Si moltiplicano le inchieste sulla "strage della spiaggia" di Gaza
quella del quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung rafforza e supera le conclusioni dell'inchiesta israeliana, quelle di alcuni quotidiani britannici si affidano ciecamente alle dichiarazioni palestinesi, quella internazionale é inaccettabile per Israele
Testata: Corriere della Sera
Data: 19/06/2006
Pagina: 14
Autore: Davide Frattini
Titolo: Gaza, strage in spiaggia: messinscena o missile?

Una completa e accurata cronaca di Davide Frattini pubblicata dal CORRIERE delle SERA del 19 giugno 2006 informa su un'inchiesta del giornale tedesco Süddeutsche Zeitung sulla strage della spiaggia di Gaza, spiega i motivi per i quali Israele non può accettare un'inchiesta internazionale sull'episodio.
Riferisce anche delle inchieste die giornali inglesi  Indipendent,  Guardian e Times critiche, con argomenti che non appaioni decisivi, verso i risultati della commissione d'inchiesta isrealiana.
Infatti, posto che le testimonianze del personale medico siano veritiere, i calcoli sul tempo impegato dalle ambulanze corretti e  che i funzionari dell'Onu registrati no riferissero informazioni di seconda mano ed errate (condizioni tutt'altro che scontate) resterebbe  comunque da spiegare il filmato che mostra la spiaggia, prima delle 16.57, senza alcun segno di una strage o di un esplosione (mentre il fuoco dell'artiglieria israeliana era finito alle 16.48), sul quale si  basa la posticipazione della tragedia nella ricostruzione della commissione d'inchiesta.
In sostanza, mentre Israele basa le sue affermazioni su prove materiali, chi lo accusa si basa unicamente  su dichiarazioni che potrebbero essere false e, nel  contempo, non propone un'interpretazione alternativa delle evidenze indicate da Israele.
Ecco il testo: 

GERUSALEMME — I morti della spiaggia o i martiri di Al Sudania. Vittime di una mina piazzata da Hamas ed esplosa per errore o spazzati via da un colpo dell'artiglieria di Tsahal. Attorno alla strage di venerdì 9 giugno, israeliani e palestinesi hanno ingaggiato un ping-pong delle versioni. La linea di autodifesa costruita dall'esercito ha trovato un alleato nel giornale tedesco Süddeutsche Zeitung.
Che ha tentato di smontare la ricostruzione palestinese, analizzando le riprese del primo cameraman arrivato ad Al Sudania, poco dopo l'esplosione.
Zakaria Abu Irbad, 36 anni, lavora per l'agenzia Ramattan e le sue immagini sono state rivendute alle televisioni di tutto il mondo: la piccola Huda Ghaliya che corre urlando «papà, papà, papà» e si getta sul cadavere del padre, ucciso assieme ad altri sei famigliari. Il filmato sarebbe in contraddizione con alcuni punti delle testimonianze e la Süddeutsche arriva a ipotizzare una messa in scena per accusare gli israeliani. Irbad ha detto al giornale di essere corso alla spiaggia avvertito da una squadra di infermieri: ma nella sequenza — spiega l'articolo — i soccorritori si vedono solo molto dopo.
Un altro dubbio sollevato dall'inchiesta: se il reporter è stato tra i primi ad arrivare, com'è possibile che i corpi siano già coperti, chi è intervenuto prima di tutti quanti? Nelle immagini si vedono degli infermieri vestiti di verde e degli uomini con le barbe (forse di Hamas) che si muovono tra i cadaveri e raccolgono frammenti dalla sabbia. La Süddeutsche si chiede perché siano più preoccupati di mettere insieme (o nascondere) le prove che di aiutare i sopravvissuti.
Secondo Irbad, Huda si sarebbe salvata perché era in acqua, quando l'esplosione ha decimato la sua famiglia: nelle immagini — fa notare il quotidiano pubblicato a Monaco — la ragazzina di 10 anni ha i vestiti e i capelli asciutti. Il giornale spiega che Irbad non ha risposto alla maggior parte delle domande e quando gli è stato chiesto perché non ha tentato di calmare Huda, invece di continuare a riprenderla, ha replicato: «E' stata lei a chiedermi di filmarla. Voleva che il mondo la vedesse vicino al cadavere di suo padre per denunciare i crimini che Israele sta commettendo».
Un giorno prima della Süddeutsche,
tre giornali britannici avevano invece voluto smontare le conclusioni dell'inchiesta voluta dal ministro della Difesa Amir Peretz. Il generale Meir Kifli — che ha guidato l'indagine — sostiene che «è impossibile che i palestinesi siano stati vittime di un colpo di artiglieria». L'esercito ha cercato di dimostrare che al momento dell'esplosione il bombardamento a nord della Striscia di Gaza era finito da nove minuti. Il Guardian el' Independent hanno concentrato le loro ricostruzioni su questo punto, raccogliendo testimonianze tra i medici e calcolando il tempo impiegato dalle ambulanze per arrivare all'ospedale. Il Times pubblica una trasmissione radio tra funzionari delle Nazioni Unite che di nuovo smentirebbe gli orari indicati dagli israeliani: quando l'esplosione ha ucciso otto persone, l'attacco sarebbe stato ancora in corso.
Il premier Ehud Olmert ha escluso che il governo possa accettare un'indagine internazionale che provi a chiarire che cosa sia successo veramente ad Al Sudania. I giornali israeliani, nei loro editoriali, commentano che a questo punto chi sia stato non fa differenza, va comunque messa in discussione la strategia dello Stato maggiore di rispondere con i bombardamenti ai lanci di razzi: la strage è il risultato inevitabile — scrivono — del ping-pong esplosivo tra Qassam e obici da 155mm.

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