L'Iran imita il nazismo
due articoli sui contrassegni imposti ai non islamici
Testata:
Data: 20/05/2006
Pagina: 1
Autore: Gabriele Levy - Marcello Foa
Titolo: L'Iran copia Hitler: ebrei marchiati - «L’Iran vuol marchiare i non islamici»

Da LIBERO di sabato 20 maggio 2006, un articolo di Gabriel Levy sulla notizia di una  legge iraniana che impone un drappo di stoffa colorata ai non islamici.
Ecco il testo:


Dal 6 settembre 1941 i nazisti imposero a tutti gli ebrei delle zone occupate di portare una stella di David gialla con la scritta « Jude » ; in Polonia invece gli ebrei portavano una fascia bianca con la stella blu ( olycom) I l parlamento iraniano ha passato negli scorsi giorni una nuove legge, chiamata " Legge nazionale dell'abbigliamento islamico", che definisce in che modo si devono vestire gli islamici residenti nel Paese. La legge stabilisce anche che i membri delle minoranze religiose dovranno anch'essi vestire qualcosa che li renda riconoscibili: gli ebrei dovranno indossare una striscia di tessuto giallo sul petto, i cristiani una striscia rossa, ed infine i credenti nella religione zoroastriana dovranno indossare una striscia blu. La legge dovrà essere ratificata dal leader religioso Khamenei nei prossimi giorni, ma nessuno dubita che vi apporrà la propria firma. La notizia è stata pubblicata dal giornale canadese National Post, in seguito alla denuncia di Ali Baharozian, esule iraniano residente a Toronto. Marvin Hier, direttore del Centro Simon Wiesenthal di Los Angeles, ha dichiarato che « L'Iran si sta avvicinando rapidamente all'ideologia nazista. È necessario che l'ONU dichiari la legge contraria alla carta dei diritti dell'uomo » . Le minoranze religiose in Iran si trovano oggi ad affrontare una vita di segregazione e discriminazione razziale, in maniera simile a quanto capitato agli ebrei negli anni antecedenti la Shoà. Non so se mi spiego. In un mondo in cui si parla di libertà e di diritti, di ambiente e di giustizia, c'è un tizio, che, tra l'altro è presidente di uno stato comel'Iran, che sta dichiarando che: Lo Stato ebraico è da cancellare dalle mappe geografiche. La bomba atomica l'avremo presto. Gli infedeli devono portare un segno distintivo. Il tizio, tal Ahmadinejad, sostiene che la vera pace verrà all'umanità solo quando saremo tutti islamizzati. Io questo film l'ho già visto da qualche parte. Non mi ricordo quando, forse a scuola o forse al cinema. Nel film c'erano alcune cose diverse: il segno distintivo era una stella di Davide gialla, oppureuntriangolo rosa, oppure, ancora, un triangolo viola. Ogni segno ti discriminava come appartenente a una minoranza. La maggioranza allora aveva le camicie brune o nere, e passava le giornate a camminare facendo il passo dell'oca nelle caserme o nelle strade. Come tanti robottini telecomandati. Intanto guardo in TV le piazze di Teheran e di Beirut, strapiene di manifestanti islamici che chiedono sangue. Di nuovo, il nostro sangue. Il sangue di tutti. Perché di questo si tratta. Era tutto in quel brutto film, girato dal vero tra il 1939 e il 1945. Sotto la regia di un disgraziato coi baffetti. A quei tempi era la sinistra che protestava contro il fascismo. Oggi, chi protesta contro i governi dittatoriali e fascisti del mondo islamico? In Ebraico si dice che la Storia è una ruota che gira e rigira, ed ogni tanto si ripete. Chi non ha memoria del passato sarà costretto e riviverlo. Ecco, io personalmente non avrei nessuna intenzione di rivivere il passato, non quello almeno. E se c'è una cosa che il neo ministro degli esteri deve capire è che il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo è strategico, ed è in momenti come questi che il Paese deve presentarsi nel mondo come difensore dei diritti umani.

Di seguito, l'articolo di Marcello Foa dalla prima pagina del GIORNALE:

Gialla era la Stella di Davide imposta agli ebrei dai nazisti, gialla la fascia che gli ebrei dovranno cucire sugli abiti in Iran secondo una nuova legge che sarebbe stata votata dal Parlamento di Teheran. E come loro i cristiani che dovranno portare una banda rossa e i seguaci di Zoroastro, blu. Se fino a oggi il paragone tra Hitler e Ahmadinejad poteva sembrare ad alcuni esagerato, e la negazione dell'Olocausto semplice propaganda, da oggi non sembrano esserci più equivoci: l'Iran assomiglia sempre di più alla Germania del Führer. Il nuovo codice a colori sarebbe stato ideato per permettere ai musulmani di riconoscere facilmente i membri delle altre religioni ed evitare che possano stringere loro la mano per sbaglio. Chi lo fa diventa sporco. I puri da una parte, gli impuri dall'altra. Aberrazione. Razzismo puro. Un solo dubbio: sarà vero? La notizia non è stata annunciata a Teheran, ma rimbalza dal Canada, dalle colonne del giornale canadese National Post, che l'ha appresa da alcuni rifugiati iraniani. Ieri era venerdì, il giorno di riposo dei musulmani. Impossibile trovare conferme ufficiali. Se non una: anche se, come sostengono le fonti di Toronto, il provvedimento fosse già stato votato dal Parlamento, entrerebbe in vigore solo dopo l'approvazione dell'ayatollah Khamenei, la Guida Suprema del Paese, che in passato più volte ha respinto progetti approvati a larga maggioranza. Quel Khamenei che, a quanto pare, non sarebbe più in totale sintonia con il presidente. a speranza è che sia tutto falso, che si tratti di un abbaglio o, forse, solo dell'ennesima provocazione di un leader che ha dimostrato, come pochi altri, di sapere usare a proprio vantaggio i media mondiali. Di certo esiste solo un precedente in tempi recenti. Risale al maggio del 2001, quando i talebani imposero segni di riconoscimento alle altre comunità religiose. Ordinarono agli indù di portare indumenti gialli o arancioni e di issare bandiere gialle sulle loro case. Sempre il giallo, un colore satanico per gli estremisti islamici, simbolo di perversione, come tutti i colori troppo vivaci. Non c'è gioia nel cuore di Ahmadinejad, solo odio, fanatismo. E un obiettivo: preparare il popolo al ritorno dell'Islam nascosto, che secondo la tradizione sciita si materializzerà sulla Terra per riportare la giustizia. E allora guerra a ogni «influenza degli infedeli» ovvero dell'Occidente. Le cravatte? Saranno vietate, perché sono il «simbolo della croce». I jeans? Inaccettabili. E guai a chi indosserà abiti confezionati con tessuto pregiato. Corrompono l'anima. Maschi e femmine, non c'è differenza. Ahmadinejad si appresta a imporre un nuovo codice vestimentario che sostituirà quello che dal 1982 impone lo chador e un abito lungo alle donne. Gli iraniani dovranno essere tutti uguali, senza distinzioni di classe. Non è chiaro se il divieto di indossare cravatte varrà anche per i non musulmani. Sono pochissime le comunità non islamiche rimaste in questo Paese dopo la rivoluzione khomenista: i cristiani sono stimati tra i 150mila e i 300mila; gli ebrei circa 25mila; i seguaci di Zoroastro, l'antica religione persiana risalente al VI secolo avanti Cristo, ancora meno, 20mila. Minoranze trascurabili in un Paese di 65 milioni di abitanti e composto al 99% da musulmani. Minoranze che non hanno mai dato problemi, perlomeno fino alla vittoria dei gruppi sciiti più estremisti alle elezioni dell'anno scorso. Amate mai, tollerate sì. Poi, con Ahmadinejad, l'inquietudine, la paura, ora lo spettro delle strisce gialle, rosse o blu, appuntate al petto. Logico che, anche se non ancora confermata, la notizia del National Post susciti la reazione veemente della comunità ebraica. «Tutto questo ricorda l'Olocausto», ha ricordato il rabbino canadese Marvin Hier. Il centro Wiesenthal ha scritto al segretario generale dell'Onu Kofi Annan per protestate contro la misura. Sui siti web si moltiplicano le reazioni, quasi tutte di sdegno, perlomeno in Occidente. Un solo giornalista di origine iraniana, Meir Javedanafar, ha invitato alla cautela. Secondo lui le informazioni sono «assolutamente false: il governo iraniano non è così stupido». Ma il premier di Ottawa Stephen Harper non è della stessa opinione: «L'esperienza dimostra che il presidente iraniano è capace di prendere provvedimenti del genere. Ed è aberrante che si possa anche solo contemplare una misura del genere». Harper non ha dubbi: Ahmadinejad si comporta come il regime nazista. E la comunità internazionale non può accettarlo.

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