Hamas getta la maschera, i filoterroristi no
analisi sull'aggressione di Hamas e su un'informazione sempre a senso unico
Testata: Libero
Data: 27/06/2006
Pagina: 15
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: Hamas getta la maschera, i filoterroristi no
Da LIBERO del 27 giugno 2006:

Non ci sono stati " scontri a Gaza", come titolava ieri in prima pagina Repubblica. C'è stato invece un vero e proprio atto di guerra tra l'Autorità palestinese e lo Stato d'Israele. Hanan Barak e Pavel Slotsker, due soldati che pattugliavano il valico di Sufa sul confinecon la Striscia diGaza, sono statiuccisi da un commando palestinese entrato in territorio israeliano attraverso un tunnel lungo un chilometro scavato dalla città palestinese di Rafah. Un atto di guerra, studiato e pianificato sino al rapimento di un terzo soldato, il diciannovenne Ghilad Shalit, che è stato ferito e, se ancora vivo, servirà come merce di scambio. Hamas, dopo aver tanto inneggiato alla tregua, torna a mostrare il suo vero volto, quello della Brigate Ezzedim al- Kassam, il suo braccio armato. Che lo faccia ad uso interno, per far abbassare la testa ad Abu Mazen che in queste ultime settimane pareva aver trovato il coraggio di affrontare Hamas sul piano dell'iniziativa politica, non cambia nulla. Dimostra semmai che le varie iniziative del presidente dell'Anp, dal referendum per arrivare ad supposto riconoscimento di Israele per via popolare all'incontro di pochi giorni fa in Giordania, dove lui e Olmert si sono abbracciati - sembrava non solo per la gioia dei fotografi - non hanno cancellato la sua sostanziale debolezza. Hamas è e rimane il governo terrorista che tiene il coltello dalla parte del manico. Mentre sui siti dei nostri maggiori quotidiani veniva dato quasi più spazio alla " reazione" israeliana che non era ancora avvenuta, secondo la tradizionale abitudine di informare disinformando, i tg, nei loro commenti da studio, non sono stati da meno. Certo, i morti e il giovane caporale rapito non potevano essere ignorati, ma abbiamo purtroppo sentito, che l'azione si sarebbe svolta a Gaza e non in territorio israeliano. Se chi ascoltava l'ha presa per buona, e non vediamo perché avrebbe dovuto dubitare, ne avrà tratto la conclusione che erano stati i soldati israeliani ad essere entrati a Gaza, e non viceversa. Per Israele la cosa più urgente è riportare a casa Ghilad. Il messaggio adHamas èchiaro. Nessuna trattativa, deve essere restituito entro ventiquattr'ore. Mentre scriviamo non sappiamoancora se questo avverrà o se sparirà nel nulla, come altri prima di lui, o se verrà fatto a pezzi da una folla inferocita, uno spettacolo da prima serata nelle tv dei fondamentalisti. Israele aspetta, dunque, ma la risposta non tarderà ad arrivare, e consisterà nelle eliminazioni mirate dei responsabili. E' vero che la loro tattica è quella di farsi scudo dei civili, meglio se bambini o intere famiglie, niente rende di più sul piano dell'immagine internazionale di qualche volto infantile che urla rigato di sangue, tanto per far vedere all'ora di cena attraverso i tg delle tv di tutto il mondo quanto è crudele l' " entità sionista". Passerà in secondo piano l'organizzazione del terrore studiata a tavolino da Hamas, nel senso che le telecamere saranno tutte puntate sulle vittime innocenti. Quel che mancherà, quello che verrà taciuto, sarà la responsabilità di chi quella carneficina ha voluto. Israele non rioccuperà Gaza, che Hamas lo voglia o no il progetto che fu già di Sharon e che il governo Olmert realizzerà entro un paio d'anni, vedrà la nascita di uno Stato palestinese. Che questo interessi poco a chi mira, prima, alla scomparsa di Israele è storia vecchia. Hamas però ci crede e insiste, anche se sa che Israele non paga riscatti. In ebraico non esiste la parola " equivicinanza". Esiste la parola giustizia, e quella verrà applicata senza sconti.

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