Dossier D'Alema
Dottor Jekyll o Mister Hyde ?
Testata:
Data: 19/05/2006
Pagina: 5
Autore: Maurizio Caprara -Davide Frattini - Vincenzo Nigro
Titolo: D'Alema: «Da anni amici di Israele a Gerusalemme polemiche infondate» - «Atterrò a Tel Aviv e corresse l'hostess: questa è la Palestina» - D'Alema- Israele il debutto é già caso

Quale D’Alema farà il ministro degli esteri ?  I pareri sono in genere negativi, se escludiamo l’articolo possibilista, anzi decisamente positivo, di Christian Rocca sul Foglio di ieri. I giornali israeliani raccontano con preoccupazione  D’Alema quale è stato fino ad oggi, l’ambasciata d’Israele a Roma si muove, comprensibilmente, con cautela. Quel che riteniamo importante è che D’Alema si presenta al giudizio degli italiani senza travestimenti. Tutti conoscono quello che pensa, la sua ostilità verso lo Stato ebraico è nota. Stiamo a vedere se il D’Alema ministro degli Esteri cambierà pelle, come succede per i serpenti. Un animale che abbiamo evocato non a caso. Se capiterà saremo i primi a porgere le congratulazioni. Seguiremo come si muoverà e cosa dirà con estrema attenzione.
Ecco il testo della cronaca di Maurizio Caprara pubblicata dal CORRIERE della SERA:

ROMA — Per dimostrare di non essere maldisposto verso Israele, Massimo D'Alema ha opposto alle critiche di Yedioth Ahronoth
un precedente: «Io ricordo che quando diventai segretario del mio partito, ormai parecchi anni fa, la prima missione internazionale che svolsi fu di andare a trovare l'allora primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, suscitando una violenta polemica nella sinistra perché andavo a discutere con un uomo così di destra. Io dissi: il primo ministro di Israele è il nostro interlocutore, di destra o di sinistra che sia».
I riferimenti temporali in verità sono un po' diversi. D'Alema diventò segretario del Partito democratico della sinistra nel 1994 e da Bibi l'oltranzista del Likud, che allora non era premier, andò nel 1996, quando in effetti Netanyahu guidava il governo. Ma sono dettagli irrilevanti. È vero che D'Alema fu criticato da settori della sinistra tra i quali il manifesto, che a difendere la sua scelta invece ci fu, dal Polo, un avversario come Antonio Martino. I giornali scrissero che il segretario del Pds dava credito alla destra israeliana.
Chissà se basterà, a Gerusalemme. Finora la questione dei rapporti con il governo di Kadima e alleati è di certo una delle questioni complesse, anche se non drammatiche, che il nuovo ministro degli Esteri italiano si trova ad affrontare.
Sul quotidiano Yedioth Ahronoth, una fonte politica ha sostenuto che con D'Alema alla Farnesina sarebbe «finita la luna di miele tra Israele e Italia». L'ambasciata israeliana a Roma ha preso le distanze da questa tesi. Ma è sicuro che i passi del governo italiano vengono scrutati con attenzione.
Il timore principale della diplomazia del Paese guidato da Ehud Olmert è che da qualche Stato dell'Unione europea si aprano varchi nel cordone diplomatico-sanitario steso intorno ad Hamas, formazione che ha vinto le elezioni nei Territori ed è catalogata tra le organizzazioni terroristiche dall'Ue. Per questo di tanto in tanto partono messe in guardia, ufficiali e non. Inevitabile che rimbalzino poi sulla stampa.
Il 22 marzo scorso, a casa dell'ambasciatore israeliano a Roma Ehud Gol, è su Hamas che l'allora ministro degli Esteri uscente Tzipi Livni sondò Prodi, D'Alema e Piero Fassino. Non saltò di gioia, Gol, per le risposte. Gli parve di percepire una speranza eccessiva nelle possibilità di conversione di Hamas su vie lontane dal terrorismo.
Nel ricordare il suo dialogo con Netanyahu, ieri, il successore di Gianfranco Fini alla Farnesina ha aggiunto: «Se ho fatto questo come segretario di partito, si può immaginare come ministro degli Esteri». È qui il punto che conta, più di sue osservazioni freddine e abituali, del tipo: «Io sono per la libertà di stampa, ognuno può scrivere ciò che vuole». D'Alema ha sottolineato che «il centrosinistra italiano coltiva da anni politiche di amicizia verso Israele: ci sono state polemiche, uno può avere delle opinioni sulla politica del governo israeliano, ma non credo proprio che queste polemiche abbiano un minimo fondamento».
La prima decisione sulla quale la diplomazia israeliana punterà gli occhi sarà l'assegnazione della delega sul Medio Oriente tra i sottosegretari. La vorrebbe Bobo Craxi, visto con familiarità dai palestinesi. Ieri D'Alema ha nominato capo di gabinetto Ferdinando Nelli Feroci, finora direttore generale della Farnesina per l'integrazione europea. Prende il posto di Giampiero Massolo, adesso direttore generale per il Personale. Due nomi stimati, avvicendamento indolore.

E la cronaca da Israele di Davide Frattini

GERUSALEMME — «La luna di miele è finita». «Il legame non potrà più essere così profondo come in passato». Le angosce diplomatiche sarebbero quelle del governo israeliano, raccolte dal quotidiano Yedioth Ahronoth. Che attribuisce la causa delle inquietudini alla nomina di Massimo D'Alema alla guida della Farnesina. «L'ex primo ministro — commenta nell'articolo Itamar Eichner, dopo aver riportato le preoccupazioni di una fonte anonima — è noto per il suo atteggiamento filo-palestinese, la sua opposizione alla barriera attorno alla Cisgiordania, agli insediamenti e alle operazioni dell'esercito». Eichner presenta ai lettori del quotidiano più venduto nel Paese una serie di episodi per spiegare le ansie israeliane. «Una donna che accompagnava D'Alema durante una visita a Gerusalemme nel 1999 racconta di averlo salutato all'arrivo "benvenuto in Israele", per sentirsi rispondere "benvenuto in Palestina"». O ancora: «Ha definito Israele uno Stato terrorista e considera gli attacchi di Hamas come parte della resistenza palestinese all'occupazione».
«E' evidente che qualcosa è cambiato — spiegano dal ministero degli Esteri israeliano —. Il sostegno di Berlusconi o Fini era il più forte tra gli europei. Ma l'orologio non può tornare indietro agli Ottanta- Novanta». A Gerusalemme i diplomatici sono convinti che Romano Prodi farà pesare «la sua amicizia verso Israele». «D'Alema non decide da solo, la sua linea è sottomessa a quella del governo, speriamo che le sue posizioni tradizionali non riescano a danneggiare le relazioni tra i due Paesi».
Da Roma, l'ambasciata israeliana interviene per precisare che «l'articolo di Yedioth riflette l'opinione del giornale non quella del governo». E il premier Ehud Olmert ha scritto a Prodi per invitarlo, ricordando la collaborazione del passato, quando il neo primo ministro italiano era presidente della Commissione europea.
«In realtà anche su Prodi — dice Eichner al Corriere
— il giudizio è sospeso. Nessuno a Gerusalemme vede rosa nel futuro delle relazioni diplomatiche». Shlomo Avineri, direttore dell'istituto di Studi europei all'università ebraica di Gerusalemme, confida nella «comprensione e simpatia (critiche) verso Israele» del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Le nostre relazioni con l'Europa — spiega Mark Regev, portavoce del ministero degli Esteri — sono molto migliorate negli ultimi due anni. Nessun Paese può sottrarsi alle tre richieste che Kofi Annan ha fissato per Hamas: riconoscere Israele, accettare gli accordi passati, rinunciare alla violenza». Meron Rapoport, del quotidiano liberal Haaretz, commenta con una battuta: «Non vedo D'Alema andare all'ambasciata a Roma per la festa dell'Indipendenza e dire "siamo tutti israeliani". Come ha fatto Berlusconi».

Segnaliamo anche un passaggio della cronaca di Vincenzo Nigro pubblicata da REPUBBLICA che ci ha lasciati come minimo perplessi:

Una volta , racontano i due giornalisti del quotidiano più diffuso del paese (il paese é Israele , il quotidiano Yedioth Ahronoth, ndr ) "D'Alema venne accolto da uno dei suoi accompagnatori con il tradizionale "Benvenuto in Israele". subito lui corresse "no, benvenuto in Palestina". In questo gli italiani sanno riconoscere tutto D'Alema, ma naturalmente gli israeliani non sono tenuti a sapere.

A noi pare che se davvero in quella "battuta" antisionista di pessimo gusto si può riconoscere "tutto D'Alema" gli israeliani ( e noi con loro) sanno sul ministro degli Esteri italiani tutto quello che c'é da sapere.
Possiamo solo augurarci che le cose non stiano così.

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