La "tradizione culturale" del terrorismo e dell'odio per Israele
da preservare, secondo Massimo Fini
Testata: Il Gazzettino
Data: 01/02/2006
Pagina: 0
Autore: Massimo Fini
Titolo: La vittoria di Hamas

Massimo Fini sul Gazzettino di martedì 31 gennaio 2006. sostiene che la soluzionedei problemi posti dalla vittoria elettorale di Hamas sia lasciare che ogni popolo o nazione viva secondo le proprie inclinazioni .Se tra queste vi è l’esplicita proposta di eliminare fisicamente e di cancellare dalla carta geografica gli Ebrei e lo Stato di Israele ci sembra che l'idea si riveli, tanto per incominciare, contraddittoria.Che ne è infatti, nella visione di Fini, dell diritto degli ebrei e degli israeliani a vivere come tali?Spacciare la distruzione di Israele ed il terrorismo per “ tradizioni, vissuti, cultura, istituzioni” da difendere è del tutto inaccettabile. Ecco l'articolo:

 La vittoria di Hamas nelle recenti elezioni palestinesi ha smorzato di molto gli entusiasmi degli entusiasti dell'esportazione della democrazia. Perché si è scoperto che elezioni libere possono essere vinte anche dagli "altri", cioè da coloro che non ci piacciono o, per meglio dire, che non piacciono all'Occidente. Per la verità la cosa era già successa nel 1990-91 quando le prime elezioni libere algerine dopo trent'anni di una dittatura militare sanguinaria vennero vinte dal Fis (Fronte islamico di Salvezza) con quasi l'80\% dei voti. n Europa e negli Stati Uniti si gridò allo scandalo e al pericolo: come si permettevano quelli di vincere? Avrebbero sicuramente instaurato una dittatura. E quindi gli occidentali si adoperarono attivamente per aiutare i dittatori di ieri, i generali algerini, a togliere di mezzo i presunti dittatori di domani. In nome della democrazia si ribadì l'appoggio ad una dittatura che c'era già su una che non c'era se non nel processo alle intenzioni. In quell'occasione demmo ai Paesi arabi una bella lezione su che cosa intendiamo per democrazia e per elezioni libere: esse sono valide solo quando le vinciamo noi o i nostri amici. Altrimenti le elezioni vanno annullate come avvenne in Algeria dove, per sopramercato, tutti i maggiori dirigenti del Fis furono sbattuti in galera. Da qui ebbe origine l'inevitabile guerra civile - di cui l'Occidente è in larga misura responsabile (vero mr. Forbice?) - che dura ancora oggi. Una cosa analoga, anche se con esiti meno cruenti, avvenne qualche anno fa in Turchia quando, in seguito a libere elezioni, andò al governo una componente islamica ritenuta integralista. I generali turchi furono sollecitati dall'Occidente a por fine a quell'indecenza (del resto non è che avessero bisogno di incoraggiamenti) e fu organizzato un "golpe", oh solo un piccolo, insignificante "golpe", per cui il governo legittimo venne estromesso e al suo posto fu messo quello che c'è adesso, "amico fedele" degli americani. Con Hamas, a meno di non voler spianare la Palestina intera, questi giochetti di prestigio non si possono fare. E allora nasce il problema. Paul Berman, uno dei più scatenati neocon e ascoltati consiglieri di George W. Bush, si è affrettato ad affermare che le elezioni non bastano a rendere un Paese democratico, che di per sè non vogliono dire nulla: "La democrazia esiste dove la maggioranza della gente è democratica, ma perché lo sia occorrono cultura, istituzioni, tradizioni e prassi democratiche". Il che equivale a dire che un Paese deve assumere in pieno gli schemi mentali, la cultura, le tradizioni, le prassi occidentali dopo di che, solo, potrà esprimere leadership autenticamente democratiche. Cioè filoccidentali. Un discorso che potrebbe fare anche un fascista, purché dotato di un minimo di intelligenza: imporre il fascismo non basta, bisogna educare la gente al fascismo, indottrinarla, dopo di che, solo, sarà autenticamente fascista. Comunque sia il problema di fondo sta in questa domanda: deve il mondo intero occidentalizzarsi, assumere gli schemi mentali, la cultura, le tradizioni, le istituzioni, la prassi dell'Occidente? Io credo che l'Occidente democratico dovrebbe abbandonare al più presto quest'idea totalitaria che ha di se stesso. Per il proprio stesso interesse. Perché è del tutto evidente che è proprio questa pretesa totalitaria di esportare ovunque il proprio modo di pensare, i propri schemi mentali, la propria cultura, le proprie istituzioni, che fomenta ed eccita il radicalismo e gli integralismi. La vittoria elettorale di Ahmadinejad in Iran e quella di Hamas in Palestina sono il frutto diretto, oltre che di situazioni locali (la corruzione di Al Fatah e quella del precedente governo di Teheran), della guerra angloamericana-italiana all'Iraq e della motivazione che, mancandone altre, alla fine ne è stata data: portare la democrazia, cioè i nostri valori, in Medio Oriente. Per quanto a noi possa sembrar strano c'è gente che non vuole omologarsi all'Occidente, al "migliore dei mondi possibili", ai nostri valori e mal sopporta non solo le bombe che gli scarichiamo addosso, per il loro bene s'intende, e le occupazioni militari, ma anche, e forse soprattutto, la nostra pretesa di cambiargli l'anima. Io penso che sarebbe molto più saggio accettare che ogni Paese possa filarsi da sè la propria storia, secondo le proprie tradizioni, vissuti, cultura, istituzioni, invece di pretendere di omologare a tutti i costi quelle popolazioni a noi. E, oltre che più saggio, sarebbe anche più democratico e liberale. Perché un liberale che pretende che tutti lo siano non è un liberale: è un fascista.

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