / Quello che dice Marx / e Lenin / Non devi trattare come un nemico / Fedayn / Chi è povero come te / Fedayn / Anche se non si capisce / Fedayn / Se sta col nemico / Fedayn / È il padrone che lo stordisce / Fedayn / E lo tiene nell'ignoranza / Fedayn / Tu devi trattarlo come fratello / Fedayn / Chi è povero come te / Fedayn / È sfruttato come te / Fedayn / Tu gli devi parlare / Fedayn / Tu gli devi insegnare / Fedayn / Quello che dice Marx / E Lenin / Deve venire con noi / Fedayn / Non importa se israelita / Fedayn / Con noi se vuole il Comunismo / Fedayn / Con noi c'è Abu Shaif / Fedayn / Con noi c'è Ribi Mohamed / Fedayn / Con noi c'è il popolo / Fedayn / E c'è Mao Tze Tung. / Fedayn. (1.continua)

Sempre da LIBERO, unn articolo sull'educazione dei bambini al "martirio" da parte di  Hezbollah: 

BEIRUT «Il concorso della gioventù vincente-edizione 2006». A prima vista, complice un logo da asilo Mariuccia, sembrerebbe la locandina di una innocua competizione a premi per bambini. Magari di quelle abbinate all'ultimo snack o sponsorizzate dall'ennesima scuola per divi in erba, in stile saranno famosi. Ma se a organizzare la gara sono gli Hezbollah, e i bambini sotto i 10 anni selezionati da appositi quiz di cultura terroristica sono aspiranti martiri "prodigio" arruolati contro Israele, come testimonia l'effigie di un mini supporter con bandiera gialla a cavallo di un Merkawa, allora in un attimo il candore cede il posto all'orrore. Indotto dalla più vigliacca delle strategie jihadiste. GIOVANI PLAGIATI Vergognosa a prescindere da ogni possibile giustificazione politico ideologica, in quanto perpetrata ai danni di chi non ha ancora i mezzi per scegliere. Uno "stupro" collettivo di proporzioni gigantesche, che coinvolge oltre 41.000 ragazzini non ancora adolescenti. E del quale l'esercito israeliano, rovistando nel villaggio di Aita al Sha'ab nel sud del Libano, ha trovato per la prima volta una sconcertante documentazione. La faccenda dei bambinishaheed (martiri) indottrinati dagli Hezbollah, in Libano la conoscono tutti. Perché tutti han guardato almeno una volta nella vita la parata della milizia armata di Nasrallah, trasmessa dalla tv Al Manar per le celebrazioni del Giorno di Gerusalemme. E in quell'occasione sfilano tradizionalmente anche gruppi di soldati in fasce, definiti Unità 14 dicembre. "Chocolate soldiers", che sostengono a stento un fucile mitragliatore più alto di loro, con tanto di uniforme e vernice mimetica sui visi acerbi. L'impatto era già forte così, ma per molti si trattava solo di folklore. Ciò che finora non si conosceva con precisione era però la portata del lavaggio del cervello, subito da questi innocenti. Una vaga idea la può dare il kit per il concorso di cui sopra, indetto dalla Islamic resistance support association, la ong ufficiale di Hezbollah per la gioventù libanese. La V mimata dal bimbo in groppa al carro armato israeliano chiarisce subito a cosa alluda la vittoria del titolo. D'altronde l'iniziativa si svolge nell'ambito delle celebrazioni per "La settimana della resistenza islamica", dedicata alla memoria di due "martiri" dell'organizzazione uccisi da Tsahal, Raghab Harb e il fondatore Abbas Musawi. Ma a lasciare interdetti sono il tono e il contenuto delle domande cui i partecipanti devono rispondere. Ad esempio nella terza si chiede «Chi ha detto che la nostra strategia sono le armi, e che una stretta di mano significa riconoscere Israele?», quindi nella n.7 «Dove l'istishhadi (kamikaze) sceicco Ass'ad Bero condusse a termine la sua eroica azione?». E ancora, «In che luogo la resistenza islamica ha realizzato l'esecuzione del collaborazionista Akel Hashem (capo della brigata ovest dell'esercito libanese)?», o «A cosa Sayyd Nasrallah ha paragonato l'eroico scontro, durante cui la resistenza ha distrutto due postazioni israeliane ad Abassiya e Ghajar?». IL "PREMIO" Non mancano poi i riferimenti al "rapimento" dei tre miliziani (Nasser, Kuntar e Skaf) all'origine dell'attuale conflitto, e alle rivendicazioni territoriali (fattorie di Sheeba), in un'altra sezione del quiz a risposte multiple resa più familiare dall'utilizzo di marchi di videogiochi (Playstation, Atari ecc.). Ai vincitori del concorso, oltre a non meglio specificati premi, spetterà ovviamente il futuro inquadramento nell'esercito di Dio. Previo canonico training nella "Gioventù del Mahdi", una sorta di Hitlerjugend in salsa islamica, dove si insegnano i capisaldi della giurisprudenza rivoluzionaria iraniana. Nell'attesa del ritorno del messia musulmano (il Mahdi) che dovrebbe coincidere con la scomparsa dell'entità sionista. Secondo il sito di questi "scout" del Mahdi gli affiliati al gruppo sono 41.960, tra cui 149 "diplomati" alla fine del 2004, e 120 già pronti al martirio. Il vice di Nasrallah, Qasim, ha di recente dichiarato a Radio Canada: «Una nazione che dispone di martiri bambini non potrà non essere vittoriosa». www.laltrogiornale.com IL QUIZ LE DIECI DOMANDE 1. «A cosa il riverito Sayyid Hassan Nasrallah ha paragonato l'eroica battaglia in cui la resitenza islamica ha completamente distrutto le due postazioni israeliane di Abassiya e Ghajar?»; 2. «Chi è il libanese detenuto da più tempo nelle carceri israeliane?»; 3. «Chi ha detto che la nostra strategia sono le armi, e che una stretta di mano significa riconoscere Israele?»; 4. «Dove gli aerei del nemico sionista hanno colpito lo sceicco Abbas Musawi, sua moglie e il suo figlioletto Hussein?»; 5. «Quale di queste fattorie non si trova a Sheba'a?»; 6. «Dove ha avuto luogo l'eroico combattimento di Maidun?»; 7. «Dove l'istishhadi (kamikaze) sceicco Ass'ad Bero condusse a termine la sua eroica azione?». 8. «Chi ha detto: "Abbiamo sconfitto Hezbollah" dopo che 13 soldati sionisti erano stati uccisi nell'attacco a Shihin?»; 9. «In che luogo la resistenza islamica ha realizzato l'esecuzione del collaborazionista Akel Hashem (capo della brigata ovest dell'esercito libanese)?»; 10. «Il 18 settembre 1986 la resistenza islamica penetrò in una postazione nemica e per la prima volta nella storia di Hezbollah una cinepresa riprese l'azione armata. Come si chiamava la postazione?».

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