La Siria continua a sostenere il terrorismo, per Israele impossibile avviare una trattativa
Olmert mira ad esercitare una forte deterrenza: un articolo di Fiamma Nirenstein
Testata: La Stampa
Data: 05/09/2006
Pagina: 9
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Damasco non vuole la pace»
Dalla STAMPA del 46 settembre 2006:

LE dure parole che Ehud Olmert ha rivolto ieri alla Siria spiegando alla Commissione Esteri e Difesa che Israele userebbe, se costretta, più forza contro Bashar Assad di quanta ne abbia usata contro Nasrallah, hanno due ragioni, una strategica e l’altra politica. Quella politica corrisponde alla scelta di non abbassare la guardia, di mostrarsi previdenti di fronte a minacce ritenute molto vive e presenti, e al desiderio di comunicarlo sia alle forze politiche israeliane che al consesso internazionale. Nei giorni scorsi una valanga di interventi, fra cui quello del ministro degli Interni Avi Dichter, hanno ripetutamente spiegato che senza la partecipazione della Siria è impossibile calmare l’area, dato che dalla Siria passano quasi tutti i rifornimenti per gli Hezbollah, e che solo se Assad riceverà il Golan indietro, deciderà di smantellare le organizzazione terroristiche ospitate a Damasco e la sua alleanza con Ahmadinejad.
In Ahmadinejad la Siria ha trovato un potente compagno di strada per distruggere Israele, negare la Shoah, minacciare l’Occidente. Adesso Olmert con una presa di posizione che sarà certo molto discussa, di fatto indica che al vortice della galoppante discussione sulla guerra, che passa anche attraverso ben sei commissioni che indagano la condotta dell’esercito e dell’Intelligence, non vuole aggiungere la confusione su un sentiero di pace che ha già portato Israele a parecchi fallimenti. La Siria, nel 2000 rifiutò l’offerta di tutto il Golan in cambio della pace; Assad è un convinto antisemita che a Papa Giovanni Paolo II in visita disse che i palestinesi erano un Gesù Cristo nella mani dei perfidi ebrei; durante e dopo la guerra ha tifato Nasrallah, ha seguitato a mandare armi, ha dichiarato che considererà un atto di guerra il dispiegamento dell’Unifil lungo il suo confine. Considera suo diritto seguitare ad armare gli Hezbollah.
Dunque Israele sceglie di rimandare il ginepraio che potrebbe nascere dal dialogo con un personaggio tanto ostile, accusato da una commissione dell’Onu di essere implicato nell’omicidio dell’ex premier libanese Rafik Hariri. Non c’è prova che Assad voglia trattare. Israele sta affrontando di petto il tema iraniano e dei suoi amici, gli Hezbollah, Hamas, la Jihad islamica, tutti riforniti, lodati e ospitati a Damasco da Assad. Forse se Kofi Annan avesse dato una prova di maggiore sensibilità, Olmert rassicurato sul ruolo dell’Onu avrebbe osato aprire uno spiraglio. Ma l’Onu è sempre la stessa, l’Europa con mossa a sorpresa ha deciso di non permettere ad aerei cargo dell’El Al che portino armi di rifornirsi sul suo territorio, varie Ong preparano accuse di crimini di guerra per gli israeliani. Il clima postbellico è caldissimo.
Ma è certo che Assad ha aiutato la devastazione del Libano, ha una pessima economia, un deplorevole livello di oppressione politica e una politica di minacce. Non ha mai dato segni autentici di voler stringere accordi di pace ed è partecipe delle minacce all’Occidente e delle promesse di distruzione di Israele.

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