Un paese unito
buona parte della sinistra pacifista israeliana si schiera con Olmert
Testata: Corriere della Sera
Data: 17/06/2006
Pagina: 9
Autore: Davide Frattini
Titolo: Da Beilin a Yehoshua, la sinistra si schiera con Olmert
HAIFA — In memoria di suo figlio, Orna Shimoni ha marciato, pedalato, protestato, litigato con i primi ministri e i generali. Perché altri giovani soldati non morissero come Eyal, colpito nel 1997 da un razzo dell'Hezbollah, perché altri giovani soldati non dovessero più andare nel sud del Libano. Leader del movimento Quattro Madri, Orna è diventata un simbolo di quella Israele pacifista che si batte contro l'occupazione. Laburista da sempre, ha votato Kadima alle ultime elezioni («Dopo il ritiro da Gaza solo il partito di Sharon può tirarci fuori anche dalla Cisgiordania») e continua a sostenere il governo di Ehud Omert anche nella campagna contro l'Hezbollah e Hamas. «Abbiamo evacuato fino all'ultimo centimetro dal Libano e dalla Striscia, loro hanno risposto con i rapimenti e i lanci di missili. Sono contro le guerre, ma non abbiamo altra scelta. La moderazione non è servita, la moderazione adesso è finita. Che cosa farebbe l'Italia, se le sue città e i suoi civili venissero bombardati da una nazione confinante?».
Anche il quotidiano liberal Haaretz appoggia le operazioni militari del governo e suggerisce al premier Olmert di lasciarsi uno spazio di manovra, non per una tregua immediata ma per una sospensione negli attacchi che favorisca i negoziati. «Israele non può e non deve accettare — spiega nell'editoriale — violazioni della sua sovranità. Dopo che il primo ministro ha autorizzato le forze armate a un uso massiccio della forza, non sarà un segno di debolezza permettere un'interruzione nell'assalto perché i libanesi possano tirare le loro conclusioni».
Gli scrittori che la destra israeliana chiama con sarcasmo «la banda delle petizioni» si sono ritrovati insieme. Questa volta non per chiedere di fermare i bombardamenti. «L'aggressione sul confine libanese — ha scritto David Grossman su la Repubblica
— rende ancora più evidente il fatto che il governo libanese e l'Autorità palestinese mantengono un atteggiamento problematico ed equivoco nei confronti di Israele. Tale ambivalenza è una delle difficoltà che ci impediscono di raggiungere un accordo stabile con questi vicini. E anche il motivo principale per cui la stragrande maggioranza degli israeliani — tra cui anche molti sostenitori della pace — negli ultimi anni ha perso fiducia nelle intenzioni dei rappresentanti più moderati degli Stati arabi». Meir Shalev — che solo qualche settimana fa aveva sottoscritto un appello per bloccare i raid su Gaza — ha detto al Corriere «di aspettarsi che il governo bombardi le strutture e le basi militari dell'Hezbollah. Una simile aggressione nei nostri confronti non può restare impunita». Ancora più deciso Avraham Yehoshua:
«Il Paese intero sta sostenendo Olmert perché non è possibile che Hassan Nasrallah e i suoi pazzi fanatici ci tengano tutti in ostaggio. Siamo nel giusto, ci stiamo difendendo».
Ieri sera i movimenti dell'estrema sinistra hanno manifestato in piazza Rabin a Tel Aviv per chiedere di fermare l'offensiva. In parlamento, Yossi Beilin, leader di Meretz, l'uomo che ha negoziato per Israele agli accordi di Oslo, ha invece garantito il suo supporto a Olmert. «I gruppi terroristici non hanno alcuna ragione per colpirci da aree che abbiamo lasciato. Il governo ha diritto di rispondere».
Gadi Taub, docente di filosofia all'università ebraica di Gerusalemme, ha votato laburista e ha sempre pensato e scritto nei suoi commenti su Maariv che Hamas fosse meglio del caos. «Quando ci siamo ritirati dalla Striscia e i Qassam hanno cominciato a cadere, Sharon ha detto "Passerà". I militanti hanno creduto di poter andare avanti. Adesso dobbiamo dimostrare loro che devono smetterla».

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