Come giudica Israele l'equivicinanza di D'Alema
e qualche buon consiglio al nostro ministro degli esteri
Testata: Corriere della Sera
Data: 26/06/2006
Pagina: 5
Autore: Davide Frattini
Titolo: Equivicinanza ? L'Italia distingua tra buoni e cattivi

Sull'equivicinaza del ministro degli esteri italiano, ecco una valutazione equilibrata del capo della commissione esteri israeliana Tzaki Hanegbi. nell'intervista di Davide Frattini sul CORRIERE della SERA di oggi 26/06/2006.

GERUSALEMME — E' davanti a lui che il premier Ehud Olmert o il ministro della Difesa Amir Peretz devono passare per illustrare le loro strategie sulla sicurezza. Ed è davanti a lui che deve passare il ministro degli Esteri Tzipi Livni per spiegare come Israele si muova sul palcoscenico internazionale.
Guerra e diplomazia. Tzachi Hanegbi, 49 anni, ha scelto la seconda dopo un passato nell'estrema destra nazionalista. Ha sostenuto il ritiro da Gaza portato avanti da Ariel Sharon ed è tra i fondatori di Kadima, il partito di centro che ha vinto le elezioni. Una fedeltà che Olmert ha premiato appoggiando la sua nomina a presidente della commissione Esteri e Difesa, una delle cariche più importanti nel Parlamento, malgrado le accuse di corruzione che hanno inseguito la sua carriera politica.
La sua voce non è bellicosa, anche nel giorno dell'attacco che ha ucciso due soldati israeliani al confine con la Striscia. Ricorda che sulle città dello Stato ebraico sono caduti un migliaio di razzi Qassam, nei dieci mesi passati dal ritiro. «Eppure quando decidiamo la nostra risposta militare, non consideriamo solo gli aspetti legali, ma anche i valori morali. Vogliamo sempre evitare di coinvolgere i civili».
L'Europa e l'Italia riconoscono a Israele il diritto di difendersi. Dopo i raid delle ultime due settimane che hanno ucciso quattordici civili, chiedono moderazione.
«Qualche volta vengono commessi degli errori. Il criterio fondamentale delle nostre operazioni è non colpire gli innocenti. Non so quanti Paesi risponderebbero a un bombardamento quotidiano con l'autocontrollo dimostrato da Israele. Non abbiamo usato i caccia, le bombe dall'alto, perché sappiamo che sarebbe una strage. Così non restano molte altre scelte».
Gli omicidi mirati. Che il ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha condannato ricordando la posizione unanime dell'Unione Europea.
«Posso capire le critiche, ma le esecuzioni mirate sono l'unico strumento efficace nella Striscia di Gaza per proteggere le vite dei nostri cittadini.
In Cisgiordania, che è ancora sotto il nostro controllo, raccogliamo informazioni di intelligence e interveniamo sul terreno per arrestare i terroristi e interrogarli. Se lo facessimo a Gaza, se i nostri militari entrassero ogni giorno nella Striscia, l'Europa griderebbe che stiamo rioccupandola».
In Italia si discute dell'atteggiamento che il nuovo governo avrà verso il conflitto mediorientale. Si parla di «equivicinanza»: amici di Israele e amici dei palestinesi.
«L'Italia e l'Europa scelgano liberamente di chi essere amici. Ma non dimentichino mai chi sono i buoni e chi sono i cattivi in questa guerra. Devono dimostrare, con decisioni chiare, che la violenza non è un mezzo considerato accettabile. Devono chiedere ai palestinesi con forza di smantellare le milizie. Gli Stati Uniti non sono pronti a sottoscrivere qualunque mossa israeliana: sono contrari agli insediamenti, non permetterebbero mai l'annessione di Gerusalemme Est. Contrastano le scelte del nostro governo, senza mai dimenticare chi manda i terroristi invece di sedersi al tavolo dei negoziati».
Gli europei sostengono il documento dei prigionieri, che le fazioni palestinesi stanno discutendo in questi giorni. D'Alema ha definito il referendum sul piano «un'iniziativa coraggiosa» del presidente Abu Mazen.
«E' un documento non rilevante per il dialogo tra israeliani e palestinesi, è solo usato per questioni interne. Il testo non nomina le tre richieste fissate dal Quartetto per il governo di Hamas: riconoscere Israele, accettare gli accordi firmati in passato, cessare la violenza. In un passaggio si parla di continuare la resistenza in Cisgiordania: ai loro occhi, uccidere soldati o civili israeliani è accettabile. Non mi sembra la base su cui riaprire i negoziati».

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