Su Guantanamo Alan Dershowitz la pensa come IC
ma anche su Italia,Europa,Iraq,America
Testata: Corriere della Sera
Data: 17/06/2006
Pagina: 7
Autore: Alessandra Farkas
Titolo: Dershowitz: "Guantanamo deve restare"

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 17 maggio 2006, a pag.7, una interessante intervista di Alessandra Farkas ad Alan Dershowitz, avvocato, politologo,di parte liberal sul caso Guantanamo. Curiosa la storia di Dershowitz con LA STAMPA. Annunciato qualche anno fa come nuovo e prestigioso collaboratore, al quotidiano torinese si aspettavano l'arrivo del solito analista "de sinistra", anche se americana. Dershowitz non deve aver soddisfatto le aspettative, perchè, dopo alcuni articoli, la sua collaborazione è misteriosamente cessata. Forse disturbavano il conformismo del quotidiano di casa Fiat le posizioni nettamente in difesa della democrazia israeliana, la capacità di esprimere le ragioni dell' America post 11 settembre, la sua netta posizione contro il terrorismo. In sostanza tutto l'opposto della  politica del "dialogo" e del buonismo che contrassegna la STAMPA. Dershowitz, con le sue idee, non era in linea. Come dimostra la sua posizione su Guantanamo, che condividiamo pienamente.

Ecco l'intervista:

NEW YORK — «Guantanamo è un male necessario», spiega al Corriere
l'avvocato e docente di Harvard Alan Dershowitz, «L'America non può chiuderla e affidare i detenuti ai morbidi e porosi tribunali europei, come suggerisce qualcuno. Perché la pagella europea in materia di terrorismo è vergognosa. E quella italiana è tra le peggiori».
Nel giorno del summit tra il ministro degli Esteri Massimo D'Alema e il Segretario di Stato Condi Rice, una delle voci più illustri del liberalismo americano getta acqua sul fuoco degli sforzi europei ed italiani per convincere l'alleato Usa a chiudere il carcere cubano della vergogna.
«Lo scandaloso comportamento di Roma nell'affare Achille Lauro ha lasciato una macchia indelebile che nessuno a Washington dimentica», incalza Dershowitz. «Il governo e il popolo americano non si fidano che Italia, Francia e persino Inghilterra possano difendere i loro interessi dal terrorismo. Prima di essere attaccata direttamente, l'Europa era il santuario dei jihadisti».
Guantanamo per sempre, dunque?
«Tra qualche anno forse sarà chiusa, ma deve essere un processo molto graduale. Alcuni suoi detenuti sono ovviamente innocenti: gente nel posto sbagliato al momento sbagliato. Altri però sono pericolosi terroristi che, se liberati, torneranno a minacciare ripetutamente l'America e il mondo».
Come sarà giudicato da Washington il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq?
«Come una decisione simbolica: anche se i soldati italiani sono stati coraggiosi e hanno rischiato la vita, il loro numero era molto modesto. L'impatto, certamente negativo per i rapporti bilaterali, di questo ritiro, sarà anch'esso simbolico. Ma la guerra sta andando così male che la maggior parte degli americani non se la sente di criticare Paesi inizialmente al nostro fianco che hanno avuto un ripensamento. Anche l'America vuole i soldati a casa».
Qual è il feeling dell'amministrazione Bush nei confronti del nuovo governo italiano?
«Washington non ama che vi siano dei comunisti o ex comunisti, considerati automaticamente cedevoli verso il terrorismo. Amministrazioni Usa, gente della strada, democratici e repubblicani vedono il comunismo solo e sempre come una parola sporca. Prevedo rapporti più freddi rispetto al precedente governo Berlusconi, a sua volta composto da ex fascisti».
Come lo spiega?
«L'America si è sempre sentita completamente a proprio agio nell'intrallazzare con fascisti vecchi e nuovi, che ha legittimato e aiutato in ogni modo, mentre ostentava tolleranza zero verso i comunisti. Un doppio peso e una doppia misura che caratterizzano tutta la sua storia».
A cosa si riferisce?
«Dopo la sconfitta del Terzo Reich, Washington ha ricostruito la Germania lasciando i nazi-fascisti al timone dell'industria e dei tribunali, importandone molti anche in Usa, per metterli ai vertici di Cia e Nasa. Ma chiunque avesse anche solo un barlume di comunismo nel proprio passato era scartato per sempre da qualsiasi lavoro governativo».
Pensa che sull'affare Calipari D'Alema possa avere un margine di manovra?
«No. Washington difende sempre i suoi uomini e non c'è alcuna chance che gli Usa assoggettino un soldato Usa ad un'indagine e giurisprudenza straniere. Bill Clinton farebbe lo stesso. È nei nostri cromosomi storico-politici. È la linea rossa che nessuna amministrazione Usa di destra o di sinistra attraverserà mai».

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