Alcuni libri per ricordare la Shoah
Autore: Giorgia Greco

Nell’inserto culturale “Domenica” del quotidiano Il Sole 24 Ore del 22 gennaio a pagina 41 Giulio Busi pubblica, in occasione della Giornata della memoria, un articolo molto interessante intitolato: “Quegli italiani che tradirono gli ebrei. In esso sono riportati i titoli di alcuni saggi che ricostruiscono la rete di delazioni che fecero finire molti connazionali nei campi di sterminio. Ecco il testo:

 “La morte è un Mastro di Germania”. Questo verso di Paul Celan ha riassunto per decenni l’immaginario sulla Shoah, percepita come frutto oscuro della crudeltà di un unico popolo. Solo lentamente, alla colpa tedesca si sta affiancando la consapevolezza di quanto la persecuzione razziale sia stato un evento di portata europea. Benché la responsabilità della Germania resti un dato inconfutabile, al di là di ogni revisionismo, la riflessione dell’ultimo decennio fa apparire sempre più chiara la tessitura internazionale dello sterminio. La commistione di indifferenza e di partecipazione all’annientamento fisico degli ebrei, ovvero la prontezza di troppi nel mettere in pratica la terribile lezione del “maestro” tedesco, emergono sempre più chiaramente e trasformano la memoria dell’Olocausto in un percorso che tocca molte identità nazionali. Anche la cultura italiana sta passando da una lunga fase di auto-assoluzione a una rielaborazione dell’antisemitismo fascista e della collaborazione della Repubblica di Salò alla caccia agli ebrei. Sono le tessere buie del mosaico, che si accostano alle altre, luminose, della solidarietà. Un simile esame di coscienza collettivo è forse l’antidoto più efficace al pericolo di commercializzazione che minaccia la memoria dell’Olocausto. Nel nostro Paese, la cattura degli ebrei dopo il settembre 1943, e il loro avvio verso i campi di sterminio, fu reso possibile da una rete di delatori e di veri e propri persecutori, mossi da fini di lucro o da pregiudizi antisemiti.Per rintracciare questa trama negativa è spesso necessario calarsi nelle realtà locali, e ritrovare i nomi e le biografie degli informatori dei nazisti o dei solerti funzionari che mandarono alla morte migliaia di persone. Francesco Scomazzon ricostruisce così in “Maledetti figli di Giuda, vi prenderemo!” (Arterigere-Essezeta, Varese 2005 pagg. 366 Euro 15,00) la caccia febbrile agli ebrei e gli arresti compiuti nel varesotto, nel tentativo di fermare gli espatri verso il rifugio della Svizzera. Amedeo osti Guerrazzi racconta invece con “Caino a Roma. I complici romani della Shoah” (Cooper, Roma 2005, pagg 222, Euro 15,00) una buia pagina di storia della capitale, sulla base degli atti dei processi del primo dopoguerra contro i collaborazionisti e le spie che tradirono gli ebrei dell’Urbe. Un mondo capovolto, dominato dalla viltà. Nonostante questo, circa trentamila ebrei che si trovavano in Italia riuscirono a sottrarsi alla cattura, grazie alle organizzazioni di soccorso e all’aiuto frammentario dei singoli. Sandro Antonimi delinea in “L’ultima Diaspora. Soccorso ebraico durante la seconda guerra mondiale” (De Ferrari, Genova 2005, pagg 246, Euro 24,00) la storia della Delasem, la “Delegazione assistenza emigranti” struttura ebraica fondata a Genova nel 1939, e attiva fino al 1946, grazie anche alla protezione e al sostegno offerti dalla Chiesa. Naturalmente, la percezione di queste forse divergenti durante gli anni della tragedia deve tener conto del modo in cui la società italiana cercò di rappresentare sé stessa nell’immediato dopoguerra. Sara Fantini rilegge la stampa quotidiana del 1945 per studiare come si parlò allora di deportazioni e sterminio. Ne risulta in “Notizie dalla Shoah. La stampa italiana nel 1945 (Pendragon, Bologna 2005, pagg 350 Euro 20,00) un desiderio fin troppo precoce di rimuovere le responsabilità italiane nei crimini antisemiti. E’ un dossier che, a guerra finita, si volle chiudere con troppa leggerezza e che è stato ora riaperto, per decifrare eredità del passato e inquietudini del presente.