Stop al piano di disimpegno
mentre la disinformazione continua
Testata:
Data: 05/09/2006
Pagina: 9
Autore: Aldo Baquis - Michele Giorgio
Titolo: Nell’Unifil il primo contingente islamico - Cisgiordania, olmert cambia i piani

Da La STAMPA del 5 settembre 2006:

Aldo Baquis
TEL AVIV
«Vogliamo fare sapere ad Israele che il nostro Paese sostiene la risoluzione 1701 per la tregua con gli Hezbollah»: con queste parole il ministro degli Esteri del Qatar sceicco Hamad Ben Jassem ben Jabr al-Thani ha commentato la decisione del suo governo di inviare ai Caschi Blu dell'Unifil anche un contingente di 200-300 militari del suo Paese. «E' una prima presenza, anche se modesta, del mondo arabo in quella missione» ha notato Hamad, al termine di un incontro con il Segretario generale dell’Onu Kofi Annan.
Ed Israele ha ieri mostrato di aver preso nota dello spirito della missione. Malgrado il blocco aeronavale del Libano mantenuto dal governo Olmert anche dopo il conseguimento della tregua, un aereo decollato da Doha ha potuto atterrare indisturbato alcune ore dopo a Beirut. La compagnia di volo del Qatar non ha detto se avesse discretamente chiesto il permesso di atterraggio ad Israele, che da parte sua non ostacola i voli della compagnia aerea libanese Mea e della Royal Jordanian.
Annan ha reso noto ieri di aver accettato di compiere opera di mediazione fra Israele e gli Hezbollah per uno scambio di prigionieri, dopo aver ricevuto il benestare dalle parti in causa. Particolare questo che Israele ha smentito. Annan comunque ha detto che presto nominerà un proprio emissario, che sarà incaricato di coordinare la liberazione di due soldati israeliani tenuti in ostaggio in Libano e di alcuni libanesi detenuti da anni in Israele, oltre a un gruppo di miliziani catturati nelle settimane scorse.
Da Doha si è appreso che un’iniziativa araba (che include Qatar, Arabia Saudita ed Egitto) sta cercando di definire un accordo pacchetto che consenta la liberazione del soldato Ghilad Shalit (rapito da Hamas il 25 giugno) e di centinaia di palestinesi detenuti in Israele, assieme con un impegno delle milizie palestinesi a cessare il lancio di razzi e un impegno di Israele a scongelare dazi doganali destinati all'Anp. Il premier palestinese Ismail Haniyeh ha annunciato un discorso importante alla Nazione che sarà tenuto giovedì. Il premier israeliano Olmert ha invece detto ieri in parlamento di non essere al corrente di un’intesa del genere e di averla letta per la prima volta sui giornali.
Incontrando i membri della Commissione parlamentare per la difesa, Olmert ha sostenuto che il conflitto con gli Hezbollah ha rafforzato il potere di deterrente di Israele di fronte a Damasco perché Bashar Assad si rende conto, a suo parere, che in un conflitto con la Siria lo Stato ebraico non si sentirebbe legato dai vincoli di vario genere mantenuti durante i combattimenti con Hassan Nasrallah. Domenica il Sunday Times ha scritto che Israele sta mettendo a punto nuovi piani di combattimento con la Siria e con l’Iran. Lo stesso Olmert intanto avrebbe inviato un messaggio a Damasco per dire che Israele non considera la Siria un partner per i negoziati di pace nella regione. Lo ha riferito ieri mattina «Radio Israele».
Olmert ha detto ancora che il ritiro parziale in Cisgiordania - il cavallo di battaglia di Kadima alle elezioni dello scorso marzo - è stato archiviato. «Priorità che mi sembravano opportune a suo tempo, non lo sono più adesso» ha affermato Olmert, secondo cui Israele deve affrontare adesso problemi più impellenti. Il primo ministro ha ieri inviato dal Segretario di Stato Condoleezza Rice due consigliere (Yoram Turbovic e Shalom Turgeman) per spiegare le ragioni profonde di questa revisione della sua politica. Anche senza riconoscerlo apertamente, il premier probabilmente si rende conto di non avere più la forza necessaria per sgomberare con la forza dalle loro abitazioni decine di migliaia di coloni. Ma il premier è andato anche oltre ed ha autorizzato la costruzione di 700 nuovi appartamenti nelle colonie di Maale Adumim e di Beitar Illit, in Cisgiordania. Decisione che ha decisamente irritato la sinistra israeliana.

Maale Adumin e Beitar Illit sono città con migliaia di abitanti che non solo il piano dis disimpegno, ma anche le passate ipotesi di accordo negoziato,  includono in territorio israeliano.
Continuare a definirle "colonie" non tiene conto della realtà.

Di seguito, la cronaca di Michele Giorgio dal MANIFESTO

Gerusalemme «Convergenza», «riallineamento», «disimpegno». Queste parole Ehud Olmert non le pronuncerà più per un lungo periodo. Come molti avevano previsto dopo l'insuccesso dell'offensiva israeliana in Libano frenata dalla resistenza opposta da Hezbollah, il premier israeliano è ora costretto a mettere da parte il suo progetto di ritiro unilaterale di coloni e soldati dalla Cisgiordania, sul modello di quello da Gaza di un anno fa, che lo scorso marzo era stato il punto centrale del suo programma elettorale. Ieri mattina davanti alla commissione parlamentare esteri e difesa, il premier ha ammesso che «Ciò che qualche mese fa credevo fosse giusto fare nella questione palestinese oggi è cambiato» e, soprattutto, ha detto di essere pronto a trattare con Abu Mazen. «Voglio avviare un dialogo», ha assicurato, «per noi non c'è questione più urgente di quella palestinese». Questo insolito sottolineare l'«urgenza» della questione palestinese appare un modo per respingere gli assalti interni e, soprattutto, internazionali di coloro che spingono per riprendere il negoziato con la Siria sul futuro delle Alture del Golan, occupate da Israele nel 1967 e di cui Damasco chiede la restituzione per firmare un accordo di pace con lo Stato ebraico.

Nel 2000 Damasco ha respinto un accordo di pace basato sulla cessione del Golan da parte di Israele, sostenendo che avrebbe firmato la pace solo insieme ai palestinesi.
Intanto, continua a finanziare i terroristi.



Olmert infatti ha aggiunto che «nel caso di una guerra contro la Siria non ci porremmo i limiti che ci siamo imposti nella recente guerra in Libano» ed ha escluso che ora ci siano le condizioni per trattare con la Siria. Olmert aveva fatto del «riallineamento» uno dei cardini del programma del suo governo tra le proteste del Likud che non condivideva il progetto di smantellare decine di insediamenti ebraici isolati e rafforzare quelli più grandi tra gli oltre 150 costruiti da Israele in Cisgiordania in aperta violazione della legalità internazionale e della Road Map sostenuto dal Quartetto (Usa, Russia, Ue e Onu). Il ministero per l'edilizia israeliano ha comunque indetto una gara d'appalto per la costruzione di 348 case a Maale Adumin, dove già vivono 35mila persone, e di altre 342 a Beitar Eilit dove risiedono 25mila ebrei ortodossi con un basso reddito e uno dei più alti tassi di crescita demografica d'Israele. Il suo territorio municipale è stato ampliato l'anno scorso in modo da avvicinarne i confini a Gerusalemme. Israele cerca anche di assorbire Maaleh Adunim. L'espansione colonica, la più importante decisa quest'anno, è stata duramente criticata dall'Anp. «E' una dimostrazione che il governo israeliano prosegue la sua politica di colonizzazione e tenta di imporre una soluzione attraverso la forza», ha dichiarato il negoziatore capo palestinese Saeb Erekat. In casa palestinese la rinuncia, sebbene non definitiva, di Olmert all'unilateralismo è stata accolta con una certa soddisfazione. Tuttavia se ciò avrà come conseguenza diretta la ripresa del negoziato bilaterale - dichiarato morto nel 2001 dall'ex premier Ariel Sharon - è ancora presto per dirlo. L'ufficio di Abu Mazen in ogni caso ieri era in fermento e convinto di un prossimo incontro tra il presidente palestinese e Olmert. Intanto sarebbero giunte ad un punto decisivo le trattative segrete tra Israele e i palestinesi per il rilascio del caporale Ghilad Shalit, fatto prigioniero lo scorso 25 giugno durante un blitz compiuto da un commando palestinese. Lo ha scritto ieri Al-Quds di Gerusalemme est, secondo il quale l'accordo sarebbe pronto: in cambio della liberazione di Shalit, Israele si sarebbe impegnato a rilasciare in tre fasi 800 detenuti politici palestinesi. Olmert ha smentito che sia in corso una trattativa e ha ribadito che Israele vuole la liberazione incondizionata di Shalit.

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