Una sfiducia mal riposta
verso la commissione d'inchiesta israeliana sulla strage della spiaggia di Gaza
Testata: La Stampa
Data: 19/06/2006
Pagina: 12
Autore: Aldo Baquis
Titolo: Israele, massacri e dubbi
La STAMPA di lunedì 19 giugno 2006 pubblica una cronaca di Aldo Baquis. Scettica verso le conclusioni dell'inchiesta israeliana sulla strage di Gaza, ma (o forse perché )  poco accurata.
Scorrettisima la titolazione, incompleta, parziale e "colpevolista" nei confronti diIsraele : TITOLO: "Israele, massacri e dubbi" , SOTTOTITOLO: "No all'indagine internazionale sulla strage della spiaggia" OCCHIELLO : "Molte critiche alla versione ufficiale".
Ecco il testo:


Israele si oppone ad un’eventuale inchiesta internazionale sulla strage del 9 giugno sulla spiaggia a Nord di Gaza dove una potente esplosione ha provocato la morte di otto palestinesi, fra cui sette membri della famiglia Ghalia. La linea rigida è stata annunciata ieri dal premier Ehud Olmert.
Martedì Israele ha pubblicato i risultati di un’inchiesta condotta dall'esercito, secondo cui «è da escludere» che quelle vittime palestinesi siano state colpite dal fuoco israeliano, che pure era stato diretto con intensità verso una zona vicina. La versione ufficiale è stata tuttavia contestata da alcuni mezzi stampa: ieri, di nuovo, dalla tv commerciale israeliana, Canale 10.
Ma Olmert ha ribadito di avere piena fiducia nell’inchiesta condotta dai suoi militari, sotto la supervisione del ministro della difesa Amir Peretz. Secondo l'ambasciatore di Israele all'Onu, Dany Gillerman, se Israele accettasse una commissione internazionale di inchiesta, creerebbe «un pericoloso precedente».
I responsabili militari israeliani non hanno potuto visitare la spiaggia di Sudanya, dove è avvenuta la strage. Si sono dunque basati sulle registrazioni dei colpi di artiglieria sparati in un’area vicina, sulle imagini riprese da aerei senza pilota e da motovedette che si trovavano di fronte alla spiaggia. Hanno anche esaminato materiale di intelligence (a quanto pare registrazioni di telefonate fra responsabili palestinesi alla sicurezza) e una scheggia prelevata da una ragazza rimasta ferita sulla spiaggia e poi ricoverata a Beer Sheva, Israele. Sulla base di questi elementi hanno stabilito che «non è possibile» che i palestinesi siano stato colpiti da Israele.
Ma l’organizzazione Human Rights Watch, alcuni quotidiani britannici e la tv israeliana Canale 10 (che a differenza dei militari israeliani hanno potuto visitare la zona della strage e intervistare testimoni) hanno trovato nella versione dell'esercito alcune lacune. Ad esempio i tempi della strage, che secondo Israele è avvenuta fra l6,57 e le 17,10, mentre l’artiglieria aveva terminato il proprio attacco di sbarramento ai lanciatori di razzi palestinesi alle 16,48. I documenti di un ospedale di Gaza rivelano tuttavia che una delle persone ferite aveva terminato gli esami del sangue alle 17,12. Calcolato il tempo necessario all’ambulanza per raggiungere la spiaggia e tornare, le lancette sono state spostate indetro e la strage - secondo fonti palestinesi - dovrebbe essere avvenuta verso le 16,30.

Israele basa le sue affermazione su tempi della strage sull'ora di registrazione di riprese della spiaggia, che prima delle 16, 57 la mostrano senza traccia di esplosione.
I dubbi di Human Rights Watch si basano su dichiarazioni del personale sanitariop palestinese, non estraneo in passato a maniploazioni propagandistiche (per esempio su Mohammed al Dura o sulla "strage" di Jenin)


 
Israele dichiara che la famiglia Ghalia potrebbe essere stata investita da una mina deposta da miliziani di Hamas «per impedire lo sbarco di unità scelte israeliane». Ma sembra quanto meno improbabile che i palestinesi mettano mine su una spiaggia quotidianamente frequentata da civili palestinesi.

I terroristi mettono quotidianamente a rischio la vita di civili palestinesi, lanciando atatcchi da centri abitati densamente popolati. Sulle mine, inoltre, vie rano state segnalazioni da fonti palestinesi ai servizi di sicurezza israeliani

SuedDeutsche Zeitung scrive di aver notato miliziani palestinesi con la barba (forse di Hamas) presenti sul posto fra i primi soccorritori e impegnati a raccogliere detriti.

SuedDeutsche Zeitung  scrive molto di più, come si può leggere nella cronaca di Davide Frattini 

«Human rights watch» osserva che se fosse esplosa una mina, le vittime avrebbero dovuto avere ferite gravi alla gambe. E così non era.

Anche se la tesi della mina fosse rigettata, le prove continuerebbero ad escludere una responsabilità israeliana.

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