Antisemitismo, una parola da sdoganare 5/2/2006
Autore: Angelo Pezzana

C’è una parola che la cultura occidentale,  con timore e sospetto, evita di pronunciare. Come se contenesse nel suo significato un peso insostenibile. Perché nell’analizzare, ad esempio, le vicende mediorientali, è raro imbattersi in qualche testo che ne esamini chiaramente la portata storica  e la sua presenza attuale ? Ci riferiamo all’antisemitismo, è questa la parola che, attraverso mille giustificazioni, quasi mai viene utilizzata per capire il pensiero e le azioni del mondo islamico. E’ mai possibile che sia stata la sola corruzione di  Fatah, il gruppo di potere costruito da Arafat, a spingere nella braccia di un movimento che è non solo terrorista, ma anche fanatico, che imporra’ quanto prima la Sharia, le durissime regole religiose islamiche, a un popolo in gran parte su posizioni laiche ?  Come è possibile che i palestinesi abbiano scelto la carta Hamas, quando in Israele c’è una solida maggioranza intenzionata a mantenere la politica di Sharon che prevede senza ombra di dubbio uno Stato palestinese accanto a uno ebraico ?  Cominciamo dunque dall’odio contro gli ebrei, che e’ sempre stato non solo sottovalutato dal mondo occidentale, ma soprattutto quasi sempre non considerato. Come se di fatto non esistesse. Sta succedendo in questi giorni con Hamas. Buona parte dei commenti non tengono conto delle dichiarazioni dei suoi leader che invece parlano chiaro, e dicono con forza che Israele non  ha diritti sulla sua terra, una terra musulmana che non contempla alcun altro stato che non sia islamico. Non è antisemitismo ? Dobbiamo purtroppo riconoscere che non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Quando Hitler salì al potere, le democrazie occidentali si preoccuparono  di venire a patti con il nazismo, cercandone con masochistica volontà gli aspetti positivi, a chi importava che volesse sterminare gli ebrei ?. La storia si ripete. Il mondo islamico sta letteralmente esplodendo di odio antiebraico e i nostri attenti analisti di cose mediorientali sembrano interessati unicamente a presentarci Hamas come una parte politica che non aveva altra scelta per “resistere” al potente nemico israeliano. Rispuntano fuori le potenti lobbies che dominano il mondo economico, si vedano le dichiarazioni di Amato, D’Alema arriva addirittura ad affermare che non è bene paragonare Hamas ai nazisti, chiede che si cerchino invece  le radici dell’odio. Su Repubblica, una delle penne più ostili a Israele, Tahar ben Jelloun, ha pubblicato un articolo assumendo le vesti di un giovane palestinese , “dentro la testa di Alì,ragazzo verde”, è il delicato titolo. Una interpretazione, ad uso e consumo di Hamas, della storia e la condivisione mista all’esaltazione del più acceso fanatismo islamico. Inutile dire che il nemico che il buon Alì-ben Jelloun vuole distruggere è lo Stato ebraico.

La sollevazione islamista contro le innocue vignette danesi dovrebbe aprire gli occhi ad un Occidente che invece, ancora una volta, appare impaurito e pronto a chiedere scusa. Come se non fosse ormai chiaro il disegno di chi vuole distruggere quel po’ di modernità che siamo riusciti a conquistare. La chiave per capire è la piena comprensione dell’antisemitismo. Non a caso la responsabilità ultima del ridicolo pseudo complotto satirico viene individuata nel “sionismo internazionale”.

Si chiamino dunque le cose con il loro nome, è l’antisemitismo l’arma che il fondamentalismo islamico brandisce contro l’Occidente. Adesso bruciano la bandiera danese, ma la benzina per dare fuoco a quella israeliana e americana è sempre a portata di mano.