Hezbollah usa il diritto umanitario come arma di guerra
Sergio Luzzato si allinea al coro di chi presta il proprio aiuto
Testata: Corriere della Sera
Data: 27/08/2006
Pagina: 1
Autore: Sergio Luzzato
Titolo: Gerusalemme davanti al diritto internazionale
Sergio Luzzato accusa Israele di "violazione del diritto internazionale umanitario" sulla prima pagina del CORRIERE della SERA del  27 agosto 2006.
Tra le altre cose scrive che la guerra contro Hezbollah avrebbe ucciso oltre 1100 "civili", senza distinguere tra hezbollah (oltre 500) e non combattenti.
In realtà, tenendo conto della tattica di Hezbollah di farsi scudo dei civili e del numero delle missioni effettuate dall'aviazione israeliana , è evidente che, contrariamente a quanto insinua Luzzato, Israele non ha colpito deliberatamente i civili libanesi.
Luzzato denuncia anche i bombardamenti contro le infrastrutture civili, senza ricordare che strade e areoporti erano utilizzabili da Hezbollah per rifornirsi d'armi e per trasferire i due soldati rapiti.
Si indigna perché sarebbe stato colpito  anche un ospedale, presumibilmente un riferimento a un raid di trupppe speciali contro una struttura  trasformata in quartier generale  di Hezbollah.

Correttamente, Luzzato ricorda una delle violazioni di Hezbollah, che si è fatto scudo dei civili libanesi.
Ma non ricorda l'altra: i colpi sparati contro i civili israeliani.
Perché è questo il punto: Hezbollah colpisce i civili israeliani facendosi scudo di quelli libanesi.
Lasciando a Israele la scelta tra il tollerare senza rispondere che muoiano i suoi cittadini o rispondere facendo inevitabili perdite tra i libanesi innocenti.

Hezbollah, cioè , utilizza il "diritto internazionale umanitario" come arma di guerra, pervertendolo . E' la  tattica che Alan M. Dershowitz ha con precisione definito di "massimizzazione della vittime civili".

Le condanne contro Israele  non fa che incentivare questa  mostruosa condotta  di guerra.

Per questo motivo una risposta simmetrica alle "violazioni" israeliane e a quelle di Hezbollah sarebbe ingiusta, e controproducente.

Sono' l'aggressione di Hezbollah e la sua tattica disumana che devono essere condannate e rese inefficaci, non la reazione di difesa israeliana.

Ecco il testo:

Da quando la guerra si è riaccesa in Libano, molti commentatori hanno detto la loro intorno al carattere più o meno «proporzionato» della reazione militare di Israele alle azioni terroristiche di Hezbollah.
Alcuni hanno giudicato la risposta israeliana di gran lunga eccessiva rispetto all'iniziale casus belli del rapimento di due soldati alla frontiera. Altri l'hanno giudicata del tutto adeguata alla gravità della minaccia di Hezbollah. E i più granitici sostenitori di Israele hanno ironizzato sull'opportunità stessa di misurare col bilancino la «proporzione» o la «sproporzione» della sua risposta armata.
Tuttavia, pochi commentatori (almeno in Italia) hanno sottolineato il fatto che il concetto di proporzionalità, lungi dal ridursi a una faccenda di sensibilità politica, o addirittura di gusto lessicale, rappresenta una nozione portante in una precisa sfera del diritto: il diritto internazionale umanitario, cioè quella parte del diritto internazionale che regola lo svolgimento dei conflitti armati.
Sia nello spirito delle convenzioni di Ginevra del 1949 e dei loro protocolli addizionali del 1977, sia nella pratica del diritto internazionale umanitario, il principio della proporzionalità obbliga le parti in conflitto a misurare a priori il rapporto fra l'asserita necessità di un'operazione militare e i possibili effetti di essa sul piano umanitario. Se un'operazione è suscettibile di causare la morte o il ferimento di numerosi civili, o gravi danni alle infrastrutture civili del nemico, allora tale operazione va scartata in quanto militarmente eccessiva, e dunque illegale. D'altra parte, lo spirito e la pratica del diritto internazionale umanitario vietano di impiegare i propri civili come scudi umani a protezione dei propri arsenali.
Se si analizza il conflitto nel Libano meridionale da questo punto di vista, il giudizio sui comportamenti di Israele e di Hezbollah può guadagnare in serietà e in fondatezza. Su tali basi, risulta infatti chiaro che Hezbollah ha infranto il diritto internazionale umanitario almeno in un modo: disseminando le proprie armi, oltreché in bunker previsti allo scopo, tra gli edifici pubblici e tra le case private, così da rendere virtualmente impossibile a Israele di colpire obiettivi militari senza sacrificare la vita dei civili.
Inoltre, come documentato da Amnesty International in un rapporto del 23 agosto, risulta chiaro che Israele ha infranto il diritto internazionale umanitario in una varietà di maniere. Lo ha infranto compiendo attacchi militari tanto indiscriminati da causare la morte di oltre 1.100 civili libanesi, fra cui centinaia di bambini. Lo ha infranto distruggendo quartieri di Beirut e villaggi del Libano meridionale visibilmente privi di qualsivoglia importanza strategica. Lo ha infranto bombardando sistematicamente le infrastrutture necessarie alla sopravvivenza della popolazione civile: centrali di pompaggio e di depurazione dell'acqua, centrali elettriche, stazioni di benzina, supermercati, perfino ospedali. Lo ha infranto colpendo (in almeno due casi) convogli umanitari che trasportavano verso il Libano scorte di viveri e di medicine.
Difficilmente tutto ciò può venire registrato sotto la rubrica dei «danni collaterali», secondo l'eufemistica formula del gergo militare entrata ormai nel linguaggio corrente. Tutto lascia credere che il governo di Israele abbia perseguito una politica coordinata di distruzione delle infrastrutture e di demoralizzazione dei civili, nella speranza di spingere il governo e la popolazione del Libano a rivoltarsi contro Hezbollah quale responsabile indiretto del disastro. Tale politica configura in se stessa una violazione del diritto internazionale umanitario, che comprende fra i propri capisaldi, oltre al principio della proporzionalità, il principio della distinzione fra obiettivi militari e obiettivi civili.
Resta naturalmente da decidere che cosa lo Stato di Israele possa e debba fare in concreto, per difendersi dagli attacchi terroristici alle proprie frontiere. Ma è permesso fin d'ora dubitare che la violazione ripetuta e sistematica del diritto internazionale umanitario rappresenti una buona soluzione del problema.
Attacchi militari indiscriminati hanno ucciso oltre 1.100 civili La risposta al terrorismo non può essere la violazione delle leggi

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